Cronaca

Non capire niente, nemmeno di Roccaraso

Domenica 26 gennaio, oltre 10.000 turisti dalla Campania hanno invaso Roccaraso grazie a viaggi low-cost e influencer. Il caos ha generato indignazione e dibattito politico, ma senza analisi seria sul turismo popolare. La reazione? Solo scherno e burocrazia

2 Febbraio 2025

Domenica 26 gennaio le piste da sci di una nota località dell’Abruzzo, Roccaraso, sono state invase da più di diecimila persone provenienti dalla Campania, richiamate da viaggi organizzati a prezzi ridicoli (si parla di 20 euro per un viaggio in pullman andata e ritorno, più pranzo al sacco) e dalla comunicazione social di vari influencer napoletani, tra cui una signora che, fosse nostra zia, non presenteremmo agli amici. Diecimila lumpenproletari napoletani in una località sciistica del compassato Abruzzo, what could go wrong? Tutto.

Folle da derby, scene di abbrutimento, deliri alimentari tipo spiaggia di Coccia di Morto a Ferragosto, immondizia alla fine ovunque, uno spettacolo esteticamente ributtante ed eticamente sfidante, nel senso che ti viene da dire, non diciamoci bugie, che quelli lì proprio non ce la fanno. Oltre ai lazzi e all’indignazione social, questa ennesima dimostrazione di non essere noi italiani il Popolo Eletto ha mosso la consueta giga di dichiarazioni inutili, sindaci nel panico che risolvono con la burocrazia, PM che nel dubbio aprono il fascicolo, tanto l’azione penale è obbligatoria e gratuita e gratta gratta il napoletano qualcosa trovi.

Allora non diciamocele le bugia: chi va a Roccaraso andata e ritorno e panino a 20 € e anche meno, perché aderisce all’invito di Rita De Crescenzo è un pezzo di plebe che non hanno inventato i social: c’erano già da qualche annetto prima, diciamo più di duemila. Una volta, destavano anche un certo interesse, soprattutto in campo progressista. Chessò, Pasolini ci avrebbe scritto almeno un pezzo, l’Unità avrebbe pubblicato una nota, il PCI di Napoli e quello de l’Aquila avrebbero indetto un attivo per cercare di capire, dare un giudizio, fare sintesi e magari stilare un pensoso documento sulle vacanze dei proletari. Un mattone illeggibile, che però magari avrebbe prodotto iniziative come i “treni della felicità“, con cui il PCI mise in salvo oltre settantamila bambini, del Mezzogiorno ma non solo, facendoli ospitare per due anni da famiglie nelle campagne del centro Italia, perché potessero sfuggire agli stenti e sperare in un futuro. Magari avrebbero riaperto dove possibile le colonie estive e invernali, che funzionavano quando eravamo un paese civile e abbiamo chiuso quando siamo diventati un paese efficiente.

Non è ovviamente la stessa cosa oggi, i sottoproletari di Roccaraso non sono i sottoproletari della Napoli bombardata, senza cibo né tetto, ma lo stesso chi sostiene di essere attento ai più deboli dovrebbe porsi la questione delle vacanze e dei consumi dei poveri, almeno per comprenderli, che dovrebbe essere il pane di chi fa politica e racconta la società.

Invece come sempre prevalgono i lazzi e i “signora mia”. Il Premio Signora Mia lo vince, credo non sia la prima volta, Aldo Cazzullo, che sul Corriere spiega da par suo perché il quotidiano di via Solferino continua a ospitare in prima pagina le vignette di Giannelli: perché a qualcuno che non siamo noi divertono. Ugualmente, pensando a chi si diverte con le vignette di Giannelli, Cazzullo parla di Roccaraso facendo tutta una tirata sulla vittoria dell’incultura, addirittura sulla fine dell’Umanesimo, nella città di Cuoco e di Croce, come se Don Benedetto, uscendo da Palazzo Filomarino a Spaccanapoli, avesse incontrato sulla via solo lazzari intenti a leggere Plauto, i cui pronipoti oggi vanno a Roccaraso perché istupiditi dai social, dall’intelligenza artificiale e da quelle diavolerie lì. Tutte scemenza, che però con dispiacere ho letto perché ripostate sui suoi social da un anziano autore di sinistra, oggi evidentemente più vecchio che progressista.

Finché i progressisti applicheranno alla realtà brutta da vedere i filtri dello schifo, dello sberleffo, del signora mia e della burocrazia, ci meritiamo tutti i Trump e i peggio overtrourism del mondo.

Foto di copertina Harry Gruyaert, Bilbao, Spain. 1982.

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