Diritti
Carceri siciliane: «Strutture inadeguate e carenza di personale»
Lo afferma Donatella Corleo, attivista del Partito Radicale che, nel mese di agosto, ha visitato le principali strutture carcerarie dell’isola
Cinquantotto. È il numero, al momento in cui scriviamo, dei suicidi avvenuti tra le mura di un istituto penitenziario. È più che mai evidente che si tratti di problema serio, anzi drammatico, ma in campagna elettorale non ne parla nessuno. Questa scansione numerica crescente mi fa tornare alla memoria un’altra drammatica scansione numerica crescente, quel count-up che registrò nel 1982 il quotidiano “L’ORA” quando mise giornalmente in prima pagina un numero che alla Palermo di allora, seppur reale, sembrava quasi un semplice e banale fatto cronaca. In quel 1982 il numero di morti ammazzati dalla mafia cresceva giorno dopo giorno per arrivare a 79 il 4 agosto, 93 l’11 agosto e a 100 il 26 agosto. La risposta dello Stato, dapprima inerme di fronte a tale mattanza, non tardò ad arrivare ma, per tornare ai suicidi in carcere, in questo caso continua a essere blanda e a confermare, indirettamente, che la popolazione carceraria continua ad essere privata dei basilari diritti e che, in fin dei conti, la maggior parte dei cittadini è avulsa al rispetto dei diritti civili subordinandolo ad uno schema bigotto e borghese che non dovrebbe più appartenere alla società attuale. In fin dei conti ha commesso un reato e deve espiare la pena, sembra il retro pensiero dilagante senza ricordare, spesso in maniera strumentale, che la popolazione carceraria, al di là dei reati per i quali sta scontando la pena, non può essere privata dei propri diritti civili e costituzionali che sembrano essere relegati al di fuori della struttura.
«Se con la riforma della Sanità in carcere, il tema del disagio mentale è rimandato ai presidi sanitari e ai colleghi dell’azienda, la complessità del suicidio rende necessario un lavoro di staff che male si fa con chi è presente poco in termini di ore e di visibilità. Inoltre, per provare a incidere sulle molteplici cause di fatti così gravi è necessario a nostro avviso saper leggere il contesto per agire anche con e sull’organizzazione» ha scritto David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi, in una lettera inviata al capo dipartimento del Dap, Carlo Renoldi, per offrire il contributo della professione che rappresenta, a meno di due settimane dalla nuova circolare del Dap sulla prevenzione dei suicidi in carcere.
Ma qual è la situazione all’interno delle strutture carcerarie? Al di là dei report statistici ufficiali, le uniche voci imparziali sono quelle di chi, da sempre, ha fatto di questo dramma dimenticato dai molti un impegno morale e civile. Associazioni come “Nessuno tocchi Caino”, “Antigone” e altre oltre al Partito Radicale, costantemente visitano le strutture mettendo in evidenza sia le esperienze positive sia i loro limiti oggettivi. Nello specifico, il Partito Radicale, durante il mese di agosto, ha visitato molte strutture carcerarie in tutta Italia. In Sicilia, nello specifico, sono state visitate le strutture di Palermo, Ucciardone e Pagliarelli, di Termini Imerese, Catania, Trapani, Castelvetrano e Siracusa.
Ne abbiamo parlato con Donatella Corleo, attivista del Partito Radicale che ha partecipato a queste visite che avevano, come tema, “No alla custodia cautelare che genera sovraffollamento e fuori i malati psichiatrici”.
In estrema sintesi, qual’è la situazione delle strutture dell’isola?
«Strutture inadeguate e carenza di personale».
Qual’è il vostro giudizio complessivo rispetto agli anni precedenti?
