Diritti

Ecco le tre donne che potrebbero salvare la Bielorussia

10 Settembre 2020

Articolo di Paolo Fusi e Gelena KatkovaSvetlana Tikhanovskaya[1], Veronika Tsepkalo[2] – entrambe costrette a scappare all’estero per proteggere i loro bambini. Maria Kolesnikova, rapita in mezzo alla strada da sgherri della Polizia segreta, in pieno giorno, e scomparsa senza lasciare traccia dalla mattina del 7 settembre[3]. E la loro “sorella” anziana, il Premio Nobel, Svetlana Aleksievich, rimasta da sola, in patria, a guidare il movimento. Sono le donne che, dopo due mesi di disordini, rappresentano la grande speranza di pace, libertà e riscatto del popolo bielorusso – una speranza affidata non alle grandi potenze, ma alle leggi delle Nazioni Unite, interpretate in un modo nuovo e rivoluzionario. Una speranza che ha bisogno dell’attenzione di tutti, e dell’impegno consapevole dei governi dei paesi democratici.

Le immagini le avete viste tutti. Strade piene di folla festante, ma anche di paura della violenza della Polizia. La consapevolezza di avere gli occhi di tutto il mondo puntati su di loro. L’impressione di poter finalmente spezzare le catene di una gabbia che da 30 anni li costringe in un ghetto di miseria e di sopraffazione. La speranza che ciò possa accadere grazie all’autodeterminazione. Perché mentre, a pochi metri dal confine, le tre Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania) si incamminavano faticosamente sulla strada della crescita sociale, economica e democratica, la Bielorussia sembrava condannata a restare in eterno un Paese avvelenato dall’industria chimica e dal fall-out nucleare, sopraffatto dalla brutalità cieca e maschilista di un dittatore psicopatico[4].

Che il dittatore, Alyaksandr Lukašėnka, abbia (fin da giovane) dei seri problemi di equilibrio mentale, è una cosa documentata nel corso degli anni – non siamo più agli albori della storia della psicanalisi, come ai tempi in cui fu possibile che l’industria chimica e le acciaierie tedesche, riunite in IG Farben e nel consorzio promosso dai giganti Metalgesellschaft, Thyssen e Krupp[5], potessero finanziare un manipolo di esaltati, guidati da un ex caporale austriaco, anch’egli psicopatico, fino ad instaurare una dittatura ferocissima, a promuovere la strage degli ebrei ed a guidare il mondo in una Guerra Mondiale costata decine di milioni di morti[6].

Lukašėnka ha mostrato i primi segnali di mania persecutoria ed allucinazioni nel periodo in cui svolgeva il servizio militare[7], ed uno dei medici che lo seguiva allora, Dmitry Shchigelsky, nel suo referto ha definito così il suo stato: “psicopatia a mosaico moderatamente espressa con una predominanza di caratteristiche di disturbi di personalità paranoidi e dissociali”[8]. A ciò si aggiunge una venerazione per i mezzi meccanici dell’esercito, tant’è vero che Lukašėnka ha ripetutamente affermato che, secondo lui, non importa se uomini o donne, non dovrebbe essere consentito candidarsi in politica senza aver sperimentato sul campo la differenza tra un carro armato ed una camionetta corazzata[9].

Questo nella nazione che, tra il 1939, ha pagato il più alto prezzo in vite umane: un cittadino su quattro[10] – un trauma che è ancora presente nella popolazione, famosa per essere estremamente pacifista e tollerante[11]. Non può quindi essere un caso il fatto che, nello slancio popolare che scuote la Bielorussia, con in strada la gente pronta a sfidare la morte, pur di scrollarsi di dosso il giogo del regime monocratico di Lukašėnka e dalle sue marionette, a guidare la coraggiosa rivolta pacifica ed a dare alla gente parole, voce ed idee, siano delle donne: un triumvirato formato da una casalinga, Svetlana Tikhanovskaya[12], una manager della Microsoft, Veronika Tsepkalo[13], ed una musicista, Maria Kolesnikova[14]. Tre “Ragazze”, come le chiama affettuosamente la gente[15], a capo di un movimento nel quale centinaia di altre donne sono diventate motore e cervello di una delle più belle e disperate battaglie dei nostri tempi[16]. A loro si aggiungono le leader del Consiglio di Coordinamento[17] che sono rimaste in patria, prime fra tutte la giornalista (e vincitrice del Premio Nobel per la letteratura) Svetlana Aleksievich[18] e l’avvocatessa Lilija Vlasova[19].

Dietro l’arroccamento del dittatore nel suo Castello non c’è solo la malattia mentale ed il maschilismo, ma soprattutto un ricatto che, se non viene dipanato, può portare ad una tragedia. È una battaglia che, per essere vinta, non ha bisogno di carri armati, non bastano gli intrighi della diplomazia e le minacce delle grandi potenze. C’è bisogno di una ricetta nuova e diversa. Idee e progetti, finalmente, al femminile.

Che cosa è la Bielorussia

Da sinistra: Veronika Tsepkalo, Svetlana Tikhanovskaya e Maria Kolesnikova, ed i simboli della lotta dei bielorussi: V per vittoria, il pugno per l’emancipazione del proletariato, il cuore – come dicono loro: amiamo, possiamo, aiutiamo

La Bielorussia è poco meno estesa della Romania, un terzo dell’Italia, circa la metà della Germania, due quinti della Francia[20]: un territorio senza nessuna collina più alta di 360 metri, confinante per 1300 km con la Russia e per 1100 con l’Ucraina, quasi interamente coperto da campi, da boschi e da paludi (86% del territorio), ancora avvelenati dal fall-out di Chernobyl, cui si aggiunge un uso indiscriminato di pesticidi ed altri prodotti chimici che ha inquinato i fiumi e la qualità del prodotto alimentare[21]. Anche per questi motivi, ci abitano meno di 10 milioni di persone (2 milioni dei quali si accalcano nella capitale, Minsk[22]): poco più che in Svizzera, un quinto dell’Italia, più o meno un decimo della Francia e della Germania[23].

Negli anni dell’Unione Sovietica, quello che era un paese prevalentemente agricolo, è stato industrializzato a tappe forzate – industrie che non sono mai più state modernizzate dopo il 1991, e che quindi sono inefficienti, costose, inquinanti: ma 30 anni di dittatura hanno impedito l’entrata di capitali stranieri, e la leadership politica della Bielorussia mostra scarso interesse nel miglioramento economico e sociale del Paese[24]. Ad una grave crisi finanziaria del 2011 ne è seguita una seconda nel 2014, per cui il valore dell’economia è sceso del 40% in cinque anni, finché il regime (2015) è stato costretto a chiedere aiuto all’ONU[25], che ha lanciato un programma di aiuti per oltre 111 milioni di dollari[26], vincolato alla nascita di un sistema democratico entro il 2020[27] – cosa che non è accaduta.

In seguito a questo, nonostante l’impegno dell’Unione Europea e del governo di Minsk a permettere, soprattutto ad investitori inglesi ed americani, di operare degli investimenti industriali mirati, che possano leggermente risollevare la condizione di miseria della popolazione, la catastrofe nelle relazioni con il programma delle Nazioni unite e quello dell’Unione Europea, prefigurato dalle finte elezioni democratiche del 2020, ha immediatamente creato la percezione fortissima dell’esistenza di grandissime sperequazioni, rabbia, frustrazione, e la disperazione di chi si rende conto che non esiste futuro nella terra in cui si è nati – ed è difficile ottenere il permesso di espatriare[28].

Ed è ciò che sta accadendo adesso: le Nazioni Unite, come previsto dagli accordi del 2014, dato che le elezioni presidenziali mostrano l’assenza di democrazia, hanno bloccato il programma di sviluppo e sostegno economico chiamato NSSSED-2030[29], catapultando così la Bielorussia nella miseria. Lukašėnka non ha alternative: il suo regime dipende per il cibo, l’energia e la vendita dei prodotti industriali nazionali dalla Russia[30], che compra circa il 60% della produzione industriale bielorussa[31], e Putin non ama percepire interferenze occidentali a Minsk[32].

Il ricatto

L’esercito bielorusso scende in battaglia contro la popolazione

Chiuso con le spalle al muro, Alyaksandr Lukašėnka sceglie il ricatto: o ci date i soldi promessi dall’UNDEF sei anni fa, lasciando me alla guida del paese, o io, piuttosto che arrendermi, rinuncio a quei soldi e lascio morire la gente di fame[33]. Lukašėnka sa bene su cosa scommette: il programma dell’UNDEF[34] chiamato NSSSED-2030[35], festeggiato nel 2015 come il Grande Sogno della popolazione (prevede il raddoppio del PIL bielorusso in dieci anni, l’introduzione di sistemi moderni di smaltimento dei rifiuti, la bonifica dei terreni e dei fiumi inquinati dall’industria chimica, agro-industriale e dal disastro di Chernobyl, e l’aumento dell’aspettativa media di vita da 58 a 77 anni[36] – il tutto finanziato con soldi del Fondo Monetario Internazionale[37]).

Questa è la chiave su cui si è già giocata l’elezione del novembre del 2019, finita con gravi brogli elettorali, l’uso della violenza per costringere la gente al voto[38], con un risultato che rende ingovernabile il paese: sia i partiti di governo, sia quelli di opposizione, sono sostanzialmente rimasti fuori dal Parlamento: 89 dei 110 seggi sono stati assegnati a candidati indipendenti[39], presentatisi come oppositori e poi dimostratisi fantocci in mano alla dittatura[40].

Alyaksandr Lukašėnka, insomma, dal novembre scorso comanda senza nemmeno una parvenza di sistema democratico. L’Occidente, dopo le elezioni presidenziali d’agosto, ha reagito (come al solito) molto timidamente, limitandosi ad esprimere una vaga “preoccupazione”[41], proprio mentre la popolazione, a Minsk, scendeva disperata in strada[42], rischiando la vita a causa della repressione da parte dell’esercito di Lukašėnka[43].

Da parte sua, Putin sta cercando di tenere i piedi in due staffe. Da un lato attacca il regime bielorusso, affermando che Lukašėnka abbia tradito il suo popolo[44], dall’altro è estremamente titubante: pur disprezzando Lukašėnka (che lo sfotte, come quando gli ha portato in regalo tre valigie piene di patate[45]), sa che non ci sono le condizioni che c’erano in Ucraina, ai tempi della finta guerra civile[46], con una parte della popolazione vogliosa di rientrare nel cuore della Madre Russia – un’invasione militare peggiorerebbe la situazione[47]. D’altra parte, come sua abitudine, Putin odia ogni indecisione, e minaccia l’Unione Europea, gli Stati Uniti e le Nazioni Unite da qualsiasi ingerenza negli affari interni della Bielorussia[48], proprio mentre Lukašėnka annuncia (provocatoriamente) che il Presidente russo sarebbe pronto a correre in suo aiuto[49].

