Agrigento
Agrigento, episodio di razzismo in un ristorante
Il razzismo continua a dilagare nel nostro Belpaese e l’ultimo episodio si è consumato ieri in Sicilia. Nel ristorante Ginger People&Food di Agrigento, una signora dopo avere visto il menu, ha chiesto se la proprietaria del ristorante fosse di colore. E alla conferma si è alzata dicendo che non voleva più cenare. È il racconto della cameriera fatto a Carmelo Roccaro, referente della cooperativa sociale Al Kharub che gestisce il locale. Roccaro sulla sua pagina Facebook in quella che titola “Lettera A Una Sconosciuta”, scrive:
“Sei entrata di fretta, con il tuo compagno, capelli brizzolati. Sei stata accolta con il sorriso dalla nostra Karima, addetta di sala, giovane ragazza di seconda generazione, grande lavoratrice, che ti ha fatto accomodare dove volevi tu. Dopo qualche minuto ti ho visto alzare da tavola, disturbata, e dirigerti verso l’uscita. Ti sono venuto incontro per capire cosa stesse succedendo ma non mi hai degnato di uno sguardo e, alquanto seccata, non hai neanche risposto al mio saluto e sei andata via, così. Karima mi guardava con gli occhi sgranati e a bocca aperta dicendomi ‘dopo avere visto il menù la signora mi ha chiesto se per caso la proprietaria del ristorante fosse una signora neg… di colore. E alla mia conferma si è alzata dicendo che non voleva più cenare qui…”.
Il ristorante che si trova nel centro storico della Città dei Templi, capitale della cultura italiana nel 2025, ha come motto e stile di narrazione quello di credere che sia possibile vivere in una società più inclusiva, colorata e aperta verso il futuro. Nel mirino la chef Mareme Cisse, “innovativa, creativa, energica. Tre aggettivi che definiscono ma non esauriscono la personalità delle nostra chef”, si legge nel sito del locale.
Prosegue il suo racconto Roccaro: “Io non conosco chi sei, la tua storia, i tuoi problemi e non oso nemmeno giudicarti. So solo che ho sentito, una grande tristezza nel cuore. Ci invitano continuamente in Italia e all’estero per presentare il nostro progetto o far conoscere la nostra cucina, alcune università e giornalisti italiani e stranieri ne hanno fatto un esempio di buone prassi. Certamente non stiamo riuscendo a cambiare il lato nero dell’anima di quelli come te, ma forse stiamo facendo emergere quello, più subdolo e profondo, dell’anima di quegli altri”.
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