Criminalità

Piccola antologia noir dei canali parigini

28 Aprile 2015

Pochi giorni fa il cadavere di una donna è stato ritrovato chiuso in un sacco di plastica che galleggiava nel canale dell’Ourcq, alla periferia nord-est di Parigi. La donna, che non è stata ancora identificata, era stata legata in posizione fetale e aveva delle ferite sul volto, segno di una probabile colluttazione. Dall’inizio del 2015 quattro corpi senza vita sono stati ripescati nei canali parigini e più di cinquanta sono quelli recuperati dal 2010 a oggi. Ce ne sarebbe abbastanza per fantasticare sull’esistenza di un assassino seriale che semina il terrore nelle vite dei parigini. Ma la realtà è ben diversa.

Un’inchiesta realizzata nel 2013 dal sito streetpress.fr rivela che solo un quarto delle persone morte ripescate nei canali parigini sarebbero state vittime di omicidio. La maggior parte dei cadaveri che periodicamente questi corsi d’acqua restituiscono alla città sarebbero il frutto di suicidi o di morti accidentali: individui soli e disperati che decidono di farla finita o gente senza fissa dimora che, stordita dall’alcol e priva di forze, cola a picco in quell’acqua gelida e verdastra che attraversa Parigi. Per questo loro macabro destino, i 130 chilometri di navigli che collegano la Senna alle banlieue sono diventati una fonte inesauribile di racconti e leggende, ma anche di fatti di cronaca che ormai costituiscono una piccola antologia noir dei canali parigini.

Un ospite ingombrante
Un lunedì mattina del settembre 2013, un addetto alla manutenzione dei corsi d’acqua parigini si accorge che un’auto sta affondando nel canale dell’Ourcq. Nel cofano della macchina si nasconde il corpo di Silvino, un ventitreenne della zona che è stato ammazzato a colpi di mazza da baseball e coltello da cucina. Identificato il cadavere del giovane, i poliziotti cominciano le loro indagini. Il ragazzo non ha fissa dimora e, in attesa di trovare un tetto, ha chiesto ospitalità alla famiglia di Francis, un suo amico ventenne. «Solo per qualche giorno»: è questo il patto, ma le cose vanno diversamente. I giorni diventano settimane, le settimane mesi e per un anno Silvino occupa il divano della casa di Francis impedendo alla famiglia di guardare la televisione.

Francis è esasperato dalla presenza dell’ospite, rivuole i suoi spazi, il suo divano, le sue serate in famiglia davanti alla tivù. Si confida col suo amico e coetaneo Ancy e insieme decidono di passare all’azione. Una domenica sera di settembre i due rubano un auto e, armati di una mazza da baseball e di un coltello da cucina, aspettano che Silvino rientri a casa per liberarsi finalmente di quell’ospite ingombrante. L’aggressione è selvaggia: il coltello da cucina entra ed esce dal corpo di Silvino più di venti volte e la mazza da baseball gli provoca diverse fratture ed emorragie interne. All’omicidio assistono anche la sorella e la madre di Francis che non fanno niente per fermare i due. Nella notte il corpo di Silvino viene caricato nel cofano dell’auto rubata e spinto giù nel canale dove non affonderà mai del tutto.

Francis, il suo amico Ancy, sua sorella e sua madre, incalzati dalle domande della polizia, confesseranno il loro delitto pochi giorni dopo il ritrovamento dell’auto. I ragazzi che bazzicano attorno al canale dell’Ourcq raccontano che fino al momento del suo arresto Francis rimase incollato al divano di casa con la tivù accesa.

L’assassino dell’Ourcq
Altri omicidi, stesso canale. In Francia il caso di Cyril Koskinas, noto come “l’assassino dell’Ourcq” e condannato all’ergastolo a settembre del 2008, è stato uno dei fatti di cronaca nera più seguiti e discussi degli ultimi dieci anni.

Nel luglio del 2004, i corpi di due donne vengono recuperati nel canale dell’Ourq a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro. Sono nudi, stretti da una corda che passa intorno al collo e tiene legati insieme mani e piedi e imbavagliati. Sono i cadaveri di Omeyna Bourmani, una prostituta ventisettenne parigina e Angélique Despote, ventiduenne originaria di Saint-Mesmes, piccolo comune dell’Île de France. Le due donne sono state gettate nel canale mentre erano ancora vive.

L’inchiesta della polizia conduce subito a Cyril Koskinas, un impiegato di ventitre anni amico di Angélique Despote. Gli investigatori scoprono che l’uomo ha un debole per le pratiche sessuali sadomaso e ama filmare le sue “performance”. Koskinas lega e imbavaglia le proprie partner sessuali fino a farle svenire, filma le loro sofferenze, poi prende i corpi delle donne ancora vive, e li getta nel canale.

Oltre che per la scabrosità delle vicende trattate, il processo all'”assassino dell’Ourcq” catturò l’attenzione dei media francesi per la spregevolezza e la sfacciataggine di Koskinas. In fase d’indagine, nonostante l’evidenza delle prove a suo carico, l’uomo provò ad addossare le sue colpe su parenti e amici e durante il processo insultò più volte magistrati e poliziotti. I francesi si ricordano ancora della sua abitudine a firmare i verbali di polizia col disegnino di un pene.

Un caso alla Maigret
Nel romanzo Il corpo senza testa, uno dei più famosi gialli di Georges Simenon, il commissario Maigret è alle prese con uno dei casi più difficili della sua carriera. Sul fondo del canale Saint-Martin è stato ritrovato il cadavere di un uomo fatto a pezzi. Le ricerche dei poliziotti hanno portato a galla tutte le membra tranne la testa ma identificare un uomo senza una faccia e scoprirne l’assassino sono un’impresa ardua, anche per uno come Jules Maigret.

Ai poliziotti della brigata fluviale parigina non può non essere venuto in mente questo famoso racconto di Simenon mentre, la mattina del 17 gennaio 2014, ripescavano il corpo di un uomo decapitato e senza mani dalle acque del canale, all’altezza di Bobigny. E non possono non pensare a Maigret gli agenti del commissariato parigino che ancora cercano di risolvere l’enigma che si nasconde dietro quel corpo barbaramente mutilato. L’ipotesi più accreditata, al momento, è che l’uomo fosse un corriere della droga. Al cadavere, infatti, oltre che la testa e le mani mancano anche le viscere. Gli investigatori pensano che l’uomo abbia inghiottito un carico di droga importato in Francia da chissà quale paese e che uno dei sacchetti si sia rotto provocandone la morte per overdose. Qualcuno avrebbe quindi svuotato il ventre del malcapitato per recuperare la droga avanzante e si sarebbe liberato del cadavere rendendone impossibile l’identificazione. Ma è solo un’ipotesi. Chissà cosa avrebbe fatto Maigret.

 

 

 

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