All’interno del Paese non esistono contrappesi, non solo di natura politica, ma nemmeno di natura economica[50]. L’unico vero datore di lavoro è lo Stato, che paga pochissimo, ma impedisce che ci sia una percentuale problematica di disoccupati – e questo è uno dei motivi per cui gli scioperi delle fabbriche non sfociano in uno sciopero generale e nazionale contro il governo: gli operai hanno paura che, se vincesse l’ala liberale del movimento di cui le “Ragazze” sono il simbolo, ma non il nucleo organizzato, arriverebbero le multinazionali straniere e tantissima gente perderebbe il posto di lavoro e le garanzie sociali che esistono attualmente – meglio che niente, è logico[51]. A ciò si aggiunge il fatto che non esiste alcun sentimento di antipatia o di odio nei confronti del popolo russo, che è percepito (giustamente) come fratello[52].

Quell’85% di territorio nazionale, in cui vivono sparsi solo i due quinti dei cittadini, non è in mano ai contadini, ma alle Cooperative di Produzione Agricola (LPG), tutte di proprietà dello Stato[53]. Solo con l’entrata in vigore del NSSSED-2030 sono nate poco più di 2000 fattorie a conduzione familiare che, essendo la commercializzazione dei prodotti in mano allo Stato, non arrivano alla autosufficienza commerciale[54]. E così, nonostante l’estensione dei campi di cereali sia la più grande d’Europa, e la Bielorussia sia tra i dieci maggiori produttori di patate del mondo, i prodotti nemmeno bastano a sfamare il mercato interno[55].

Lo stesso vale per gran parte dell’industria, quasi tutte in mano ad Unità Produttive Statali (Kombinat)[56], se si esclude l’industria meccanica che, dall’entrata in vigore di NSSSED-2030 è passata in gran parte nelle mani di aziende multinazionali dell’Unione Europea[57]. Da un lato la paura dei capitali stranieri, dall’altra la parte dell’opposizione (quella veterocomunista[58]) che rimprovera alle “Ragazze” di non aver spinto per avere una vera rivoluzione popolare, con molotov, barricate e martiri, rischiano di essere il punto di rottura del movimento[59] – ciò che potrebbe portarlo al fallimento, se il regime smette di usare la violenza cieca e rapire donne tanto amate dalla popolazione da tenere altissimo il livello generale di indignazione.

Il tessuto imprenditoriale del Paese

Gli edifici del Hi-Tech-Park di Minsk, disegnati da Valery Tsepkalo

Così come era stato per l’Unione Sovietica ed i suoi Stati satelliti, questa scelta non è mai stata di natura economica, ma di natura politica, ed ha l’obiettivo di permettere una rigidissima ed ideologica politica dei prezzi così come impedire la nascita e lo sviluppo del ceto medio[60]. Le privatizzazioni concesse dal governo sono avvenute in seguito alla crisi del 2011 e sotto la spinta dell’UNDEF[61]. I grandi capitalisti bielorussi, cresciuti comunque all’ombra del regime, vivono quasi sempre altrove, e non hanno voglia di immischiarsi nelle beghe politiche di Minsk. Sono nomi poco conosciuti al grande pubblico: Alexander Moshensky[62], Alexei Oleksin[63] ed Alexander Zaitsev[64]. Tranne il primo che viene da una famiglia che è riuscita ad avere successo con i soli propri mezzi, gli altri fanno parte della Corte di Lukašėnka e si sono arricchiti grazie ad appalti e regalie governative[65]. Sono poi stati scelti nel momento in cui il regime è stato costretto, dall’UNDEF, a procedere ad una privatizzazione impossibile senza lo Stato: nel 2011, la ricchezza in mano ai privati era, ancora più che oggi, irrisoria[66].

A ciò si aggiunge una malattia tipica del vecchio regime sovietico e delle economie dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia[67]: le industrie producono secondo un piano pluriennale, e senza badare all’equilibrio tra domanda ed offerta, tra costi e benefici, sicché tutta l’industria bielorussa, nel 2011, stava collassando a causa della vecchiaia dei modelli, dei costi esagerati, e soprattutto della sovrapproduzione[68]. Questa politica industriale porta ad una crisi di capacità decisionale del governo[69], ad una veloce diminuzione delle scorte di divise estere forti[70], e quindi ad una necessaria e progressiva svalutazione[71] (come c’è stata dal 2009 al 2015[72]) che, a sua volta, porta la popolazione alla miseria e la bilancia dei pagamenti con l’estero, specie nel settore energetico ed in quello agroalimentare, al collasso[73] – con un’unica possibile ed ovvia conseguenza: Lukašėnka ha avuto bisogno o di finanziamenti a pioggia dell’Occidente[74], o di regalie interessate da parte della Russia[75]. Lui ha scelto entrambe le strade contemporaneamente, e si è cacciato nel vicolo cieco in cui la Bielorussia si trova oggi.

C’è un’eccezione: l’Hi-Tech-Park di Minsk (PVT), una zona extra-doganale[76], un paradiso fiscale grande meno di 2 km2, nella quale risiedono (nel luglio 2020) 880 aziende di telecomunicazioni e di elettronica[77], l’identità dei cui proprietari è “confidenziale”, e che restano un’isola del tutto scollegata dal resto della città e del Paese[78]. Nonostante Lukašėnka parli di PVT come del fiore all’occhiello di una Bielorussia pronta a sfidare il mondo, del fatturato reale delle aziende che si sono insediate nell’Hi-Tech-Park e delle reali attività che svolgono, si sa poco[79]: in ogni caso, tra il 2017 ed il 2019 l’esportazione di servizi IT dalla Bielorussia è quasi triplicata, raggiungendo i 2 miliardi di dollari[80].

Nel 2019, le aziende tecnologiche hanno fornito alla Bielorussia quasi il 50% della crescita del PIL: la loro quota nel PIL è del 6,1% (in Russia, ad esempio, meno dell’1%)[81]. Uno dei motivi per cui Valery Tsepkalo, il marito di una delle tre “Ragazze”, Veronica, che nel 2005 era stato l’autore del progetto dell’Hi-Tech-Park, ora lo considera come una mostruosità ed un segno della follia del regime[82]. Ma dal PVT escono gli imprenditori indipendenti che sono veramente stati capaci di creare un miracolo dal nulla, e che non si nascondono: Arkady Dobkin[83], Viktor Kisly[84], Viktor Prokopenya[85], Dmitry Shelengovsky[86], Alexander Minets[87], Lyubov Pashkovskaya[88], sono imprenditori di grande successo e che garantiscono posti di lavoro non assistiti, ma una vera prospettiva per i giovani laureati bielorussi.

BelAZ, il gigante malato

Un gigantesco camion della BelAZ

BelAZ (Belarusian Autoworks) è l’industria più importante del Paese, dà lavoro ad oltre 10’000 persone, e produce i camion più grandi del mondo – camion che possono trasportare fino a 450 tonnellate[89], e di cui sono stati venduti, fino ad oggi, 130’000 esemplari[90]. La fabbrica è stata costruita nel 1948 in seguito al Piano Quinquennale dell’Economia Sovietica 1946-1950, e si trova a Žodzina, 50 km a Nord-Est di Minsk[91]. I suoi sistemi meccanici, specie le sospensioni pneumo-idrauliche, sono da 70 all’avanguardia assoluta, tant’è vero che BelAZ produce i migliori “mining dump trucks” del mondo[92].

Eppure, nel 2014, questa azienda, che è da sempre l’orgoglio bielorusso (appartiene 100% allo Stato), è stata vicinissima alla bancarotta[93]. I motivi erano semplici: lo Stato non ha soldi da investire, le macchine erano vetuste e troppo costose, e la concorrenza internazionale le aveva superate, e oltretutto, a causa delle cattive condizioni della catena di montaggio, a volte i camion si rompevano durante le presentazioni a possibili clienti[94]; i russi, che compravano oltre i due terzi dei camion, erano entrati in crisi e compravano camion più economici e moderni, soprattutto camion prodotti ed assemblati in Russia da joint-ventures con i giganti del mercato (Volvo, John Deere, etc.)[95].

Il mercato interno, anche a causa della continua svalutazione, era fermo, ed i tentativi di avviare collaborazioni produttive e finanziarie internazionali (c’erano trattative con la Cina[96], ma c’era soprattutto un’offerta chiara da parte degli Iraniani di Samand[97]) sono stati frustrati dalle decisioni autocratiche di Lukašėnka che, indispettito per motivi che solo lui conosce, sostenendo che le auto iraniane fossero immondizia (junk)[98], nel 2016 ha vietato l’operazione[99], ed ha anche fatto chiudere una fabbrica della Ford, che avrebbe dovuto cooperare con BelAZ ed aprire il mercato alla commercializzazione di autovetture prodotte in Bielorussia[100]. Ora, Iran Khodro ha fatto una nuova offerta per Unison (la fabbrica costruita da Ford) e per BelAZ[101] e, nonostante l’embargo, UNDEF spinge perché Lukašėnka stavolta accetti[102]. Il salvataggio è arrivato con i soldi del NSSSED-2030, ed ora pare che vada meglio[103], specie da quando i soldi occidentali sono stati spesi per migliorare la catena di montaggio e lanciare nuovi prodotti[104].

La tentata truffa ai danni di Belaruskali

Le montagne di potassio prodotte da Belaruskali

L’altro gigante industriale bielorusso è Belaruskali, la più grande fabbrica e raffineria di potassio per la produzione di fertilizzanti del mondo (produce circa il 20% del potassio per uso agricolo del pianeta[105]), situata a Soligorsk, un’area industriale nel sud del Paese, dove dà lavoro ad oltre 20’000 persone[106]. Un gigante che, seguendo le istruzioni di NSSSED-2030, già il 27 settembre 2010 è stato trasformato, per ordine del governo, da Unità Produttiva Collettiva (un Kombinat che afferiva al Conglomerato Belneftekhim[107]) a società per azioni[108].

Nel 2014 è stato venduto per la cifra simbolica di un rublo, dal Ministero dell’Energia al Ministero dell’Industria – ciò che Lukašėnka chiama privatizzazione[109]: 1’717’690 azioni ordinarie del valore fisso di 3’476’000 rubli bielorussi che, secondo la legge nazionale, non devono versare il capitale, che è fissato politicamente e, quindi, non esiste: queste azioni valgono 1,3 milioni di dollari ciascuna, per un valore totale – completamente ridicolo ed utopico – di 5’970’690’440’000 rubli (2247 miliardi di dollari!): il che rende un eventuale acquisto da parte altrui impensabile[110]. Belaruskali è, e resterà per sempre, a meno di un terremoto politico, di proprietà dello Stato bielorusso[111].

Il motivo è chiarissimo: Belaruskali guadagna cifre colossali e, nonostante alcune traversie, non teme la concorrenza estera, anzi[112]. Quindi, in ossequio alla spietata politica dei prezzi di stampo sovietico, i guadagni di Belaruskali servono per pagare produzioni obsolete ed invendute di aziende fantasma, pagare i salari dei dipendenti di queste aziende, e magari far sparire qualche sommetta per qualche manager governativo particolarmente spregiudicato o particolarmente caro al dittatore Lukašėnka[113]. Nel momento peggiore della crisi della svalutazione del rublo bielorusso, nel 2015, Belaruskali, da sola, con i suoi guadagni in valuta forte, ha tenuto in vita l’economia nazionale. Ancora oggi, l’azienda paga da sola il 50% del budget della pubblica amministrazione per la capitale e la regione circostante[114].

