Diritti

12 truismi sull’immigrazione

9 Luglio 2016

Truismo #1: migrare è una costante della storia umana. Personalmente, la ritengo una delle grandi forze antropiche che contribuiscono a plasmare la vita di nazioni, imperi e continenti. Un trend che può essere sintetizzato in cifre secche (ad esempio 244 milioni, cioè l’attuale numero di immigrati nel mondo secondo l’ONU). Ma che allo stesso tempo è l’incalcolabile somma di innumerevoli vicende individuali, spesso traumatiche e dolorose.

Truismo #2: chi migra lo fa quasi sempre per necessità: in pochi si divertono ad abbandonare parenti e amici; i luoghi dell’infanzia e della giovinezza; le abitudini di una vita; la lingua madre; i cibi e i profumi di casa; e in pochissimi si entusiasmano ad attraversare il Sahara in una camionetta scassata, solcare il mar Mediterraneo su una bagnarola, passare le notti in un campo-profughi.

Truismo #3: noi italiani di migrazioni ce ne intendiamo… Pensiamo ai milioni di uomini, donne e bambini che lasciarono il Paese tra la seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo: andavano nelle terre dell’Europa atlantica, in “Merica” o in Australia, in cerca di una vita dignitosa, in fuga dalla povertà più nera, da una fame atavica, dall’arretratezza sociale e culturale. Pure allora, a Liegi come a Chicago e Melbourne, si gridava all’invasione, e si chiedeva di bloccare l’arrivo degli italiani cattolici, analfabeti e pezzenti.

Ma non è solo la nostra storia a essere permeata dei drammi e delle asprezze dell’emigrazione. Truismo #4: è tutto l’Occidente a esserne segnato: dalla diaspora ebraica alle convulsioni del tardo impero romano, dall’espulsione dei moriscos ai bergamaschi manovalanza dell’Europa seicentesca, dagli esodi irlandesi e tedeschi negli USA a quelli polacchi nella Cool Britain, l’emigrazione è una delle cifre dell’Europa, delle Americhe, dell’Australia. E non è un caso che tre pilastri della cultura occidentale (l’Antico Testamento, l’Odissea e l’Eneide) siano storie di un popolo, un individuo e una famiglia in viaggio, stranieri in terre remote e spesso ostili.

E d’altra parte qual è l’antefatto dell’Odissea e dell’Eneide? È l’Iliade, la storia di due popoli impegnati in una guerra straziante e spietata, costellata di inganni, stupri, oltraggi di ogni tipo. E qual è una delle costanti dell’Antico Testamento, se non la guerra declinata in tutte le sue forme (battaglie e assedi, atti di guerriglia, scontri individuali…)?

Alcuni mesi fa ho intervistato, per un settimanale straniero, una signora nigeriana da pochi mesi in Italia. La signora mi raccontò, tra le lacrime, la storia degli ultimi anni della sua vita: prima la fuga da Boko Haram, poi il lungo e periglioso viaggio sino alla Libia, il lunghissimo anno di prigionia in un lager di Tripoli, dove aveva subito violenze di ogni tipo, infine l’arrivo e le peregrinazioni nel nostro Paese, alla ricerca di un lavoro decente, consumata dalla nostalgia per la sua terra. Di storie come quella della signora ce ne sono innumerevoli…

Un tempo i migranti erano italiani, irlandesi e tedeschi che lasciavano l’Europa. Oggi sono africani, asiatici del sud e arabi che vogliono entrare in Europa. Le società europee hanno solo due opzioni. Due truismi, in realtà: #5 cercare di affrontare il tema in modo razionale; #6 abbandonarsi alle soluzioni improvvisate, all’isteria di massa, al buonismo inconcludente, al cinismo e alle paure; in altre parole, non affrontare la questione razionalmente.

C’è chi grida all’invasione, alle orde di terroristi, al caos imminente… ma quale invasione, se in Italia gli stranieri (secondo l’Istat) non sono neanche il 9% della popolazione, dopo decenni di immigrazione? Quali orde di terroristi, se i terroristi che hanno straziato Parigi erano nati in Francia? Quale caos, se il caos sembra essere una costante della vita nazionale (o almeno così dice, secondo me a torto, un mio conoscente, corrispondente tedesco a Roma)?

Non affrontare (o meglio: non cercare di affrontare) in modo razionale, pacato e oggettivo il tema significa lasciare l’ultima parola a chi specula sulle paure e sulle disgrazie altrui. In politica, i demagoghi, quasi tutti concentrati a destra. Fuori dalla politica, chi approfitta della condizione di marginalità sociale di molti immigrati per sfruttarli. Nei campi di pomodori come lavoranti schiavi; nelle strade come prostitute e mendicanti; nei parchetti di periferia come galoppini dello spaccio.

Ovviamente non si deve cadere nelle semplificazioni del buonismo. È un altro truismo (per l’esattezza, il #7) notare come ci siano dei delinquenti tra gli immigrati. I delinquenti si trovano però anche tra i chirurghi, tra le suore, tra i palazzinari e tra le insegnanti di greco antico. Ed è ironico che coloro che urlano più forte contro gli immigrati criminali non denuncino con l’altrettanta veemenza l’espansione della criminalità organizzata in Nord Italia, spesso con la complicità di “mele marce” della classe politica e imprenditoriale locale.

Uno studio sostiene che il tasso di criminalità relativa degli stranieri è superiore a quattro. Truismo #8: se lo studio è corretto, si tratta di un dato preoccupante. Ciò però non toglie che la maggioranza degli immigrati sia fatta da persone perbene e rispettose della legge, proprio come erano persone perbene e rispettose della legge la maggior parte degli italiani immigrati negli Stati Uniti, nonostante criminali come Al Capone, Lucky Luciano ecc…

E del resto, secondo l’OMS più del 35% degli omicidi di donne sono compiuti dai loro partner, mentre soltanto il 5% degli omicidi di uomini sono commessi da mogli, fidanzate e così via… Dovremmo forse dedurne che tutti i mariti, fidanzati e spasimanti sono potenziali criminali? Dovremmo vietare il matrimonio, le cene romantiche, gli ammiccamenti al bar?

Naturalmente (ennesimo truismo, il #9 per la precisione) nessuno ha una soluzione facile per affrontare in modo razionale una questione tanto complessa, delicata e sfaccetta come quella dell’immigrazione. E naturalmente (truismo #10) il dovere dell’accoglienza è soltanto uno dei tanti obblighi in capo alla collettività; un altro è la protezione dei cittadini e la lotta alla micro-criminalità, un altro ancora è implementare un serio, efficace piano di integrazione dei nuovi arrivati nella società italiana, e così via…

In Europa e in Italia (truismo #11) il dibattito su un tema fondamentale come l’immigrazione è lasciato, troppo spesso, ai demagoghi, agli urlatori di professione e (nel migliore dei casi) ai tuttologi. Sarebbe invece utile conoscere meglio l’opinione di gente che alla questione ha dedicato anni: ad esempio sociologi, assistenti sociali, poliziotti, magistrati, imprenditori, economisti, demografi, storici … Tra qualche giorno per esempio, a Roma, all’East Forum, il tema sarà affrontato da cervelli del calibro di Zygmunt Bauman, Michèle Coninsx, Stephane Jaquemet.

Quanti andranno a sentirli? Spero tanti. E quanti preferiranno l’ennesimo, inutile talk-show? Truismo #12: noi cittadini non possiamo pretendere soluzioni razionali a un tema così complesso, se non iniziamo a informarci e a ragionare un po’ di più…

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