Benessere
Estate, le tette rifatte, le beghine e la libertà
Arriva l’estate, l’abbronzatura e la forma del corpo femminile ha il suo rito celtico di rinascita. Cominciò qualche giorno fa Alba Parietti, donna non priva di difetti molti dei quali corretti da abile mano, quando dichiarò pubblicamente l’essere stata utilizzata e considerata per anni una puttana di sinistra. Di fronte a lei ognuno sceglieva a suo piacimento l’una o l’altra qualità, o ambedue, per dirne il peggio (o per sperar di portarsela seco su una terrazza affollata come trofeo di maschile vanità) perché ciò che dava fastidio è che fosse pure intelligente e libera di cercare la sua vita anche utilizzando il suo non autentico corpo. In anni in cui gli uomini si depilano, si palestrano, si disegnano sopracciglia improbabili secondo canoni di bellezza da antico Egitto o da giovane efebo greco, come ogni estate al bar della spiaggia o più diffusamente sulle bacheche di Facebook si discute del nulla, tema filosofico importante ridotto però alla variante di chirurgia estetica. E se qualche uomo deride, molte donne ancora “autentiche” scorrono le dita su tastiere semplicemente vetriolesche.
C’è un possibile giudizio morale sul rapporto che un uomo o una donna hanno con il proprio corpo o il giudizio si innesca all’atto dell’uso che i due fanno dello stesso? Io non riesco nemmeno nel secondo caso. Sono circondato da sempre da amiche che, dalle mastectomie alla riduzione del seno sono dovute intervenire sul proprio corpo spesso con non pochi problemi psicologici, o con gli stessi alla base della decisione. Ho amiche che hanno incrementato, manutenuto, sostenuto, ridotto le proprie forme per motivi che non ho mai osato chiedere perché se le ho scelte come amiche ho la presunzione abbiano cervello, anima e personalità. O amiche che ne parlano sussurrando in timorose confessioni qualche sogno che tale rimarrà. Dovrei dare io un giudizio sul rapporto che hanno col proprio corpo? Il “loro” corpo, e io appartengo a una generazione che ha visto le compagne di scuola urlare “è mia e me la gestisco io”. Il “loro” corpo, non più coperto dal l’abito nero di mia nonna, in nero anche quando incinta. Il “loro” corpo, quello in difesa del quale accusiamo Burka, Niqab, una intera religione (che forse religione non è) nonchè abiti tradizionali di esotiche provenienze di essere offensivi per una donna perché atti a nasconderne le forme al punto da annullarne l’identità? E magari sentire le stesse che parlano di islamizzazione dell’Occidente e “signor mio ma qui è pieno di negri” sparare a zero su curve ritoccate naturalmente esposte? No, rifatevi tette e labbra se ciò vi fa star bene con voi stesse, se vi rende la vita con tutte le sue difficoltà e i suoi dolori più leggera ogni mattina. Scegliete voi come vivere il vostro trascorrere del tempo, praticate con voi stesse la libera ricerca della felicità: il conformismo nella società è usato come una clava per entrare nelle vostre libertà e non c’è libertà prima come quella del disporre liberamente del proprio corpo, negandone il possesso al re, all’uomo o alla democrazia del perbenismo. E se qualche schizzo di vetriolo vigliaccamente vi offende negandovi una libertà, magari da tastiera maschile e accompagnato, come ho letto su Facebook da “nessun problema, rifatte poco o tanto baldracche si rimane” allora non sciogliete quel commento nell’acido ma affidate la risposta al ricordo di un buon vinile, quella Bocca di Rosa che tutti aspettiamo con ipocrita commozione alla stazione successiva.
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