Cinema
Tra umanità e criminalità: un documentario racconta l’ultimo giorno di Diablo
È il 7 agosto 2019 quando Fabrizio Piscitelli, da tutti conosciuto come Diabolik, o Diablo, è seduto su una panchina al Parco degli Acquedotti, a Roma. Poco distante da lui, la sua guardia del corpo. La panchina guarda su via Lemonaia, proprio dove dieci anni prima Stefano Cucchi era stato arrestato. Siamo in pieno giorno, il parco è gremito di coppiette, di nonni con i bambini, di gente che si allena. Piscitelli ha un appuntamento con qualcuno. Qualcuno di cui si fida: altrimenti non sarebbe lì, vulnerabile e scoperto. Nessuno si accorge di nulla quando un runner gli si avvicina da dietro, gli spara alla schiena, lo uccide e come se niente fosse corre via.
A due anni di distanza, per quell’omicidio ancora non c’è un colpevole e chi fosse la persona che Piscitelli aspettava, è ancora un mistero.
Irriducibile. L’ultimo giorno di Diablo è il film-documentario che racconta la sua storia, prodotto da Darallouche Film per Discovery Italia e realizzato dalla giornalista Floriana Bulfon insieme a Daniele Autieri.
Facendo perno sulle ultime ore della vita di Piscitelli, Floriana Bulfon ne ricostruisce la vita, costellata di misteri, e la personalità in bilico “fra umanità e crimine”. Lo raccontano le parole della madre, della psicologa, di amici e giornalisti che per anni hanno seguito la sua storia controversa e in qualche modo affascinante.
Come spesso accade viene descritto dalla madre come un bravissimo bambino e poi ragazzo, con ottimi voti a scuola e interessi sani e costruttivi. È l’adolescenza a portare le nuove amicizie poco raccomandabili, i cambiamenti profondi e la droga: “sono in balia di questo mostro che però seda il mio tormento”, scriveva nel suo diario.
Un giovane intelligente, acuto e poliedrico e insieme perennemente immaturo, desideroso di stare al centro dell’attenzione, spiega la psicologa, colei che inizialmente lo aveva spinto ad assecondare il desiderio di frequentare lo stadio e la curva.
Piscitelli, fervente tifoso della Lazio, diventa presto il volto di quella curva. Guida le manifestazioni degli ultras e fonda nell’ ’87 gli Irriducibili, che scalzano gli ormai più anziani e tranquilli Eagles e diventano una tifoseria conosciutissima nel mondo.
Diablo ne era il capo.
È un uomo di estrema destra cresciuto in un quartiere di sinistra, racconta il giornalista Tobias Jones. Il padre è poliziotto, la madre lavora in carcere, la sorella in tribunale: attorno a lui vigevano regole strette e uno stretto rispetto delle regole. Lui le regole degli altri non le soffriva: erano loro a dover rispettare le sue.
Parte come capo ultrà e si spinge oltre, arriva gloriosamente al business fondando la catena di negozi “original fans” e scatenando l’ira del presidente della Lazio che non apprezza che sia un esterno a dirigere il merchandising. I guadagni sono enormi, gli investimenti lo spingono più lontano ancora: stringe relazioni con il boss della Camorra Michele Senese, entra nel narcotraffico, rifornisce molte, forse troppe, piazze di spaccio. Nel 2017 è addirittura visto a tavola con il boss Salvatore Casamonica. Da vero uomo d’affari, sa che per migliorare il commercio ci vuole la pace e per questo cerca di mettere d’accordo i clan di Ostia attivi sul mercato degli stupefacenti.
Il suo amico Gianluca Ius, l’ultima persona che l’ha visto, ne parla con affetto, sostiene di averlo trovato proiettato verso attività costruttive e lecite, e racconta ciò che li accomuna, ossia l’appartenenza a una minoranza oggi terribilmente bistrattata: l’estrema destra. Piscitelli e Ius sono entrambi nostalgici del fascismo, ammiratori di Mussolini: pur non partecipando alle manifestazioni, è su quello che si fonda loro identità.
Poco dopo la sua morte, l’amico Fabio Gaudenzi, detto Rommel, in un video si riprende con un passamontagna addosso, rivendica che loro, lui e Fabrizio, sono veri fascisti e, tirando fuori una pistola, annuncia la vendetta contro gli assassini di Diabolik.
Del resto, come dice il magistrato Raffaele Catone nel documentario, “nell’estremismo c’è l’esaltazione della violenza, nel tifo c’è l’esaltazione della violenza, questi due elementi si mescolano e diventano una miscela esplosiva”, anche se sarebbe meglio dire un certo tipo di tifo negativo e un certo tipo di estremismo condividono l’esaltazione di un certo tipo di violenza gratuita: “Per il bene della Lazio siamo disposti a darle e prenderle, a dare il sangue. Per la Lazio e per sentirsi vivi in un mondo di morti!” affermava Piscitelli in un’intervista.
Le parole di Ius, ma anche quelle della madre che lo descrive come molto affettuoso in famiglia e accusa la vulgata di aver dimenticato le sue attività di beneficienza, o ancora del suo amico veterinario che ne riporta frasi filosofiche tipo “gli animali sono migliori degli uomini, con loro mi sento in un’altra dimensione”, fanno pensare alla splendida ironia di Pecore in erba, il mockumentary di Alberto Caviglia e Benedetta Grasso che immaginava la scomparsa di Leonardo Zuliani, controverso e amatissimo eroe nazionale, famoso per aver condotto la rivalsa della bistratta minoranza degli antisemiti.
Irriducibile. L’ultimo giorno di Diablo sarà trasmesso domani, sabato 4 settembre, alle 21.35 su Nove Tv per il ciclo “Nove racconta”.
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