Questi soldi sono guadagnati con la commercializzazione del potassio in oltre 100 nazioni del pianeta, cosa che avviene tramite la BPC Belarusian Potash Company[115]. Questa società commerciale, fondata nel 2014, dopo la trasformazione di Belaruskali in una società per azioni, aveva originariamente tre azionisti[116]: Belaruskali (45%), l’azienda delle Ferrovie bielorusse (5%) e la Uralkali[117] (50%), una gigantesca azienda sovietica di Berezniki (Oblast di Perm), a metà strada tra Mosca e la Siberia – una città in cui 100 anni di sfruttamento delle miniere di potassio hanno talmente rovinato il territorio, da procurare continui cedimenti strutturali: la città, 150’000 abitanti, sta lentamente ed incontrovertibilmente sprofondando nelle voragini di fango, eredità dei piani quinquennali dissennati dell’industrializzazione sovietica[118].

I vertici di Uralkali hanno capito che le loro fabbriche dovranno presto chiudere per sempre, e che la società con Belaruskali avrebbe loro permesso di continuare ad esistere e vendere potassio anche dopo la morte della fabbrica e della sua città. Ma avevano fatto i conti senza Lukašėnka. Quando lui si è accorto che, tramite BPC, una parte dei proventi di Belaruskali finiva in Russia, e che il socio degli Urali voleva costringere l’azienda ad avere bilanci veri e smettere di finanziare aziende decotte, ha fatto due cose: ha iniziato a vendere potassio di Beruskali al di fuori degli accordi, e poi ha promulgato il decreto 566 del 22 dicembre 2012[119], che gli dava il diritto di ignorare i contratti con Uralkali, giustificando la decisione con un calo delle vendite sul mercato globale del 19,2%[120].

Gli Stati Uniti, da sempre il più grande concorrente dei giganti associati in BPC, hanno colto l’occasione ed hanno promulgato sanzioni contro il potassio bielorusso, sostenendo che fosse inquinante[121]. Allo stesso tempo, Uralkali ha rotto il contratto ed ha smesso di vendere il potassio bielorusso[122], il che ha portato ad una immediata crisi del mercato planetario[123]. La reazione di Lukašėnka è stata immediata: ha fatto arrestare il presidente di Uralkali[124], Vladislav Baumgertner, accusandolo di essere pazzo[125] e di aver rubato dalla cassa[126]. Senza Uralkali, le vendite di Belaruskali sono condannate a calare vistosamente – ma oramai il guaio è fatto[127], e Lukašėnka potrebbe dover pagare una penale per la rottura unilaterale del contratto[128]. Da allora, le azioni di BPC sono divise tra Belaruskali (48%), le Ferrovie bielorusse (42%) ed Eximgarant (10%), una compagnia assicuratrice di proprietà (100%) dello Stato[129]. Un’altra privatizzazione alla Lukašėnka.

Nel frattempo, spinto dalla necessità, il dittatore ha trovato una formula di suo gusto per trovare un sostegno commerciale alle immense capacità produttive di Soligorsk: il gruppo industriale cinese Migao ha fondato una nuova joint-venture, situata sul territorio dell’area industriale della Belaruskali, che utilizza la produzione del gigante bielorusso per produrre dei nitrati di potassio – un composto che, fino ad ora, Minsk non aveva mai offerto sul mercato internazionale. La neonata OOO Belkali-Migao può solo processare potassio della Belaruskali[130], e possiede una sua raffineria, a Soligorsk, nella quale devono essere impiegati cittadini locali per almeno la metà degli operai occupati[131], una misura ordinata da Lukašėnka, che aveva paura di una drastica riduzione del numero di operai[132].

In questo modo, Belaruskali rimane la pietra miliare su cui si basa l’intero sistema di potere e di ricatto del regime di Lukašėnka. Secondo i dati ufficiali, Belaruskali produce il 20% del potassio per fertilizzante del mondo[133]. Il mercato globale vale 44 milioni di tonnellate[134], per cui il 20% vale 8,8 milioni di tonnellate. Il prezzo medio sul mercato all’ingrosso è di 395 dollari per tonnellata[135], il che significa che la produzione annua di Belaruskali – per la quale non esistono bilanci ufficiali, ed è per questo che siamo costretti a calcolare in questo modo, arrivando alla cifra annua di quasi 3,5 miliardi di dollari, escludendo i molti altri prodotti collaterali[136].

A queste cifre, già impressionanti, si aggiungono i depositi di 247,5 milioni di tonnellate di potassio che vengono vendute al di fuori del mercato ufficiale[137]: parliamo di 97,8 miliardi di dollari ufficialmente in giacenza, in realtà non censiti in uscita. L’intero Prodotto Interno Lordo della Bielorussia, nel 2018, non arrivava ai 180 miliardi di dollari…[138] Questi dati bastano per una semplice considerazione: se si ferma questa azienda, la Bielorussia è al collasso. Non a caso, il movimento delle “Ragazze”, il 18 agosto ha convinto i 20’000 dipendenti di Belaruskali ad entrare in sciopero[139]. Uno sciopero cui il regime ha dapprima risposto con pazienza, poi con le minacce[140]. Ma è anche uno sciopero titubante, disorganizzato e non politicizzato: si chiede che la Polizia smetta di torturare ed arrestare – non che se ne vada[141].

Le schermaglie propagandistiche e la faccia feroce del regime

Alexander Tarakhovsky, primo artista ed intellettuale vittima della Polizia di Lukašėnka, assassinato il 10 agosto 2020 durante la prima manifestazione di piazza a Minsk

Cosa accadrà adesso? Secondo fonti giornalistiche, la Polizia del regime ha arrestato e torturato quasi 7000 persone, l’Esercito ha minacciato di attaccare gli scioperanti che controllano i cancelli chiusi delle fabbriche, Lukašėnka ha affermato di avere il benestare di Vladimir Putin per un intervento militare russo a sostegno della sua dittatura[142]. Putin ha evitato di confermare, ma ha dichiarato che spera di poter collaborare fruttuosamente con il Consiglio di Coordinamento organizzato dalle “Ragazze” anche dopo un’eventuale caduta della dittatura[143]. Allo stesso tempo, Putin non perde occasione di minacciare l’Unione Europea, esortando Bruxelles a non immischiarsi nelle questioni interne della Bielorussia[144], ed ammassa i suoi carri armati alla frontiera con la Bielorussia, sostenendo che ha paura dell’entrata in azione di elementi radicalizzati ed estremisti[145].

L’opinione pubblica russa, intanto, è quasi completamente dalla parte del popolo, tant’è vero che, a fine agosto 2020, migliaia di docenti, studenti, dipendenti amministrativi e forze di sicurezza dell’Università di Mosca hanno presentato una petizione pubblica perché il Ministero dell’Educazione cancellasse la nomina a Professore Onorario decisa alcuni anni fa per il dittatore di Minsk – una petizione che, ovviamente, non ha ottenuto risultati, ma ha soltanto dato un segnale al regime moscovita[146].

Nel frattempo circolano persino voci, finora poco credibili, sull’invio di istruttori dell’Esercito del Qatar per allenare le squadracce della Polizia segreta di Lukašėnka[147]. Esiste una relazione di lungo corso tra il dittatore della Bielorussia e la famiglia reggente di Doha, sigillato con il dono, nel 2012, di un bosco vicino a Minsk alla famiglia Al Thani[148]. Nel luglio del 2020, molto prima dell’inizio dei disordini di piazza a Minsk, uno dei capi dell’Esercito qatariano, il Generale Hamad bin Ali Al Attiyah, si era recato a Minsk nel quadro di un accordo poliennale di forniture d’armi ed istruttori per l’Esercito bielorusso[149]. Dal Qatar arriva la notizia che gli unici voli partiti da Doha per Minsk sono quelli che stanno trasportando aiuti umanitari per la popolazione: medici, farmaci, cibo[150]. Quanto all’ipotesi dell’esistenza di istruttori militari del Qatar a Minsk, secondo l’Ambasciata Bielorussa a Doha le cose stanno esattamente al contrario: è Lukašėnka a inviare i suoi ufficiali a Doha per impratichirsi con le nuove armi che il regime vuole comprare dal Qatar[151].

Dall’altra parte della barricata, come al solito, a parte Angela Merkel, gli altri Stati membri dell’Unione Europea hanno risposto in modo opportunista e debolissimo: hanno minacciato sanzioni, non le hanno inflitte, hanno stornato 53 milioni di Euro di aiuti economici, ma non hanno reagito al posizionamento delle truppe di Lukašėnka ai nostri confini – specie quelli più delicati, come quello con la Lituania, dove si nascondono molti leader della protesta di piazza[152]. Intanto Lukašėnka minaccia la Lituania con sanzioni economiche (la Bielorussia è il primo partner nell’interscambio commerciale di questo Paese) e schiera i suoi carri armati alle sue frontiere[153]. A partire dal 4 settembre 2020, gli Americani hanno risposto schierando le proprie divisioni corazzate alla frontiera tra le Repubbliche Baltiche e la Bielorussia[154]. Insomma, una volta in più, sia Lukašėnka, sia i capi delle nazioni circostanti, usano le truppe come forma di pressione e di ricatto in un gioco nel quale gli unici a perdere, qualunque cosa accada, sono i cittadini bielorussi.

Molti di loro, ricercati dalla Polizia, cercano riparo nelle parrocchie, dato che sia la Chiesa Cattolica, sia la Chiesa Ortodossa, sono apertamente contrarie al regime e, negli ultimi giorni, pare che molti parroci vengano minacciati di vessazioni, arresti e torture[155]. Le tre “Ragazze”, per ora, si nascondono all’estero, in Lituania o in Polonia[156], e si preparano ad una lunga lotta – si sono rese conto che chiedere le dimissioni di Lukašėnka non basterà, perché lui ha la forza bruta necessaria per resistere, e tiene sia la Russia, sia l’Unione Europea, sotto scacco. Per adesso lavorano ad una piattaforma politica ed annunciano la prossima fondazione di un partito, che sarà chiamato “Insieme”[157], che servirà per far partecipare i sostenitori del Consiglio di Coordinamento del movimento popolare alle elezioni e ad altre iniziative formali previste dalla costituzione bielorussa[158].

Alyaksandr Lukašėnka è con le spalle al muro. Ha tentato di annunciare possibili riforme, ma non gli ha creduto nessuno[159]. L’unico modo che ha per restare al potere è usare la forza bruta e sperare che, dall’estero, nessuno decida di intervenire in aiuto dei cittadini oppressi dalla violenza. Il suo ricatto è semplice ed efficace. Agli Occidentali dice: se ci imponete sanzioni economiche, noi continueremo a lavorare con la Cina, l’Iran e la Russia, e se c’è qualcuno che soffrirà, questi saranno i cittadini che hanno creduto nel vostro aiuto, perché quelle sanzioni non indeboliranno il regime, ma i manifestanti[160]. Ai Russi dice: se non ci aiutate, noi ci rivolgeremo all’Unione Europea, che ha tanta voglia di fare business in Bielorussia[161]. Putin, oltretutto, guida una nazione che, come la Bielorussia[162], è stremata dalla pandemia, nonostante sia lui a Mosca[163], che Lukašėnka a Minsk[164], sostengono che il Covid-19 sia una mossa propagandistica dell’Occidente. Un tipico esempio di “Stallo alla Messicana”[165].

