Criminalità

Prostituzione catarifrangente

3 Settembre 2015

Cronache di provincia. Spino d’Adda è un paese di 7.000 abitanti che sorge ad una ventina di chilometri da Milano, ma ancora in provincia di Cremona, ed è attraversato dalla Strada statale 415, meglio conosciuta come la Paullese che in questi anni è in fase di restyling con ampliamento di corsie per rendere più scorrevole il traffico che porta verso il capoluogo lombardo.

La Paullese è una via battuta non solo da auto, camion e pullman, ma anche dalle prostitute: fanno parte del paesaggio, assieme ai campi, ai capannoni, alle rotatorie e alle linee gialle che delimitano i cantieri. Da venerdì inoltre è entrata in vigore l’ordinanza comunale annunciata lo scorso 16 agosto, che obbliga le lucciole ad indossare i giubbetti catarifrangenti per la sicurezza di chi transita, specialmente con il buio quando dovranno avere addosso anche i pantaloni, ovviamente catarifrangenti. Non solo: il vicesindaco di Spino ha dichiarato di essere disposto a mettere mano al proprio portafogli per comprare il giubbino alle prostitute.

Tra di loro, qualcuna ha già fatto sapere che traslocherà, perché non ha alcuna intenzione di attenersi al regolamento e chi sarà pizzicata senza divisa dovrà versare una multa di 500 euro alla polizia locale e ai carabinieri che si occupano dei controlli. La somma di denaro è la stessa che da quattro anni è riservata ai clienti colti in flagrante.

Cinquecento euro da una parte, cinquecento dall’altra, l’obiettivo dell’amministrazione locale rimane quello di scoraggiare la prostituzione, ma nelle parole delle lucciole c’è l’altra faccia della medaglia: si trasloca, si vanno a cercare altri spazi liberi  – è il mercato, bellezza! – o al più si confida nel beneplacito delle forze dell’ordine che capita di incrociare a bordo delle volanti lungo la Paullese e che invece di fermarsi nei pressi dei crocicchi tirano dritto.

In Italia la legge è confusa. Quella della Merlin, per esempio, sanciva nel 1958 la punizione sia per lo sfruttamento che per il favoreggiamento della prostituzione. D’altra parte una sentenza della Corte di cassazione del 2010 (la numero 20528) ha stabilito che la prostituzione tra adulti debba essere soggetta a tassazione, dal momento che è un’attività lecita. Le case di tolleranza non esistono più, ma le zone sì, come la Paullese.

Pare inoltre che non sia punibile penalmente la persona che esercita la prostituzione per strada, a patto che non lo faccia con abiti succinti o pose oscene (pena l’oltraggio al pubblico pudore), che non inviti i passanti con parole o gesti (libertinaggio, sanzione di 92 euro) e che non consumi rapporti sessuali in macchina e in luoghi accessibili al pubblico.

E’ un gran bordello, oltre che un modo come un altro per fare cassa.

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