Asia
Filippine, la carneficina quotidiana ordinata dal Presidente Duterte
Rodrigo Duterte, il Presidente delle Filippine, continua a fare uccidere ogni giorno un numero imprecisato di indesiderabili, teoricamente al fine di sradicare il crimine in generale e il commercio di droga in particolare.
I numeri ufficiali indicano oltre 2.400 persone, quelli diffusi dalla stampa locale ed internazionale oltre 3.000. Un aggiornamento più puntuale, con i nomi delle vittime, lo si trova sul sito di uno dei maggiori quotidiani del Paese: è la Kill List compilata dall’Inquirer. È difficile conoscere il numero esatto: non sempre la gente denuncia l’accaduto. Per un motivo molto semplice: è la polizia stessa a commettere gli assassinii.
A sua volta, la polizia uccide per due motivi: il primo è che il presidente Duterte lo raccomanda, il secondo è che per i morti più importanti è prevista una ricompensa, da 50 mila pesos (circa mille euro) a 3 milioni di pesos (circa 60 mila euro). Non poco in un Paese in cui lo stipendio medio sarebbe 14 mila pesos (circa 250 euro), e in cui però fra il 30% ed il 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, ovvero con meno di 1,90 dollari al giorno.
Nell’annunciare la misura, Duterte rassicurava che i tutori dell’ordine «sanno quando è legale uccidere e quando è contro la legge togliere la vita a una persona».
Difficile crederlo, quando ad andarci di mezzo sono bambini. Difficile crederlo soprattutto per il semplice motivo che tutti i morti riportati finora sono stati definiti “suspect”. Prove, processi, tribunali: niente. Solo proiettili.
Difficile credere infine che la polizia stia cercando nel posto giusto: a morire sono abitanti delle favelas, implicati a vario titolo nella vendita o nel consumo di quantità irrisorie di droga.
Secondo il Segretario alla Giustizia di Duterte, l’avvocato Vitaliano Aguirre, il 75% della droga smerciata nel Paese passa invece per la famigerata prigione di Bilibid a Manila. Basterebbe intervenire lì per dare un colpo ferale al commercio di droga nel Paese. Eppure.
La droga, insieme al crimine, rappresenta l’ossessione di Duterte. Difficile capire perché: stando a varie classifiche internazionali (WHO, UNODC, ecc.) e ai dati stessi del Governo, il crimine e la droga sono tutt’altro che emergenze nazionali. Le Filippine figurano a livelli inferiori al Regno Unito. Sulle vere emergenze del Paese, ovvero educazione, sanità, giustizia sociale: non una parola.
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