Un programma possibile per sconfiggere il ricatto

 

Amiamo, possiamo, solidarizziamo: gli slogan della campagna elettorale delle “Ragazze”

Per sconfiggere questa strategia ci vuole altro. La semplice, meravigliosa, coraggiosa ed entusiasmante protesta libertaria non basterà. Ma il Consiglio di Coordinamento, questo, già lo sa. Veronika Tsepkalo ha spiegato su cosa si baserà la strategia che lei, Svetlana Tikhanovskaya e Maria Kolesnikova, cercheranno di trasformare in una proposta politica[166]: “Per prima cosa, si deve smettere di finanziare Lukašėnka e di concedere prestiti al suo governo. Parte di quei fondi va nelle sue spese personali: ha 17 residenze, aerei privati, compra una limousine Maybach per un milione di Euro, e in città guida una costosissima auto Tesla. È incomparabilmente più ricco della maggior parte dei cittadini. Lo stipendio medio nazionale è inferiore ai 500 dollari al mese (…) Lukašėnka utilizza queste risorse anche per truccare le elezioni, ad esempio pagando circa 10’000 persone che raccolgano firme a suo favore. Ha ottenuto circa due milioni di voti, ma è molto chiaro come (…) L’80% delle nostre aziende appartengono allo Stato, ed ognuna di esse ha, al suo interno, un Ufficio Ideologico come ai tempi dell’Unione Sovietica. Ai dipendenti viene ordinato di firmare per Lukašėnka e votarlo alle elezioni, altrimenti vengono perseguiti”[167].

In Polonia, lei ed il marito, Valery, grazie alla mediazione del Ministro degli esteri Jacek Czaputowicz, stanno negoziando la nascita di un Fondo, finanziato dalla Polonia e dagli Stati Uniti, che inizialmente sostenga gli scioperanti e coloro che perderanno il lavoro a causa della reazione del regime alle manifestazioni di piazza[168]. Chi scrive quest’articolo ha intenzione di tentare un intervento di sensibilizzazione di alcuni parlamentari dell’Unione Europea, sperando che anche Bruxelles, finalmente, si risvegli dal pavido torpore e faccia qualcosa per assicurare pace e libertà ai propri confini e dare una speranza ai bielorussi, partecipando al finanziamento di questo fondo.

Il passo successivo deciso da “Insieme” è al contempo innovativo, coraggioso e, se realizzato, darebbe alle popolazioni di diversi paesi, sottomessi da ricatti simili a quello di Lukašėnka, una speranza nuova: il regime gioca la carta del tracollo finanziario per costringere la gente alla fame, ma se questo non succede, in un lasso di tempo ragionevolmente breve sarà Lukašėnka stesso allo stremo – emarginato a livello internazionale, non sarà più in grado di sostenere, né economicamente, né strutturalmente, la propria burocrazia corrotta, la Polizia, l’Esercito, le aziende decotte, ma anche quelle funzionanti, come BelAZ e Belaruskali. Il modello che verrà proposto dal Consiglio di Coordinamento, presieduto dalle tre “Ragazze”, sarà di proporre un gigantesco buy-out di tutta l’economia produttiva che finora è rimasta sotto il controllo dello Stato, creando un azionariato diffuso, sostenuto da questo Fondo di Sostegno, trasformato in una holding fiduciaria[169].

La società bielorussa non soffre di carenza di quadri intermedi, di giovani capaci e preparati, di possibili manager e professionisti della produzione industriale, dello sviluppo innovativo della meccanica, delle moderne tecnologie, della gestione finanziaria, perché il livello di scolarizzazione del paese è altissimo[170]. Con la forza dinamica nata dalla voglia di libertà, un secondo Fondo, finanziato dalla FAO e dall’UNEP (United Nations Environment Programme[171]), allo scopo di bonificare il territorio bielorusso, avvelenato dall’industria chimica e dal fall-out di Chernobyl, è già molto più che un progetto solo sulla carta[172].

L’UNEP aveva tenuto una conferenza a Minsk nel 1997 proprio per presentare un ambizioso progetto proposto dal Dipartimento per le Iniziative Finanziarie, che avrebbe permesso di coprire i costi della bonifica, per giunta dando lavoro a maestranze locali[173] – un’altra occasione che Lukašėnka si è rifiutato di accettare. Una parte del progetto è ufficialmente ancora in piedi, direttamente sostenuto dalla centrale dell’UNEP a Ginevra, ma per la quale la Bielorussia non ha mai fatto nulla – mai presentato il benché minimo progetto di bonifica, mai richiesti i fondi finanziari di sostegno per quello che l’UNEP chiama Issue-Based Coalition on Environment and Climate Change[174].

Nel 2017[175], l’UNEP si è recata a Minsk per offrire uno studio sui problemi e le chances della bonifica – uno studio già costato 250’000 dollari, pagato e diretto dalla Svizzera e dalla Svezia[176], presentato in uno stadio già avanzato di progettazione nel 2019, ma mai considerato, nemmeno per un secondo, dal governo della Bielorussia, dopo che, alla conferenza, oltre 50 tra imprenditori e politici locali erano accorsi con la speranza che potesse finalmente cambiare qualcosa – e che, nelle intenzioni dell’UNEP, verrà presentato a Minsk nella versione finale, corredata da un progetto triennale[177] di realizzazione tecnica, di spesa e di finanziamento, nella prima settimana del novembre del 2020[178].

Nel frattempo, le “Ragazze” hanno avuto un’altra idea geniale ed innovativa: il 4 settembre, Svetlana Tikhanovskaya ha partecipato ad una conference call ufficiale sul tema della Bielorussia, tenuta con il Consiglio di Sicurezza dell’ONU[179]. In questa sede ha chiesto alle Nazioni Unite di inviare una missione ufficiale per verificare le violazioni dei diritti umani e degli accordi internazionali da parte del regime di Lukašėnka[180].

La novità è che Tikhanovskaya presenterà ora una richiesta ufficiale ai sensi dell’art. 73 e dell’art. 74, che prevedono un intervento militare dei Caschi Blu nelle aree geografiche nelle quali la popolazione non sia in grado, per motivi al di fuori del controllo dei cittadini, di autoregolamentarsi e di dotarsi di un governo scelto democraticamente[181]. La tesi del Consiglio di Coordinamento è che Lukašėnka non rappresenti il popolo bielorusso, ma sia a capo di un esercito invasore[182]. Una tesi che, per ottenere il successo, deve avere non solo l’approvazione dei paesi della NATO, ma anche evitare il veto di Russia e Cina[183]. Ma si tratta comunque di una tesi nuova e che potrebbe fare scuola per conflitti simili, anche in altre regioni del mondo devastate da guerre tra bande – come nel passato in Sierra Leone[184], o ancora oggi nella Repubblica Democratica del Congo[185].

Se l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la Russia avessero veramente a cuore il destino di 10 milioni di bielorussi, ostaggi di un dittatore psicopatico ed incapace di gestire il potere che ha in mano, non avrebbero bisogno di imporre sanzioni, che sono maculatura propagandistica. Basterebbe che sostenessero, in barba a Lukašėnka ed ai suoi scherani, il trapasso da una brutta e ridicola versione dell’economia pianificata sovietica ad un sistema moderno che non aderisce a nessuna ideologia geopolitica, ma solo al bene della terra e di chi ci abita sopra.

 

