Diritti
Caso Navalny, quando la politica non ammette il dissenso
“Le macchine che danno l’abbondanza ci hanno lasciati nel bisogno. La nostra sapienza ci ha reso cinici, l’intelligenza duri e spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che macchine, l’uomo ha bisogno di umanità. Più che intelligenza, abbiamo bisogno di dolcezza e bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto.”
“Vittima di un crimine inteso a metterlo a tacere, un tentato omicidio con un agente nervino”, parole dure pronunciate dalla cancelliera Angela Merkel. “Atto spregevole e codardo”, rincara la dose la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Layen, riferendosi all’avvelenamento dell’attivista politico russo Navalny, che al momento si trova in un ospedale siberiano, collegato a un ventilatore in condizioni gravi ma stabili.
Si tratterebbe di avvelenamento con il Novichok, la stessa sostanza usata nel 2018 contro l’ex spia Sergei Skripal e la figlia Yulia, avvelenati a Salisbury, nel Regno Unito.
Il più famoso oppositore di Putin, un avvocato di formazione, da tempo è alla testa di campagne anticorruzione, nel corso delle quali ha accusato il partito Russia Unita di essere un posto per “truffatori e ladri” e Putin di “succhiare via il sangue dalla Russia”. Malgrado sia un avversario di Putin, Navalny è una figura controversa anche all’interno dell’opposizione a causa delle sue posizioni nazionaliste. Nel 2014, per esempio, sostenne che l’annessione della Crimea era ormai irreversibile.
Al momento dell’avvelenamento, Navalny stava rientrando a Mosca dopo aver fatto campagna in Siberia, in uno dei suoi molti tentativi di espandere l’opposizione a Putin dai territori urbani, dove è più radicata, verso i territori russi più rurali e remoti.
Navalny ha anche cercato di sfidare direttamente Putin alle elezioni presidenziali del 2018, ma la sua candidatura è stata esclusa a causa di una condanna per malversazione di fondi pubblici.
Lo scorso giugno Navalny aveva descritto il referendum costituzionale russo come “un colpo di stato” e una “violazione della costituzione”. La nuova Costituzione russa, che è stata approvata dai cittadini con il 78% dei voti favorevoli, permetterà a Putin di restare presidente fino al 2036, quando avrà 83 anni.
Berlino è pienamente coinvolta nel progetto Nord Stream 2, il cosiddetto ‘gasdotto della discordia’ che collegherà la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico. L’infrastruttura, completa al 90%, entrerà in funzione dal 2021, ma alla luce del caso Navalny, aumentano di ora in ora le pressioni sul governo tedesco perché fermi il progetto in modo da dare un segnale politico forte al Cremlino.
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