Diritti
Bergamo Pride 2018: è successo davvero
Sabato 19 maggio Bergamo ha avuto il suo primo Pride ed è stato un grandissimo successo.
Nel pomeriggio un fiume di persone – circa ottomila, secondo le stime della questura – ha atteso pazientemente la fine del passaggio della “Mille Miglia” e ha sfilato per il centro della città. C’erano le associazioni con le loro bandiere, ma soprattutto tanta, tantissima gente comune: oltre ai ragazzi, le famiglie con bambini e quadrupedi al seguito; quasi tutti indossavano l’arcobaleno (dalle semplici ghirlande ai costumi più elaborati), qualcuno portava una maschera sulla fronte per evocare il titolo della manifestazione (“Giù la maschera!“). Lo slogan scelto dagli organizzatori, “educare alle differenze per combattere l’odio“, si è perfettamente concretizzato in un’atmosfera di festa in cui ognuno ha partecipato con naturalezza, chi ballando e cantando, chi accompagnando con simpatia il vivace corteo.
E’ come se la città, da sempre nota per un’attitudine un po’ bigotta e retrograda, avesse davvero deciso di gettare la maschera per rivelarsi capace di accogliere le differenze, aperta e solidale. L’allegria della giornata è stata la migliore risposta a chi aveva pensato addirittura di organizzare una veglia di preghiera “in riparazione per il Gay Pride”: iniziativa poi cancellata, pare, grazie a un intervento ufficioso della Curia.
La nota stonata del giorno dopo è che il quotidiano storico della città, di proprietà della Diocesi, non ha riportato la notizia dell’avvenimento: una scelta davvero sconcertante, che sarebbe stata discutibile nel caso di un flop ma che diventa del tutto inaccettabile, anche solo dal punto di vista della deontologia giornalistica, di fronte a una così significativa partecipazione.
La negazione della realtà, operata dal giornale magari solo per sottrarsi pavidamente alle polemiche degli omofobi, non è solo un tradimento verso i propri lettori: è la dimostrazione dell’incapacità di farvi fronte, di trovare le parole per riferirla. Paradossalmente, la reazione degli oppositori dell’ “orgoglio sodomita” (come lo chiamano loro) con la loro preghiera “riparatoria” è migliore perché, nel contestare la rivendicazione dei diritti delle persone lgbtqi, quantomeno ne riconosce l’esistenza; la cortina di silenzio stesa dal quotidiano controllato dalla Curia serve invece a cancellarla, a rimuovere ciò con cui non si riesce a fare i conti.
La scelta del giornale cittadino è una dimostrazione ulteriore di quanto sia necessario organizzare i Pride: permettere a ciascuno di mostrarsi per ciò che è, con l’orgoglio della propria normalità, è la strada più utile per combattere l’odio più profondo – quello basato sulla paura, che porta ad annientare l’altro diverso da sé, a negare persino la sua esistenza; ma è anche una prova di quanto tristemente lontana sia la visione di chi dovrebbe essere pastore da quella delle anime che vorrebbe guidare, in particolare le più giovani. La speranza è che la bella festa di sabato scorso possa ripetersi nel futuro e che, per allora, ognuno abbia imparato il modo di viverla con serenità o, almeno, di raccontarla.
(in copertina la locandina ufficiale dell’evento)
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