[1] Il 20 luglio 2020, dopo le minacce di arresto da parte delle autorità, Svetlana Tikhanovskaya ha portato il figlio (10 anni) e la figlia (4 anni) dalla Bielorussia in Lituania (in territorio UE) –  https://lenta.ru/news/2020/07/20/vyvezla/, https://udf.by/news/politic/215714-detej-svetlany-tihanovskoj-vyvezli-iz-belarusi-v-evrosojuz.html, https://news.tut.by/economics/693420.html
[2] Lei ed il marito, Valery Tsepkalo, hanno due gemelli maschi di 7 anni (https://www.the-village.me/village/city/city-interview/283777-veronika-cepkalo). Scappati in Russia dopo il voto (https://news.tut.by/society/694192.html ; https://telegraf.by/politika/veronika-cepkalo-rasskazala-pochemu-ee-muzh-i-deti-uehali-v-rossiju/), nell’agosto del 2020 Veronika Tsepkalo ha cercato di spostarsi in Ucraina, ma lei ed i due figli sono stati fermati alla frontiera, sicché è ha raggiunto Svetlana Tikhanovskaya in Lituania ed ora pare sia a Kiev (https://news.tut.by/economics/696863.html ; https://twitter.com/dw_russian/status/1296760344447197184).
[3] https://www.thedailybeast.com/abduction-of-maria-kolesnikova-the-woman-leading-the-belarus-revolution-is-classic-kgb-terror-ploy ; https://www.ilpost.it/2020/09/07/maria-kolesnikova-scomparsa-rapimento-arresto/ ; https://www.haveeru.com.mv/maria-kolesnikova-belarusian-opposition-three-main-members-kidnapped-in-minsk/ ; https://www.thejournal.ie/belarus-opposition-figure-kidnapped-5198049-Sep2020/
[4] Grigory Ioffe, “Reassessing Lukašėnka: Belarus in cultural and geopolitical context”, Palgrave MacMillan, New York 2014, pages 156-184 – see https://link.springer.com/content/pdf/10.1057%2F9781137436757.pdf
[5] Henry Ashby Turner, “Die Großunternehmer und der Aufstieg Hitlers“, Siedler Verlag, Berlin 1985; Klaus Sator, „Großkapital im Faschismus: dargestellt am Beispiel der IG-Farben“, Marxismus Aktuell, Frankfurt 1978; Joseph Borkin, „Die unheilige Allianz der IG Farben: eine Interessengemeinschaft im Dritten Reich“, Campus Verlag, Frankfurt 1979
[6] Hermann Schmitz, il figlio di una famiglia proletaria di Essen (Ruhr), fece – a partire dal 1906, quando aveva solo 25 anni – una carriera straordinaria nel gruppo Metallgesellschaft di Frankfurt, e venne quindi scelto dal Primo Ministro Walter Rathenau come capo della divisione reperimento materie prime nel Ministero della Guerra durante il primo conflitto mondiale. Dopo questa esperienza decise che la Germania dovesse riunire tutta la sua industria e finanza in un solo gruppo, e convinse tutti i grandi industriali e finanzieri dell’epoca a fondare una super holding, la IG Farben, a concentrare tutte le forze economiche nelle banche private (soprattutto la Deutsche Bank e la Dresdner Bank), a scegliere un piccolo partito politico (la scelta cadde sul NSDAP di Adolf Hitler ed Hermann Göring), a supportarlo con una banca privata (la Deutsche Länderbank, di cui Hitler era il maggiore azionista) ed una holding mineraria ed industriale privata (Reichswerke Herrmann Göring). L’ascesa del nazismo, la concentrazione finanziaria ed industriale, la scelta dell’antisemitismo militante e la decisione di scatenare una nuova guerra, sono i temi trattati da Hermann Schmitz nel suo saggio del 1931, “Deutschlands einzige Rettung”, che descrive il piano dei 15 anni tra quel momento e l’invasione della Polonia – Hermann Schmitz, “Deutschlands einzige Rettung”, HaDek verlag, Hannover 1931, https://portal.dnb.de/opac.htm?method=showFullRecord&currentResultId=%22hermann%22+and+%22schmitz%22+sortBy+jhr%2Fsort.ascending%26any&currentPosition=115
[7] https://www.mk.ru/editions/daily/article/2001/01/16/114132-lukashenko-postavili-diagnoz-mozaichnaya-psihopatiya.html
[8] https://en.newizv.ru/article/general/19-08-2020/psychiatrist-lukashenko-like-stalin-suffers-from-a-paranoid-personality-disorder ; https://charter97.org/ru/news/2020/6/17/382703/ ; https://ru.espreso.tv/news/2020/06/20/s_dyagnozom_lukashenko_lyudy_uzhe_ne_menyayutsya_psykhyatr
[9] https://novayagazeta.ru/articles/2020/07/17/86308-vremya-zhenschin
[10] Waitman Wade Beor, “Marching into darkness: The Wehrmacht and the Holocaust in Belarus”, Harvard University Press, Cambridge 2014; https://www.cambridge.org/core/journals/world-politics/article/div-classtitleexternal-resources-and-indiscriminate-violencediv/2711403798AAB0A84CE5CEA425472F73 ; https://function.mil.ru/news_page/country/more.htm?id=10335986@cmsArticle
[11] https://belarusdigest.com/story/the-myth-of-belarusian-tolerance/
[12] Svetlana Tikhanovskaya è nata l’11 settembre del 1982 in un paesino nella regione di Brest. Si è laureata in lingue straniere presso l’Università di Mozyr, nella regione di Gomel (https://file.liga.net/persons/tihanovskaya-svetlana). Dopo la laurea ha lavorato a Gomel come interprete per varie ONG, tra cui Chernobyl Children’s Lifeline (Irlanda), che aiuta le vittime dell’incidente nucleare (https://www.ccll.org.uk/about_us ; https://file.liga.net/persons/tihanovskaya-svetlana). Ha sposato Sergei Tikhanovsky – autore televisivo, imprenditore, blogger con oltre 305’000 followers (https://www.youtube.com/channel/UCFPC7r3tWWXWzUIROLx46mg ; https://officelife.media/news/17492-sergei-tikhanovski-what-is-known-about-his-businesses/) e prigioniero politico (https://news.tut.by/economics/686791.html ; https://naviny.by/new/20200609/1591697119-pravozashchitnik-est-vse-osnovaniya-dlya-priznaniya-figurantov-dela ; https://eurasia.amnesty.org/2020/06/29/amnesty-international-priznala-uznikami-sovesti-belorusskih-politikov-sergeya-tihanovskogo-viktora-i-eduarda-babariko/). Il 15 maggio 2020, dopo che la Commissione elettorale centrale aveva rifiutato di registrare suo marito Sergei come candidato (per poi arrestarlo), Svetlana ha preso il suo posto e si è candidata alla presidenza (https://news.tut.by/elections/685295.html ; https://news.tut.by/elections/684787.html (https://lenta.ru/news/2020/07/20/vyvezla/, https://udf.by/news/politic/215714-detej-svetlany-tihanovskoj-vyvezli-iz-belarusi-v-evrosojuz.html, https://news.tut.by/economics/693420.html).
[13] Veronika Tsepkalo è nata il 7 settembre del 1981 a Mogilev. Ha perso la mamma a 19 anni (cancro) mentre era agli arresti, con l’accusa di aver partecipato all’omicidio del Capo del Comitato Esecutivo della Regione di Mogilev (https://www.the-village.me/village/city/city-interview/283777-veronika-cepkalo). Si è laureata nel 1998 in Relazioni internazionali presso l’Università Statale bielorussa, per poi proseguire gli studi alla Higher School of Management and Business di Minsk e poi al National Institute of Small and Medium Enterprises di Hyderabad, in India. Da 10 anni è la responsabile dello sviluppo per tutta l’ex Unione Sovietica per Microsoft (https://www.the-village.me/village/city/city-interview/283777-veronika-cepkalo). È sposata con Valeriy Vilyamovich Tsepkalo: diplomatico e imprenditore, ex Ambasciatore negli Stati Uniti d’America (febbraio 1997 – aprile 2002, https://tsepkalo.by/biography/).
[14] Maria Kolesnikova è nata il 24 aprile 1982 a Minsk; diplomata all’Accademia di Minsk, è delle più famose musiciste d’Europa, attiva soprattutto in Germania (https://officelife.media/article/colleagues-say/19781-mariya-kolesnikova-biografiya/ ; https://news.tut.by/society/693402.html ; https://34mag.net/piarshak/post/kalesnikava/p/23 ; http://www.belmarket.by/kak-zavod-prevratilsya-v-kulturnyy-centr). Dall’agosto del 2019 è la direttrice artistica del centro culturale OK16 a Minsk, aperto nella ex fabbrica sovietica Belgazprombank – un centro per anni diretto dal famoso intellettuale Viktor Babariko. Il Centro è un “incubatore” di progetti culturali, i loft si affittano e si prestano per sperimentare, il centro attira migliaia di giovani (http://www.belmarket.by/kak-zavod-prevratilsya-v-kulturnyy-centr). Nel maggio del 2020 Babariko si è inaspettatamente dimesso e ha deciso di candidarsi alla presidenza. Maria Kolesnikova da quel momento è entrata nella politica come capo del quartier generale di Babariko ed è entrata in scena dopo il suo arresto (https://news.tut.by/elections/684205.html ; https://news.tut.by/society/693402.html). Poi è diventata una delle leader dell’alleanza politica femminile Kolesnikova/Tikhanovskaya/Tsepkalo. Successivamente si è unita al Consiglio di Coordinamento, composto da 70 persone (tra cui Il premio Nobel per la letteratura Svetlana Aleksievich, la presidentessa del centro per i diritti umani “Vesna” Ales Bialiatski, oltre a numerosi giornalisti, uomini d’affari e personaggi pubblici della Bielorussia (https://novayagazeta.ru/articles/2020/07/17/86308-vremya-zhenschin ; https://tass.ru/mezhdunarodnaya-panorama/9231073).
[15] https://www.instagram.com/p/CDoJR4DBjLx/?utm_source=ig_embed ; https://www.instagram.com/p/CD1J-PyH49F/ ; https://daily.afisha.ru/relationship/16677-vlast-nedoocenila-silu-zhenskogo-duha-kak-beloruski-stali-dvigatelem-protesta-v-strane/ ; https://daily.afisha.ru/relationship/16612-lyubim-mozham-peramozham-zhiteli-belarusi-o-protestah-vyborah-i-policeyskom-proizvole/
[16] https://daily.afisha.ru/relationship/16677-vlast-nedoocenila-silu-zhenskogo-duha-kak-beloruski-stali-dvigatelem-protesta-v-strane/
[17] https://www.bbc.com/news/world-europe-53780685 ; https://www.eastjournal.net/archives/108976 ; https://tvrain.ru/news/v_organizovannom_tihanovskoj_koordinatsionnom_sovete_po_peredache_vlasti_nazvali_datu_pervoj_vstrechi-514522/
[18] https://www.bbc.com/news/entertainment-arts-34475251 ; https://www.reuters.com/article/us-nobel-prize-literature/belarussian-writer-wins-nobel-prize-denounces-russia-over-ukraine-idUSKCN0S21AQ20151008
[19] https://web.archive.org/web/20200827004856/https://en.mediation-eurasia.pro/mediator/lilija-vlasova/ ; https://telewizjarepublika.pl/do-rady-koordynacyjnej-bialoruskiej-opozycji-weszlo-juz-600-osob,100419.html
[20] https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/279rank.html#BO
[21] https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/bo.html
[22] https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/350.html#BO
[23] https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/335.html#BO
[24] “As part of the former Soviet Union, Belarus had a relatively well-developed industrial base, but it is now outdated, inefficient, and dependent on subsidized Russian energy and preferential access to Russian markets. The country’s agricultural base is largely dependent on government subsidies. Following the collapse of the Soviet Union, an initial burst of economic reforms included privatization of state enterprises, creation of private property rights, and the acceptance of private entrepreneurship, but by 1994 the reform effort dissipated. About 80% of industry remains in state hands, and foreign investment has virtually disappeared. Several businesses have been renationalized. State-owned entities account for 70-75% of GDP, and state banks make up 75% of the banking sector. Economic output declined for several years following the break-up of the Soviet Union, but revived in the mid-2000s. Belarus has only small reserves of crude oil and imports crude oil and natural gas from Russia at subsidized, below market, prices. Belarus derives export revenue by refining Russian crude and selling it at market prices. Russia and Belarus have had serious disagreements over prices and quantities for Russian energy. Beginning in early 2016, Russia claimed Belarus began accumulating debt – reaching $740 million by April 2017 – for paying below the agreed price for Russian natural gas and Russia cut back its export of crude oil as a result of the debt. In April 2017, Belarus agreed to pay its gas debt and Russia restored the flow of crude. New non-Russian foreign investment has been limited in recent years, largely because of an unfavorable financial climate. In 2011, a financial crisis led to a nearly three-fold devaluation of the Belarusian ruble. The Belarusian economy has continued to struggle under the weight of high external debt servicing payments and a trade deficit. In mid-December 2014, the devaluation of the Russian ruble triggered a near 40% devaluation of the Belarusian ruble. Belarus’s economy stagnated between 2012 and 2016, widening productivity and income gaps between Belarus and neighboring countries. Budget revenues dropped because of falling global prices on key Belarusian export commodities. Since 2015, the Belarusian government has tightened its macro-economic policies, allowed more flexibility to its exchange rate, taken some steps towards price liberalization, and reduced subsidized government lending to state-owned enterprises. Belarus returned to modest growth in 2017, largely driven by improvement of external conditions and Belarus issued sovereign debt for the first time since 2011, which provided the country with badly-needed liquidity, and issued $600 million worth of Eurobonds in February 2018, predominantly to US and British investors” – see https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/207.html#BO.