«La situazione delle carceri siciliane è nota da anni. Nel tempo, la parlamentare Rita Bernardini ha presentato fiumi d’interrogazioni parlamentari su tutti gli istituti siciliani che non hanno mai avuto risposta. Rispetto allo scorso anno, possiamo dire che è come se fosse avvenuta una regressione. È evidente che il Covid ha generato disagi ma l’inadeguatezza delle strutture e, come dicevo prima, la carenza di personale ha abbassato ulteriormente la vivibilità. Pensiamo semplicemente al grande caldo, tipico dei mesi estivi in Sicilia e ci rendiamo conto che poche “stanze”, come oggi si definiscono le celle, sono munite di ventilatori “stanze” nelle quali non c’è quasi mai un telefono a disposizione. Non c’è nessuna pretesa che ci siano i confort tipici degli hotel a cinque stelle, ma ci troviamo di fronte a livelli di vivibilità che non sono degni nemmeno di una stamberga senza alcuna stella. Altro esempio è quello relativo allo spazio a disposizione degli ospiti nelle “stanze”. Spesso si tratta di “spazio lordo”, ossia di uno spazio calcolato senza tenere conto che letti, armadietti e quant’altro limitano molto la c.d. superficie calpestabile e, invece, bisognerebbe lavorare su questo valore e non sulla superficie dell’ambiente vuoto».
Parlavi prima della carenza di personale. Qual’è la situazione?
«In quasi tutti gli istituti c’è carenza di personale ma devo sottolineare che quelli presenti lavorano con competenze, professionalità e, dato non trascurabile, umanità. A Catania, per esempio, la Polizia Penitenziaria è sotto organico del 35%. È inevitabile che, nonostante la loro straordinarietà, i pochi educatori non riescono a seguire tutti i casi. Mancano dappertutto gli psichiatri, nonostante si sia in presenza di casi conclamati e individuazioni di situazioni border-line. Spesso il servizio è definito H24 ma, in realtà i detenuti devono essere accompagnati fuori dalla struttura, con costi ulteriori e, soprattutto, senza un supporto costante. Anche per il controllo sanitario più generico assistiamo sì alla presenza di un servizio di pronto soccorso ma, in realtà, il medico non è presente in maniera costante. Spesso, però, il personale penitenziario non è preparato ad affrontare il disagio psicologico o addirittura psichiatrico nonostante molti della “nuova generazione” siano laureati. Inoltre dobbiamo fare i conti che alcune strutture che ospitano i detenuti sono edifici storici, protetti dalla Sovraintendenza e quindi non modificabili strutturalmente. Ma, se il sistema organizzativo non funziona ed è lacunoso, le carceri dimostrano la loro inutilità, non riuscendo a soddisfare il loro compito principale che è quello di restituire alla società persone nuove, migliori quindi reinseribili».
Caso critico?
«Il carcere di Trapani perché, come dissi già diversi anni fa, dovrebbe essere rottamato. Nonostante il personale straordinario si tratta di un istituto in cui mancano i servizi essenziali, mancano le docce, senza bagni nelle “stanze”, con topi e blatte presenti nonostante la derattizzazione».
Eccezioni?
«Un fiore all’occhiello, per così dire, è rappresentato dalla sezione femminile del Lanza, l’istituto catanese. Una sezione curata, ben gestita e mantenuta sia dal personale sia dalle ospiti, spesso madri di famiglia ed è evidente che sentono la necessità di stare con i loro figli, cosa che non possono fare con la regolarità che vorrebbero».
Siamo oramai a quota cinquantotto…
«Partiamo dicendo che il drammatico dato che riguarda i suicidi nelle strutture italiane ci racconta che il tasso suicidario è maggiore in carcere rispetto all’esterno ed è superiore a tutte le carceri europee che generalmente non sono meglio di quelle italiane. Le carenze prima evidenziate, ovviamente, contribuiscono a non poter supportare non solo quanti già soffrono di patologie psicologiche o psichiatrica ma quanti, nel tempo e a seguito della loro crescente fragilità, avrebbero bisogno di supporto adeguato che non c’è».
In conclusione?
«Non c’è attenzione né da parte della politica né da parte dei cittadini verso i detenuti, che sono “ultimi” e questo dimostra che questo paese non ha mai voluto effettivamente, in maniera completa e organica, la riforma del sistema giustizia che riguarda anche l’ordinamento penitenziario. Poche leggi, alcune buone, che in realtà non sono applicate all’interno delle carceri. Non è solo un problema di diritti umani fondamentali all’interno delle carceri, sicuramente prioritario, ma è anche un problema economico, cito ad esempio la mancanza di misure alternative e la custodia cautelare».
Come diceva Voltaire “Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione»
Devi fare login per commentare
Accedi