Diritti

Catalogna: questioni di logica

1 Ottobre 2017

In queste ore si sprecano le dichiarazioni sulla Catalogna, a favore e contro. Ci soffermiamo su un’incoerenza, che mette in dubbio le capacità logiche dei protagonisti.

Innanzi tutto, il tribunale costituzionale dichiara che non è possibile un referendum sull’indipendenza. L’autodeterminazione dei popoli valendo solo in caso di invasionerepressione, discriminazione, e genocidi, non sembra che la Catalogna, da sola, possa secedere dalla Spagna. I casi di Timor Est e del Kosovo, che abbiamo visto in questo secolo, sono molto diversi. Perciò, senza un accordo politico, nessun referendum può essere indetto e, se indetto, non ha nessun valore. Più chiaro di così…

Per i catalani, che hanno dalla loro una storia e un’identità locale molto forte, imperniata intorno alla loro lingua, il referendum avrebbe però avuto un forte valore simbolico. Lo stesso, probabilmente, per Madrid, ma in senso negativo. Ecco perché i primi hanno deciso di non rinunciarvi, contribuendo ad esacerbare, tra i secondi, gli animi dei nostalgici di Franco.

Non me ne vogliano i lettori spagnoli se definisco così le legittime forze dell’ordine (quelle catalane hanno deciso di disobbedire), e i legittimi politici di Madrid. Come definire, altrimenti, l’arroganza e la violenza cui abbiamo assistito? C’era bisogno di trascinare gli anziani, manganellare cittadini illusi di votare, spaccare tutto, sparare (proiettili di gomma), rompere le dita, compiere atti di sessismo? No, non ne avevamo bisogno. Le forze dell’ordine inviate dal governo centrale hanno agito non in difesa dei cittadini, bensì abusando di loro, come sempre accade quando si lascia intuire l’impunità dietro ogni atto di questo tipo. La tenuta della democrazia spagnola, non in quanto governo della maggioranza bensì in quanto sistema di garanzie dei diritti, ne risulta indebolita.

Il referendum, se avesse avuto luogo, sarebbe stato illegale, si diceva a Madrid, e quindi di nessun valore. Evidentemente così non deve essere, visto l’impegno che è stato profuso nell’impedirne lo svolgimento.

Eppure, eppure: o ha valore, visto che non vuoi che si tenga, oppure no, e allora lascia fare. Invece lo si impedisce con la violenza (tutto regolare, e l’impiego della forza sarebbe proporzionato) e se ne nega il valore (non avrebbe avuto luogo alcunché, secondo alcuni). Ecco l’errore logico, e il dramma politico di queste ore. Sembra che tutti abbiano perso la capacità di ragionare valutando le conseguenze dei loro atti e il senso delle loro dichiarazioni.

I nazionalisti non avrebbero mai ottenuto l’indipendenza, e la gente che abita in Catalogna non avrebbe chiesto la secessione, ma solo un’autonomia sempre più spinta. Da oggi, però, le cose saranno diverse. In Spagna si è rotto qualcosa, e non solo i vetri delle scuole.

 

 

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