[25] https://www.unicef.org/about/execboard/files/Belarus_DPDCPBLR3_UNDAF.pdf
[26] https://www.unicef.org/about/execboard/files/Belarus_DPDCPBLR3_UNDAF.pdf, page 27
[27] https://www.unicef.org/about/execboard/files/Belarus_DPDCPBLR3_UNDAF.pdf, page 12
[28] https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/fields/207.html#BO.
[29] “National Strategy for Sustainable Socio-Economic Development in the Republic of Belarus until 2030” – see https://www.unece.org/fileadmin/DAM/ceci/documents/2016/CECI/Presentations/Olga_Meerovskaya_Belarus.pdf
[30] https://www.researchgate.net/figure/Foreign-direct-investments-in-Belarus-2012_fig1_255910553 ; https://www.researchgate.net/figure/The-share-of-petroleum-products-in-total-Belarusian-exports-2005-2011_tbl2_255910553
[31] https://www.researchgate.net/figure/Main-trading-partners-of-Belarus-in-2012_tbl1_255910553
[32] http://globalcomment.com/what-is-russias-endgame-in-belarus/
[33] https://www.gq-magazine.co.uk/article/belarus-dictatorship-alexander-lukashenko
[34] United Nations Democracy Fund – https://www.un.org/democracyfund/
[35] https://unsdg.un.org/sites/default/files/Report_GE-Scorecard_Belarus_final.pdf, page 5 and page 19
[36] https://www.unece.org/fileadmin/DAM/ceci/documents/2016/CECI/Presentations/Olga_Meerovskaya_Belarus.pdf, pages 8-9
[37] http://www.economy.gov.by/ru/
[38] https://eeas.europa.eu/delegations/belarus/70603/statement-spokesperson-parliamentary-elections-belarus_en ; https://www.state.gov/belarus-parliamentary-elections/
[39] http://rec.gov.by/ru/vybory-2019?qt-election_2019=9#qt-election_2019
[40] https://apnews.com/b64ad02c670b44388fbfc4b4e302886d
[41] https://www.eppgroup.eu/newsroom/news/we-call-for-new-and-free-elections-in-belarus ; https://www.ohchr.org/EN/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=26162&LangID=E ; https://www.osce.org/chairmanship/460384 ; https://news.un.org/en/story/2020/08/1069852 ; https://globalnews.ca/news/7279329/pope-francis-belarus-protests/
[42] https://www.bbc.com/news/world-europe-53796989
[43] https://www.bbc.com/news/world-europe-53762995
[44] https://www.themoscowtimes.com/2020/08/10/the-people-have-been-insulted-russia-reacts-to-belarus-presidential-vote-unrest-a71098
[45] https://www.atlanticcouncil.org/blogs/ukrainealert/why-vladimir-putin-is-unlikely-to-invade-belarus/
[46] https://www.glistatigenerali.com/geopolitica/non-e-una-nuova-ucraina/ ; https://www.atlanticcouncil.org/blogs/ukrainealert/why-vladimir-putin-is-unlikely-to-invade-belarus/
[47] https://www.atlanticcouncil.org/blogs/ukrainealert/why-vladimir-putin-is-unlikely-to-invade-belarus/
[48] https://www.ft.com/content/f96fdf91-6826-4af2-923d-ff14947fcd15 ; https://www.rferl.org/a/putin-has-no-good-options-as-belarus-crisis-surges/30789859.html ; https://www.businessinsider.com/belarus-putin-no-clear-options-can-afford-waiting-2020-8?IR=T ; https://edition.cnn.com/2020/08/16/europe/putin-lukashenko-belarus-analysis-intl/index.html
[49] https://www.themoscowtimes.com/2020/08/16/belarus-leader-says-putin-offers-help-as-pressure-builds-a71160
[50] https://www.criticatac.ro/lefteast/author/volodymyr-ishchenko/ ; https://www.criticatac.ro/lefteast/contradictions-post-soviet-ukraine-failure-ukraine-new-left/
[51] https://www.glistatigenerali.com/geopolitica/lopposizione-in-bielorussia-non-e-tutta-dalla-stessa-parte/ ;
[52] https://www.glistatigenerali.com/geopolitica/non-e-una-nuova-ucraina/
[53] https://www.kleffmann.com/en/kleffmann-group/news–press/press-releases/belarus-agriculture-market-overview/
[54] https://www.kleffmann.com/en/kleffmann-group/news–press/press-releases/belarus-agriculture-market-overview/
[55] https://www.kleffmann.com/en/kleffmann-group/news–press/press-releases/belarus-agriculture-market-overview/
[56] https://www.spiegel.de/wirtschaft/belarus-alexander-lukaschenkos-schwindendes-geschaeftsmodell-a-0bfac8e5-b9ec-4aac-98bd-70851bce16a8 ; https://en.wikipedia.org/wiki/Economy_of_Belarus
[57] https://www.a1.group/de/group/weissrussland
[58] https://www.criticatac.ro/lefteast/contradictions-post-soviet-ukraine-failure-ukraine-new-left/
[59] https://www.glistatigenerali.com/geopolitica/lopposizione-in-bielorussia-non-e-tutta-dalla-stessa-parte/ ; https://www.glistatigenerali.com/geopolitica/non-e-una-nuova-ucraina/
[60] https://www.bundestag.de/resource/blob/417694/d8126eef72c5b4965c0328e89f7721b8/WD-5-054-07-pdf-data.pdf
[61] https://investinbelarus.by/de/
[62] Alexander Moshensky è il primo nelle classifiche degli imprenditori bielorussi fin dal 1992. Nato 50 anni fa a Brest, guida l’azienda (santa Impex OOO Brest) fondata nel 1993 dal padre), Mikhail Moshensky, morto nel 2000: Questo gruppo è attivo nella distribuzione alimentare, nei servizi di trasporto e logistica in Bielorussia, Ucraina e Russia, possiede una catena di ristoranti, il complesso turistico Chalet Greenwood sul Lago Bianco, un’azienda di pesca, ortaggi, gelati, bevande, semilavorati a base di carne, cui si aggiungono Santa Bremor (logistica, Russia), Santa Breeze (Moldavia). Santa Ucraina, un laboratorio agroalimentare nel distretto di Kamenets e diverse altre piccole aziende dello stesso settore, oltre ad un imponente patrimonio immobiliare (https://ej.by/rating/business2019/alexandr-moshenskiy.html ; https://www.21.by/businessman/moshenskij.html ; https://www.santabremor.com/company/ ; https://news.tut.by/economics/389873.html).
[63] Alexei Oleksin è un uomo di Lukašėnka, cui il regime ha affidato il monopolio delle sigarette (Energo-Oil, azionisti sua moglie Inna e la società statale Belneftegaz, https://udf.by/news/sobytie/166149-6-faktov-o-nepublichnom-biznesmene-kotoromu-lukashenko-doveril-torgovlyu-sigaretami.html ; https://udf.by/news/economic/197876-horoshij-biznes-na-durakah-i-debilah.html). Ex capo del dipartimento delle risorse energetiche e dei prodotti petroliferi della Belvneshtorginvest, che appartiene alla Presidenza della Bielorussia, dal 1° giugno 2018 Energo-Oil vende in esclusiva i prodotti Philip Morris, ottenendo la licenza per decreto presidenziale al posto dell’azienda statale Belarustorg (https://ej.by/rating/business2019/alexey-olexin.html , https://news.tut.by/economics/594678.html). Le principali attività di Oleksin sono: trading di prodotti petroliferi, sigarette (Tabakerka), lavorazione della carne (Veles-Meat), hotel e ristoranti (Syabry), banche (possiede il 98.97% della MTBank tramite la MTB Investments Holdings Ltd. Limassol: fatturato 2018 BYN 1,1 miliardi – circa $ 550 milioni, https://news.tut.by/economics/594678.html , https://kyky.org/news/u-vladeltsa-vseh-tabakerok-v-belarusi-nashli-elitnoe-zhilie-ryadom-s-lebezhim-skolko-ono-stoit ; https://udf.by/news/economic/197876-horoshij-biznes-na-durakah-i-debilah.html), logistica (Bremino Group, https://news.tut.by/economics/556529.html , https://news.tut.by/economics/594678.html), più altre attività che lui e Inna gestiscono a Riga (biocarburanti, birra, supermercati: Mamas D è tra le prime 500 società della Lettonia con un fatturato di circa 30 milioni di euro, https://udf.by/news/sobytie/166149-6-faktov-o-nepublichnom-biznesmene-kotoromu-lukashenko-doveril-torgovlyu-sigaretami.html , https://udf.by/news/economic/197876-horoshij-biznes-na-durakah-i-debilah.html ; https://ej.by/rating/business2019/alexey-olexin.html). Insieme al figlio del presidente, Viktor Lukašėnka, ed al figlio del procuratore generale russo Artyom Chaika, Oleksin organizza raduni di motociclisti – organizzazioni spesso legate al neonazismo – e l’azienda che organizza i raduni, la Moto Event, ha la sede negli uffici di Oleksin (https://news.tut.by/economics/608311.html ; https://www.intex-press.by/2019/05/13/viktor-lukashenko-s-belorusskimi-biznesmenami-priehal-v-voronezh-na-otkrytie-motosezona-foto/).
[64] Alexander Zaitsev è socio di Alexei Oleksin e Nikolai Vorobey in Bremino Group. Nel 2018 ha creato la AZ Fertilizer (https://ej.by/rating/business2019/alexandr-zaytsev.html). Ex assistente di Lukašėnka per la sicurezza nazionale, grande amico di figlio più grande del Presidente (https://by.tribuna.com/tribuna/blogs/editors/2607046.html). Oltre ad essere socio di Bremino, possiede il Sohra Group, le aziende di logistica Berestovitsa e Bruzgi ed ha recentemente completato un progetto da 220 milioni di dollari per creare una zona economica speciale vicino a Orsha. Sohra Overseas Ltd è registrata negli Emirati Arabi Uniti e vende macchinari, materiali da costruzione e prodotti alimentari bielorussi nei paesi del Golfo (https://ej.by/rating/business2019/alexandr-zaytsev.html). Lo stesso Zaitsev è residente a Dubai da 10 anni, ed ha anche interessi commerciali in Africa nell’estrazione dell’oro (Sohra Mining Dubai), in Sudan ed in Ghana (RMG Mining e Bar.Bra Mining, https://by.tribuna.com/tribuna/blogs/editors/2607046.html).
[65] https://news.tut.by/economics/638603.html
[66] http://www.eesc.lt/uploads/news/id399/Bell%207%20(7)%20(2009).pdf ; https://www.criticatac.ro/lefteast/contradictions-post-soviet-ukraine-failure-ukraine-new-left/ ; https://www.glistatigenerali.com/geopolitica/non-e-una-nuova-ucraina/
[67] Dietmar Petzina, „Die Verantwortung des Staates für die Wirtschaft“, Bochumer Schriften zur Unternehmens- und Industriegeschichte“, Band 8, Klartext Verlag, Essen 2000 – https://www.klartext-verlag.de/zusatzangebote/978-3-88474-869-5.pdf
[68] “По состоянию на 2013 год , белорусская промышленность была нанесена с тяжелым перепроизводством : его непроданные товары запасы оцениваются на сумме не менее $ 3,8 млрд в том числе 20000 непроданных белорусских тракторов” (A partire dal 2013, l’industria bielorussa è stata afflitta dalla grave sovrapproduzione: le sue scorte di beni tuttora in giacenza è stimato in almeno 3.8 miliardi di dollari, tra cui 20.000 trattori “Belarus” invenduti) – see https://ru.qwe.wiki/wiki/Economy_of_Belarus#Energy
[69] https://www.resetdoc.org/it/story/bielorussia-crisi-economica-e-crisi-politica-camminano-a-braccetto/
[70] https://www.resetdoc.org/it/story/bielorussia-crisi-economica-e-crisi-politica-camminano-a-braccetto/
[71] http://www.eurasianbusinnessdispatch.com/ita/archivio/La-crisi-del-Rublo-e-la-svalutazione-delle-valute-centroasiatiche-di-Dario-Delbo-74-ITA.asp
[72] https://www.finanzaonline.com/forum/arena-club/1305486-bielorussia-svaluta-la-propria-moneta-del-50-1-giorno.html
[73] https://it.euronews.com/2011/06/14/proteste-in-bielorussia-contro-i-blocchi-all-export
[74] https://www.unicef.org/about/execboard/files/Belarus_DPDCPBLR3_UNDAF.pdf
[75] https://greenreport.it/_archivio2011/index.php?page=default&id=11369
[76] I suoi residenti sono esenti da tutte le imposte sulle società, sia quella sul reddito (18%) che l’IVA (20%), hanno un Fondo Pensione speciale, i dipendenti pagano l’imposta sul reddito ad aliquota ridotta (9% invece del 13%), le aziende hanno il diritto di assumere cittadini stranieri (https://www.forbes.ru/tehnologii/407869-ne-hotim-platit-nalogi-na-kotorye-zakupayut-granaty-dlya-omona-pochemu-it-kompanii)
[77] https://www.forbes.ru/tehnologii/407869-ne-hotim-platit-nalogi-na-kotorye-zakupayut-granaty-dlya-omona-pochemu-it-kompanii
[78] https://www.euronews.com/2020/08/07/minsk-s-hi-tech-park-a-symbol-of-growing-inequality-in-lukashenko-s-belarus
[79] https://www.rferl.org/a/another-casualty-of-the-brutal-belarus-crackdown-minsk-s-thriving-it-sector-/30782256.html ; https://www.spiegel.de/international/world/the-minsk-tiger-lukashenko-s-high-tech-ambitions-for-belarus-a-668405.html
[80] https://thebell.io/ajtishniki-protiv-lukashenko-pochemu-vosstali-samye-blagopoluchnye-belorusy
[81] https://thebell.io/ajtishniki-protiv-lukashenko-pochemu-vosstali-samye-blagopoluchnye-belorusy
[82] https://pledgetimes.com/search-begins-in-the-house-of-the-fugitive-leader-of-the-belarusian-opposition/
[83] Arkady Dobkin è il secondo uomo più ricco di Bielorussia, CEO di EPAM Systems Group (https://www.epam.com/) di Newtown, Pennsylvania (https://www.nytimes.com/2017/10/05/world/europe/belarus-minsk-technology.html). Ha iniziato a Minsk, lavorava come programmatore per un’azienda statale (https://www.epam.com/about/who-we-are/leadership/board-of-directors/arkadiy-dobkin). Nel 1991 è emigrato negli Stati Uniti, dove ha lavorato per Prudential, Colgate e SAP Labs, per poi fondare EPAM (https://www.epam.com/about/who-we-are/leadership/board-of-directors/arkadiy-dobkin). La centrale di EPAM è a Minsk (https://www.belrynok.by/2020/08/12/arkadij-dobkin-vsya-rukovodyashhaya-komanda-epam-pristalno-sledit-za-razvitiem-situatsii-i-mgnovenno-reagiruet-na-nee/), dove lavorano più di 6000 tecnici (https://www.nytimes.com/2017/10/05/world/europe/belarus-minsk-technology.html), a New York è rimasto un ufficio per giustificare la quotazione a Wall Street (https://www.forbes.ru/tehnologii/407869-ne-hotim-platit-nalogi-na-kotorye-zakupayut-granaty-dlya-omona-pochemu-it-kompanii).
