Diritti
Dall’Asia all’Africa, essere cristiani è sempre più pericoloso
Quasi 300 milioni di cristiani, oggi, subiscono discriminazioni di ogni genere. O addirittura vere e proprie persecuzioni: dalle strumentalizzazioni di leggi inique come quelle sulla blasfemia in Pakistan, agli attacchi contro i fedeli che vanno a messa la domenica in Nigeria; dalla cristianofobia a scuola o sul luogo di lavoro al mancato riconoscimento della cittadinanza. Nel mondo «i cristiani sono il gruppo religioso maggiormente discriminato o perseguitato». A dirlo a Gli Stati Generali è Marta Petrosillo, portavoce di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS). Che aggiunge: «un cristiano su sette vive in paesi dove si registrano violazioni gravi o estreme della libertà religiosa».
L’ultimo, eclatante caso risale a pochi giorni fa. Il 12 giugno il governo eritreo, accusato di gravi violazioni dei diritti umani, ha disposto l’esproprio di tutti gli ospedali e centri medici della Chiesa cattolica, una quarantina di strutture in tutto. E, davanti al rifiuto di firmare i documenti per il passaggio di proprietà, ha sgomberato i centri chiudendoli. “Un danno per il popolo eritreo” si legge nel comunicato diramato dal sacerdote eritreo Mussie Zerai “che grazie a quelle strutture trovava cure mediche vicino ai villaggi e città”.
Africa, Asia centrale e meridionale, Estremo Oriente. Queste le aree geografiche dove essere cristiani significa rischiare la vita. Secondo l’associazione cristiana Porte Aperte, gli undici paesi contraddistinti da livelli estremi di persecuzione sono Corea del Nord, Afghanistan, Somalia, Libia, Pakistan, Sudan, Eritrea, Yemen, Iran, India e Siria. Fra le prime cause della persecuzione anti-cristiana, sottolinea Petrosillo, ci sono i fondamentalismi. «In particolare quello islamista, che purtroppo continua a proliferare, e oggi è presente in 22 paesi dove vivono oltre un miliardo e 300 milioni di persone».
Ci sono poi contesti «dove convivono norme statali discriminatorie e fanatismo religioso, che insieme portano a pesanti persecuzioni nei confronti dei cristiani – nota Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia –. Fra questi il caso più evidente è quello pachistano, dove esiste una vera e propria persecuzione di stato che però viene attuata da attori non statali». Specialmente attraverso la legge contro la blasfemia: si pensi al caso di Asia Bibi, che ha fatto il giro del mondo.
Condannata all’impiccagione nel 2010 dopo una lite con delle contadine musulmane, che durante l’alterco l’avevano accusata di aver offeso il Profeta Maometto, la cattolica Asia Bibi è scampata alla morte grazie a una mobilitazione internazionale in suo favore, ma solo dopo aver passato otto anni in prigione. Il suo però non è affatto un caso isolato, sottolinea Petrosillo. «Al momento nelle carceri pachistane ci sono altri 25 cristiani. 7 di questi sono condannati a morte».
Per Noury in Pakistan «la minoranza cristiana è spesso presa di mira in maniera strumentale e pretestuosa, per questioni private, e il caso di Asia Bibi ne è un esempio chiaro. C’è poi la persecuzione messa in atto dai regimi. «Come quello della Corea del Nord – continua Petrosillo – che non reprime solo i cristiani bensì tutti i gruppi religiosi».
Gli esempi di violenza contro i cristiani, in effetti, abbondano. Secondo il vescovo di Kafanchan, una città a maggioranza cristiana della Nigeria centrale, nel paese africano 11.500 cristiani sono stati uccisi, 1,3 milioni costretti a fuggire e 13mila chiese sono state distrutte o abbandonate fra il 2006 e il 2014. E la scorsa domenica di Pasqua, in Sri Lanka, una terribile serie di attacchi terroristici contro chiese e hotel ha provocato almeno 257 morti e centinaia di feriti. Ancora, «da quando il Sud Sudan si è separato, nel 2011, in Sudan vige la legge islamica, che vale per tutti, compresi i cristiani – nota Petrosillo –. Da allora la popolazione cristiana è passata da 5 milioni a poco più di uno: sono tutti scappati».
Il fatto che la legge islamica valga per tutti, infatti, implica che se nel mese di Ramadan un cristiano viene sorpreso a bere o mangiare qualcosa nelle ore del digiuno, può essere incarcerato. O che se una donna è vestita in modo non consono secondo la polizia religiosa, può essere condannata a quaranta frustate. Proprio come accadrebbe a una musulmana.
Certo, si tratta di paesi in cui le violazioni dei diritti umani sono generalizzate. «La violazione del diritto alla libertà non esiste mai da sola – spiega Noury –. Basti pensare al Vietnam, dove la libertà di espressione praticamente non esiste, vige la tortura e ci sono decine di esecuzioni l’anno. Nel paese, in effetti, la repressione di sacerdoti e fedeli è molto forte». Anche i conflitti armati fanno aumentare i rischi di persecuzione. Specie quando si tratta di conflitti interreligiosi, o quando la situazione è oggetto di manipolazioni politiche, «i cristiani hanno spesso la peggio. Penso ad esempio alla Nigeria».
