Diritti
DDL Cirinnà, costi sostenibili per diritti innegabili
Un’agenzia di stampa di notizie politico parlamentare, ieri ha pubblicato un articolo dal titolo “Unioni civili, i tecnici bocciano l’esempio tedesco” che parla di un “no” da parte dei tecnici del Senato in seno alla relazione della Commissione Bilancio sulla relazione del Ministero Economia e Finanze (MEF) circa le stime di impatto economico conseguenti all’approvazione delle unioni civili. In realtà leggendo bene e completamente la relazione della Commissione Bilancio, si percepisce proprio l’opposto, ossia un chiaro messaggio di serenità circa la sostenibilità economica dell’impianto analizzato.
Nella propria valutazione il MEF si è basato, tra gli altri, sull’analisi tecnica fatta da INPS, e successivamente l’intera relazione MEF è stata valutata, come da iter, dai tecnici e dalla Commissione Bilancio del Senato che ha predisposto un documento relazionandolo presso la Commissione Giustizia, che vota sul ddl propedeuticamente all’Aula.
La relazione della Commissione Bilancio è lunga, ben articolata e tocca vari aspetti, ma nell’articolo dal titolo roboante la si rappresenta prendendo come riferimento solo un paio di periodi e isolandoli, senza dar conto di tutto il resto e delle positive conclusioni finali.
Premettiamo un’ovvietà tecnica: ogni stima ha per definizione un grado di incertezza – altrimenti sarebbe un calcolo puntuale – frutto delle ipotesi che il tecnico fissa all’origine, siano esse operative, economiche, sia in funzione della disponibilità dei dati e delle serie storiche disponibili. In questo scenario standard il calcolo INPS stabilisce una numerosità di coppie dello stesso sesso in unione civile affine all’esperienza tedesca degli ultimi dieci anni. Su questo aspetto la Commissione Bilancio pone un quesito: siamo sicuri che la propensione all’unione civile sarà come quella tedesca (30 mila coppie)? E se fosse come quella francese che è maggiore (86 mila coppie)?
Interrogativo più che legittimo direi, ma da qui a scrivere che è stata rigettata la relazione MEF “punto e basta” sembra un superficiale esercizio guidato da un’eccessiva capacità di sintesi, tant’è che finisce per esser mendace e mistificatore di una corretta e completa informazione. La relazione in realtà solleva altri spunti tecnici, anche dal contenuto positivo, che non vengono menzionati nell’articolo: ad esempio, uno su tutti, l’aspetto della diversa longevità attesa fra coppie etero e coppie omosessuali, che induce il lettore a pensare a una riduzione della spesa (ne ho parlato nel dettaglio qui con Ciocca, Sini e Salvatori e qui). Ma soprattutto, pesano le conclusioni finali della Commissione Bilancio: “Per i profili di copertura non si hanno rilievi da formulare in rapporto alla condizione posta dalla RT, essendo disponibili le risorse sul FISPE e sul fondo speciale indicato. Anche sulla clausola di salvaguardia, non ci sono osservazioni, essendo l’onere comunque contenuto e sostenibile attraverso l’eventuale riduzione delle spese rimodulabili del Ministero del Lavoro.”
Ridurre tutto il documento alla “non notizia” citata in apertura è un errore grave. La notizia vera è che invece, per fortuna, la commissione Bilancio lancia input tecnici di approfondimento (tra l’altro è il suo ruolo) e che non prende atto passivamente della relazione MEF, pur tuttavia concludendo che gli elementi disponibili sono in definitiva valutati serenamente. Tra l’altro nello specifico del punto citato – confronto fra numerosità tedesca e numerosità francese – il documento stesso fornisce una stima che risulta comunque sostenibile. Curioso che faccia notizia questo sano scambio tecnico e solido fra MEF, tecnici e Commissione Bilancio, quasi più di quanto non abbiano fatto i mitici “40 miliardi” detti da Alfano, e senza mai citare l’assunto base sancito anche dalle sentenze europee sul diritto previdenziale (“la Corte di giustizia dell’Ue ha chiarito da anni che l’esclusione delle coppie omosessuali dal godimento di tale diritto integra una discriminazione diretta in ragione dell’orientamento sessuale, come tale vietata dal diritto Ue” A. Schillaci) e dai target di “Europa 2020”, meglio ancora sintetizzate nelle parole di impegno politico e civico di Stefano Rodotà: “I diritti non sono mai un costo.”
Tornando al tecnico, si può concludere che nelle istanze e nelle citazioni presentate dai tecnici e dalla Commissione, si ipotizzano alcuni scenari utili alla valutazione e si fanno le previsioni alla luce delle informazioni e delle tecniche predittive a disposizione. Trarre altre deduzioni o dare un’opinione dei dati non dovrebbe rientrare nell’attività di programmazione delle politiche. In questa attività bisogna tenere conto di valutazioni tecniche che partono da informazioni disponibili e utilizzano metodi scientifici. I documenti utilizzati per questo aspetto del disegno di legge “Cirinnà” e il processo decisionale che li coinvolge dovrebbe anzi fare da esempio come best practice nell’attività del nostro legislatore.
(Con il contributo della Dott. sa Giovanna Sini, esperta in statistiche per le politiche sociali, demografiche e sanitarie).
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