[84] Viktor Kisly è nato il 3 agosto del 1976 a Minsk, ed è il fondatore (1998, https://gazetaby.com/post/kak-viktor-kislyj-perestal-byt-belorusom/121044/), comproprietario (Viktor suo padre Vladimir posseggono il 70% della società, https://ej.by/rating/business2018/kisly.html) e direttore generale di Wargaming.net, uno tra i più grandi sviluppatori di videogiochi al mondo (come “World of Tanks”, http://gotominsk.wargaming.com/ru/about/#!vacancy=undefined ; https://ej.by/rating/business2019/kisly.html ; https://gazetaby.com/post/kak-viktor-kislyj-perestal-byt-belorusom/121044/) – e dà lavoro ad oltre 4000 persone (http://gotominsk.wargaming.com/ru/about/our-locations/# , https://wargaming.com/ru/about/). Nel 2011, la sede della società è stata trasferita a Cipro (insieme alla famiglia Kisly), ma Minsk rimane il “cuore” di Wargaming (https://gazetaby.com/post/kak-viktor-kislyj-perestal-byt-belorusom/121044/). Nel 2012 Viktor Kisly, insieme a Wilbur Ross, Daniel Lab e Viktor Vekselberg, ha preso parte alla salvataggio delle banche cipriote (https://itc.ua/news/sozdatel-world-tanks-viktor-kislyiy-stal-dollarovyim-milliarderom/ ; https://www.rbc.ru/technology_and_media/19/11/2014/546c8a0dcbb20f379f985640). Sicché Wargaming ora controlla il 17% di Hellenic Bank (la seconda banca di Cipro), e Kisly è il CEO della holding di Nicosia (https://ej.by/rating/business2018/kisly.html). Nell’ottobre del 2016, la Camera di Commercio di Nicosia ha dato a Wargaming Group un premio per il suo contributo allo sviluppo della capitale – non solo per le banche, ma anche per la restaurazione di Demosthenes Severi Avenue, dove la sede di Wargaming è alta 75 metri (edificio acquisito nel 2013 per 20 milioni di Euro, https://gazetaby.com/post/kak-viktor-kislyj-perestal-byt-belorusom/121044/).
[85] Viktor Prokopenya è nato a Minsk nel 1983, ora vive a Londra. Ha sette lauree o diplomi di istruzione superiore (https://24smi.org/celebrity/4691-viktor-prokopenia.html). Nel 2001 ha creato la società di software Viaden Media, poi venduta al miliardario israeliano Teddy Sagi (https://probusiness.io/strategy/3146-chem-zanimaetsya-it-predprinimatel-viktor-prokopenya-k-kotoromu-segodnya-prikhodil-prezident.html), ed ha fondato le società di investimento VP Capital Ltd. Limassol e VP Capital OOO Minsk (https://ej.by/rating/business2019/prokopenia.html). È l’autore del testo del decreto bielorusso sull’economia digitale (https://meduza.io/feature/2017/12/23/aytishnyy-gonkong-dlya-slavyanskogo-mira). Premiato dal Parlamento britannico (https://www.strategeast.org/strategeast-presented-the-legal-westernization-award-to-technology-entrepreneur-and-venture-investor-viktor-prokopenya/), tra il 2016 ed il 2017 è il maggior contribuente fiscale bielorusso (https://ej.by/rating/business2019/prokopenia.html ; https://finance.tut.by/news593883.html). Nel dicembre del 2016, Viktor Prokopenya e Larnabel Enterprises di Said Gutseriev hanno lanciato di progetti congiunti d’intelligenza artificiale (AI), tra cui Astro Digital, un team che sviluppa sia i satelliti che il monitoraggio in tempo reale della superficie terrestre, con sede presso il NASA Ames Aerospace Research Center della California (https://probusiness.io/strategy/3146-chem-zanimaetsya-it-predprinimatel-viktor-prokopenya-k-kotoromu-segodnya-prikhodil-prezident.html  https://ej.by/rating/business2019/prokopenia.html).
[86] Dmitry Shelengovsky è giovanissimo (35 anni), ed è socio di Viktor Prokopenya e Vadim Nekhai in Banuba Development e Camera First – due start-up che sviluppano videogiochi giochi di realtà aumentata per dispositivi mobili (https://ej.by/rating/business2019/dmitriy-shelengovskiy.html.) La società di Shelengovsky, la Playgendary Development di Minsk (con filiali a Mosca e San Pietroburgo, a Kiev, Odessa, Kharkov, Lvov, e persino a Monaco, dove vive Shelengovsky), nel 2018 è diventata uno dei tre maggiori editori di giochi per cellulari degli Stati Uniti. Tra il gennaio e l’ottobre del 2018 le sue applicazioni da App Store e Google Play hanno superato i 350 milioni di downloads (https://dev.by/news/plagendary-350mln).
[87] Alexander Minets (nato nel 1984) è il co-fondatore e Direttore Tecnico di Gismart Group, l’azienda leader delle applicazioni musicali mobili (Gismart Minsk, Gismart Marketing, Minsk e Gismart Ltd Londra – dove, da 4 anni, vive Minets, https://42.tut.by/671263). Nel 2019 ha formato un’alleanza strategica con Appodeal; Gismart e Appodeal hanno lanciato un programma congiunto di pubblicazione di app e giochi, ed i prodotti dell’alleanza sono stati scaricati oltre 150 milioni nel 2019, oltre 500 milioni di volte dalla fondazione di Gismart, che oggi conta oltre 300 dipendenti (https://ej.by/rating/business2019/alexandr-minets.html).
[88] Lyubov Pashkovskaya è (secondo “Forbes”, https://officelife.media/news/the-ceo-of-the-belarusian-it-company-got-into-the-forbes/) una delle più importanti imprenditrici di hi-tech del mondo. Ha iniziato la carriera nella Viaden di Viktor Propopenya e, nel 2013, insieme a due tecnici di Viaden (Igor Yudin e Natalya Bakhar) ha creato Red Rock Apps, che realizza apps nel settore della salute e del fitness (https://42.tut.by/651164 , https://dev.by/news/verv) e, dal 2018, quando ha cambiato nome in Verv, è diventata leader mondiale del segmento: viene scaricato più di Fitbit o Nike. Il fatturato annuale dell’azienda è di 30 milioni di dollari (https://officelife.media/news/the-ceo-of-the-belarusian-it-company-got-into-the-forbes/).
[89] https://web.archive.org/web/20131110022852/http://landofancestors.com/news/302-belaz-produced-the-worlds-largest-dump-truck-with-450-tons-load-capacity.html
[90] https://www.belarus.by/rel_image/383
[91] http://www.belazia.sg/uploads/userfiles/files/history_EN.pdf
[92] https://steelguru.com/steel/belaz-truck-to-hold-first-belarusian-ipo/258005
[93] https://web.archive.org/web/20160215161652/http://belarusdigest.com/story/belarusian-machine-building-once-nations-pride-now-burden-21081
[94] https://web.archive.org/web/20160215161652/http://belarusdigest.com/story/belarusian-machine-building-once-nations-pride-now-burden-21081
[95] https://web.archive.org/web/20160215161652/http://belarusdigest.com/story/belarusian-machine-building-once-nations-pride-now-burden-21081
[96] https://www.automotivelogistics.media/geely-joint-venture-opens-biggest-car-plant-in-belarus/19755.article
[97] http://zhitkovichi.gov.by/special/en/republic-en/view/ambassador-abdolhamid-fekri-iran-to-implement-several-large-scale-projects-in-belarus-922/
[98] http://iran-times.com/belarus-says-irans-samand-car-is-junk/
[99] https://web.archive.org/web/20160215161652/http://belarusdigest.com/story/belarusian-machine-building-once-nations-pride-now-burden-21081
[100] https://naviny.belsat.eu/en/news/iran-wants-to-buy-belaz-trucks-and-belarusian-electric-buses/
[101] https://belarusdigest.com/story/can-new-companies-replace-state-giants-in-belarus/
[102] http://www.napinfo.ru/en/news/cis/iran-khodro-may-return-in-russia-via-belarus
[103] http://www.belaz.by/upload/userfiles/BELAZ_2018_IFRS_Audit_RUS_issued.pdf
[104] https://web.archive.org/web/20131110022852/http://landofancestors.com/news/302-belaz-produced-the-worlds-largest-dump-truck-with-450-tons-load-capacity.html
[105] http://www.kali.by/en/
[106] https://de.wikipedia.org/wiki/Belaruskali
[107] https://eng.belta.by/economics/view/belaruskali-excluded-from-belneftekhim-concern-1025-2014
[108] http://kali.by/upload/Charter%20of%20Belaruskali.pdf, page 1
[109] https://eng.belta.by/economics/view/belaruskali-excluded-from-belneftekhim-concern-1025-2014
[110] http://kali.by/upload/Charter%20of%20Belaruskali.pdf, page 4
[111] https://belarusinfocus.info/economy/controlling-stake-belaruskali-will-not-be-sold
[112] http://www.kali.by/en/
[113] https://belarusdigest.com/story/belaruskali-the-enterprise-that-saved-belarus-in-2015/
[114] https://belarusdigest.com/story/belaruskali-the-enterprise-that-saved-belarus-in-2015/
[115] http://belpc.by/en/about-us/akczioneryi.html
[116] https://web.archive.org/web/20120614021758/http://www.belpc.by/en/about/shareholders/
[117] www.uralkali.com
[118] https://it.euronews.com/2017/12/04/benvenuti-a-berezniki-la-citta-che-sta-scomparendo-inghiottita-dalla-terra
[119] https://belinstitute.com/index.php/en/article/belaruss-potash-sector-reasons-and-consequences-break-uralkali
[120] http://krugloe.mogilev-region.by/en/republic-en/view/belarus-export-of-potash-fertilizers-down-192-in-january-october-5490-2012/
[121] https://www.lexology.com/library/detail.aspx?g=f640312a-962e-4e16-853b-ec294133a247
[122] https://www.uralkali.com/press_center/company_news/item300713/
[123] https://www.faz.net/aktuell/finanzen/aktien/kali-aktien-uralkali-sorgt-fuer-turbulenzen-12312390.html ; https://belinstitute.com/index.php/en/article/belaruss-potash-sector-reasons-and-consequences-break-uralkali
[124] https://www.welt.de/newsticker/bloomberg/article119420832/Verhaftung-von-Uralkali-Chef-sorgt-fuer-diplomatische-Spannungen.html
[125] http://hungary.mfa.gov.by/en/embassy/news/ed192d6cedec5e10.html
[126] https://www.spiegel.de/wirtschaft/unternehmen/konkurrent-von-k-s-uralkali-chef-baumgertner-in-haft-a-919016.html ; https://archive.vn/20130827103750/http://www.faz.net/agenturmeldungen/unternehmensnachrichten/uralkali-ceo-bleibt-zwei-monate-in-haft-agentur-12548451.html
[127] https://belarusdigest.com/story/the-baumgertner-affair-an-oligarchic-win-win/
[128] https://eng.belta.by/president/view/lukashenko-there-will-be-changes-but-they-have-to-be-civilized-131325-2020/
[129] http://belpc.by/en/about-us/akczioneryi.html
[130] https://eng.belta.by/economics/view/belaruskali-chinese-migao-set-up-enterprise-to-make-potassium-nitrate-125668-2019/
[131] https://eng.belta.by/president/view/lukashenko-there-will-be-changes-but-they-have-to-be-civilized-131325-2020/
[132] https://eng.belta.by/president/view/lukashenko-there-will-be-changes-but-they-have-to-be-civilized-131325-2020/
[133] http://www.kali.by/en/
[134] https://www.statista.com/statistics/439006/total-demand-for-potash-fertilizer-worldwide-prediction/
[135] https://aei.ag/2019/03/25/higher-fertilizer-prices-in-2019/
[136] http://www.kali.by/en/products/ ; http://www.kali.by/en/production/technology/ ; http://www.kali.by/en/production/main_production/
[137] http://www.kali.by/en/production/
[138] https://www.cia.gov/library/publications/resources/the-world-factbook/geos/print_bo.html
[139] https://www.reuters.com/article/us-belarus-election-potash/belaruskali-mines-halting-potash-output-as-belarus-workers-strike-tass-idUSKCN25E1E5
[140] https://www.tagesschau.de/ausland/minsk-proteste-105.html
[141] http://www.europe-solidaire.org/spip.php?article54482 ; https://www.criticatac.ro/lefteast/author/volodymyr-ishchenko/
[142] https://time.com/5880593/belarus-protests-lukashenko/ ; https://www.bbc.com/news/world-europe-53831663 ;
[143] https://www.rbc.ru/rbcfreenews/5f44e4039a79474f8dd12795
[144] https://www.web24.news/u/2020/08/lukashenko-threatens-the-eu-with-counter-sanctions-and-the-russian-military.html
[145] https://daily.afisha.ru/news/40868-putin-sformiroval-silovoy-rezerv-dlya-pomoschi-belarusi/?utm_source=email&utm_medium=adaily_daily&utm_campaign=27-08-2020
[146] https://daily.afisha.ru/news/40861-eto-glupost-rektor-mgu-otkazalsya-lishat-lukashenko-zvaniya-pochetnogo-professora-universiteta/?utm_source=email&utm_medium=adaily_daily&utm_campaign=27-08-2020
[147] https://meduza.io/news/2020/09/05/v-belarusi-arestovany-rukovoditeli-pandadoc-osnovatel-it-kompanii-ob-yavil-ob-evakuatsii-sotrudnikov-iz-strany
[148] https://lb.ua/world/2012/09/17/170761_lukashenko_podarit_emiru_katara_les.html
[149] https://www.mil.by/en/news/44340/
[150] https://eng.belta.by/society/view/aircraft-brings-humanitarian-aid-from-qatar-to-belarus-131302-2020/
[151] http://qatar.mfa.gov.by/en/bilateral_relations/political/
[152] https://time.com/5880593/belarus-protests-lukashenko/ ; https://www.bbc.com/news/world-europe-53831663 ;
[153] https://ej.by/news/politics/2020/08/28/zazhralis-lukashenko-poobeschal-pokazat-litve-chto-takoe.html
[154] https://english.alarabiya.net/en/News/world/2020/09/05/US-troops-arrive-in-Lithuania-for-military-exercises-as-Belarus-tensions-mount-
[155] https://catholic.by/3/news/belarus/12085-b-skup-yuryj-kasabutsk-zaya-lyae-pratest-na-dzeyann-s-lavykh-struktur-na-terytory-chyrvonaga-kastsjola
[156] https://lenta.ru/news/2020/07/20/vyvezla/ ; https://udf.by/news/politic/215714-detej-svetlany-tihanovskoj-vyvezli-iz-belarusi-v-evrosojuz.html, https://news.tut.by/economics/693420.html ; https://twitter.com/ValeryTsepkalo?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1294780166808494089%7Ctwgr%5E&ref_url=https%3A%2F%2Fnews.tut.by%2Feconomics%2F696863.html ; https://twitter.com/dw_russian/status/1296760344447197184 ; https://news.tut.by/economics/696863.html
[157] https://www.svoboda.org/a/30814988.html
[158] https://daily.afisha.ru/news/41004-viktor-babariko-i-mariya-kolesnikova-obyavili-o-sozdanii-novoy-partii-ona-nazyvaetsya-vmeste/?utm_source=email&utm_medium=adaily_daily&utm_campaign=01-09-2020
[159] https://www.bbc.com/russian/news-53973434 ;

