Diritti
Figli di Adamo ed Eva, figli di Dio. Desmond Tutu operatore di pace
«Quando i potenti della terra ci rimproveravano perché facevamo quella bruttissima cosa che è mescolare la religione con la politica, eravamo soliti rispondere: “Ma voi, quale Bibbia leggete?”»
Inizia con oggi il necessario ricordo di Desmond Tutu, primo arcivescovo anglicano di colore di Città del Capo fino al 1996, morto a 90 anni il 25 dicembre 2021.
Di lui certamente si possono dire tante cose, evocare tante battaglie per la verità e la pace.
Non può essere però dimenticata la sua profonda spiritualità di credente.
Ha certo combattuto con la parola e l’azione, ma sempre sostenuto dalla fede e dalla preghiera.
Ha presieduto la Commissione per la verità e la riconciliazione del Sudafrica, istituita da Nelson Mandela, dopo la fine dell’apartheid. Ha cercato la giustizia e impedito che la nazione “arcobaleno” (definizione dello stesso Mandela) degenerasse nell’autodistruzione della vendetta, preda dell’odio frutto di un orribile storia lunga un secolo di segregazione e razzismo.
Un’impresa collettiva straordinaria, il tentativo più riuscito di realizzazione di giustizia riparativa per la quale molti si adoperano da tempo in tutto il mondo.
Un intervento politico lucido e lungimirante.
Ma in una pagina molto bella del suo libro testamento, NON C’E’ FUTURO SENZA PERDONO, Tutu, ricorda l’ispirazione della fede che lo ha mosso.
«Con l’avanzare dell’età mi sorprende piacevolmente constatare a quale punto lo studio e la pratica della fede abbia assunto un ruolo importante nelle mie percezioni. Nel lavoro specifico della Commissione mi è stato di sollievo scoprire che in realtà eravamo tutti figli di Adamo ed Eva. Quando Dio è andato da Adamo e lo ha rimproverato per aver trasgredito all’ordine di non mangiare un certo frutto, Adamo non è stato pronto ad assumersi la responsabilità della disobbedienza. Ne ha dato invece la colpa ad Eva; e quando Dio si è rivolto ad Eva…anch’essa ha tentato di scaricare la sua responsabilità su qualcun altro…Perciò non dovremmo stupirci nel constatare come la maggior parte delle persone sia restia ad assumersi la responsabilità dei delitti commessi durante l’apartheid. Quelle persone non sono che i discendenti di Adamo ed Eva, e si comportano in conformità scegliendo di negare, dando la colpa a tutto tranne che a se stessi. Non è nostra la colpa: abbiamo fatto tutto così perché fin dall’inizio era scritto nei nostri geni. E’ sempre lì che andiamo a finire, mostrandoci autentici figli dei nostri progenitori…
Molto spesso, come membri della Commissione, siamo rimasti sgomenti nel constatare a quali abissi di depravazione può spingersi l’essere umano; molti di noi ritenevano che chi può compiere azioni così vigliaccamente mostruose per forza debba essere un mostro. Ma la teologia ci dice cose molto diverse…se avessimo pensato che gli autori si ponevano al di là di ogni umana considerazione in quanto erano diavoli e mostri…sarebbe equivalso ad affermare che non avevano i requisiti morali per poter essere ritenuti responsabili dei loro atti. Ma quel che più conta avrebbe significato che rinunciavamo alla speranza di vederli cambiare per il meglio.
La teologia di diceva che, nonostante l’atrocità dei loro atti, essi rimanevano sempre figli di Dio, capaci di pentirsi e di cambiare. Se non avessimo creduto in questa premessa avremmo potuto chiudere i battenti, perché l’efficacia del sistema ideato dalla Commissione si basava proprio sul fatto che le persone potessero cambiare, potessero riconoscere i propri errori e provarne pentimento, o perlomeno rimorso, e quindi ad un certo punto essere spinti a confessare e a chiedere perdono per la loro viltà e prepotenza. In ogni caso, se venivano qualificate come mostri, non erano in grado per definizione di impegnarsi in un processo così profondamente umano come quello del perdono e della riconciliazione. Secondo questa teologia, nessuno deve essere mai dato per perso, perché il Dio in cui crediamo ha un debole per i peccatori».
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