Per Drew Christiansen, sacerdote e professore di etica e sviluppo umano presso la Georgetown University, laddove costituiscono una minoranza i cristiani sono mal tollerati, dai governi e dai concittadini, per diverse ragioni. «In contesti quali Cina, Nigeria e India, portano sulle spalle il peso del passato, in primis del colonialismo, e sono visti come veicoli dell’influenza corruttrice materialistica occidentale». Christiansen cita l’esempio di Boko Haram, organizzazione terroristica di matrice islamista attiva nel nord della Nigeria. «Boko Haram significa «l’istruzione occidentale è proibita”, ed è un riferimento alla corruzione dilagante fra le élite istruite».
La minoranza cristiana è anche un capro espiatorio, nota Christiansen, «specialmente per le persone meno istruite o che hanno ricevuto un’istruzione esclusivamente religiosa. Ed è un nemico facile da sbandierare per leader che vogliano lanciare, o consolidare, la propria carriera religiosa o politica».
D’altra parte, la persecuzione dei cristiani è un fenomeno che viene da lontano. Lo spiega Umberto Mazzone, professore di Storia del cristianesimo o delle Chiese presso l’Università di Bologna. «Anche esauritasi la fase persecutoria sotto l’impero romano, non è difficile imbattersi in persecuzioni dei cristiani nel corso della storia. Nella storia moderna, già nel Seicento c’è il caso della comunità cristiana che si stava formando in Giappone, fortemente perseguitata e poi praticamente sradicata». Lo studioso ricorda anche il genocidio armeno, «uno dei casi più gravi di eliminazione, anche fisica, dei cristiani», e la situazione post ’45, «con l’espansione del comunismo nei paesi dell’Europa orientale, e in Cina, dove sia i fedeli che la gerarchia sono stati spesso fortemente perseguitati».
In realtà anche nella Cina capitalista d’oggi i cristiani (a partire dai cattolici) sono oggetto di sospetti, violazioni dei diritti umani e forti pressioni. Nella Russia di Vladimir Putin, dove nazionalismo e fede ortodossa vanno a braccetto, la vita per cattolici, protestanti e soprattutto testimoni di Geova può essere molto difficile. Situazione drammatica anche nel già citato Vietnam. «Pochi mesi fa mi sono recato in Vietnam per lavoro – dice a Gli Stati Generali un veterano dell’imprenditoria trentina che preferisce non rivelare la sua identità –. Avevo in valigia un santino e un Vangelo, che leggo ogni sera. In dogana la cosa non è passata inosservata, ho dovuto rispondere a varie domande, e il tono non era dei più piacevoli…»
Per Mazzone le cause della persecuzione vanno ricercate anche nel rapporto con il potere. «La storia del cristianesimo è segnata da una distinzione costante tra leggi divine e leggi umane, che promuove un dualismo permanente. Un dualismo sopportato con molta fatica dai poteri politici con tendenze totalitarie o visioni non pienamente secolarizzate». Per il docente, in paesi come l’Arabia Saudita o l’Iran, dove la legge ha una forte connotazione religiosa, le comunità cristiane possono essere percepite come troppo autonome e divere, proprio in virtù di questo dualismo. «Del resto è ciò che accadeva anche in Europa all’epoca delle guerre di religione, quando i cattolici venivano accusati di essere fautori di una potenza straniera, ad esempio il Vaticano».
A questo proposito non è un caso, per Mazzone, se sotto il regime sovietico «la persecuzione dei cattolici fu fortissima mentre gli ortodossi, anch’essi perseguitati, riuscirono in qualche modo ad arrivare a una composizione col potere rifacendosi al modello bizantino, della Chiesa orientale, dove questa separazione tra legge umana e divina è meno evidente».
A differenza che in altre fasi storiche, però, i cristiani oggi sembrano più indifesi. Per secoli la difesa dei cristiani in partibus infidelium è stata un pilastro della politica estera delle varie potenze europee. Basti pensare al ruolo di protettrice dei cristiani di cui si fregiava la Francia in Medio Oriente. «La difesa dei cristiani da parte di potenze straniere fu al suo apice a fine Ottocento e nel primo Novecento – nota Christiansen –. E fu solo una mezza fortuna perché la difesa della minoranza cristiana fu possibile unicamente grazie all’imperialismo o e al colonialismo, il che divenne motivo di risentimento storico contro i cristiani, specialmente in Cina».
E d’altra parte, se in Africa, Medio Oriente e Asia, i cristiani sono discriminati o perseguitati, in molti paesi occidentali le chiese sono sempre più vuote. «Il cristianesimo sta senz’altro attraversando una fase di profonda debolezza – conferma Mazzone –. Da una parte c’è l’accentuarsi della dimensione religiosa nello scontro e nella violenza, dall’altra crescono a vista d’occhio le zone scristianizzate, soprattutto in Europa. Pensiamo alla Repubblica Ceca, ma anche alla Germania orientale, a parte dei paesi scandinavi. Nella Germania del nord e in alcune parti d’Inghilterra capita che le chiese vengano vendute e trasformate in attività commerciali, le comunità diventano sempre più deboli».
Colpa del consumismo, dell’individualismo e della post-secolarizzazione che avanza, certo. Ma anche di errori gravissimi, che hanno macchiato in modo indelebile l’immagine della Chiesa cattolica, l’istituzione più importante del mondo cristiano. «Credo sia riduttivo definire questa fase di scandali, morali ed economici, come semplici abusi – conclude Mazzone –. È la stessa cosa che accadde durante la riforma protestante. I fenomeni che condannava Lutero non erano semplici abusi ma le conseguenze di una vera e propria crisi strutturale».
Immagine in copertina: Pixabay
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