https://rg.ru/2020/08/16/lukashenko-zaiavil-o-gotovnosti-provesti-reformy.html
[160] https://www.gazeta.ru/politics/2020/08/20_a_13203295.shtml ; https://www.pravda.com.ua/rus/articles/2020/08/12/7262719/ ;

https://kapital-rus.ru/articles/article/putin_zaplatit_8_mlrd_dollarov_za_sankcii_es_protiv_lukashenko/ ;
[161] https://www.bbc.com/russian/features-53718822 ;

https://www.gazeta.ru/politics/2020/08/16_a_13197067.shtml
[162] https://www.worldometers.info/coronavirus/country/belarus/ ; https://www.worldometers.info/coronavirus/country/russia/
[163] https://www.agi.it/estero/news/2020-08-11/annuncio-russia-vaccino-coronavirus-test-figlia-putin-9390856/
[164] https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/07/28/bielorussia-il-negazionista-lukashenko-ha-avuto-il-covid-superato-stando-in-piedi-senza-sintomi/5883212/
[165] http://www.rumorifuoriscena.tv/stallo-alla-messicana-origine-e-storia-del-triello/
[166] https://www.reuters.com/article/us-belarus-election-poland-tsepkalo/belarusian-activist-to-press-fight-against-lukashenko-in-league-with-opposition-leader-idUSKCN25F1NJ
[167] https://ru.euronews.com/2020/08/12/ru-veronika-tsepkalo-interview
[168] https://tass.com/world/1191843 ; https://www.intellinews.com/former-belarus-presidential-hopeful-valery-tsepkalo-exhorts-32-world-leaders-to-act-188811/ ; https://www.nationalreview.com/2020/07/interview-valery-tsepkalo-opposition-candidate-president-belarus/
[169] https://novayagazeta.ru/news/2020/08/31/164029-mariya-kolesnikova-i-chleny-shtaba-viktora-babariko-ob-yavili-o-sozdanii-politicheskoy-partii-vmeste
[170] https://belarusdigest.com/story/the-unexpected-rise-of-belarusian-universities-in-international-rankings/
[171] https://www.unep.org/
[172] https://www.unepfi.org/events/regions-events/europe-events/international-conference-on-sustainable-development-of-countries-with-economies-in-transition/
[173] https://www.unepfi.org/events/regions-events/europe-events/international-conference-on-sustainable-development-of-countries-with-economies-in-transition/
[174] https://www.unep.org/regions/europe
[175] https://www.unenvironment.org/news-and-stories/blogpost/belarus-builds-infrastructure-effectively-manage-chemicals
[176] https://www.unenvironment.org/pt-br/node/22040
[177] https://www.unenvironment.org/news-and-stories/blogpost/belarus-builds-infrastructure-effectively-manage-chemicals
[178] https://www.unenvironment.org/pt-br/node/22040
[179] https://daily.afisha.ru/news/41146-tihanovskaya-poprosila-oon-o-pomoschi-oni-prizvala-ostanovit-narushenie-prav-cheloveka-v-belarusi/?utm_source=email&utm_medium=adaily_daily&utm_campaign=04-09-2020
[180] https://daily.afisha.ru/news/41146-tihanovskaya-poprosila-oon-o-pomoschi-oni-prizvala-ostanovit-narushenie-prav-cheloveka-v-belarusi/?utm_source=email&utm_medium=adaily_daily&utm_campaign=04-09-2020
[181] https://www.un.org/en/sections/un-charter/chapter-xi/index.html
[182] https://peacekeeping.un.org/en/mandates-and-legal-basis-peacekeeping
[183] https://peacekeeping.un.org/en/role-of-security-council
[184] https://peacekeeping.un.org/sites/default/files/past/unamsil/index.html
[185] https://peacekeeping.un.org/en/mission/monusco

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