Criminalità

Martina Levato: tutte le generazioni ti chiameranno beata

19 Agosto 2015

Questo non è un pezzo di un esperto di diritto o di un filosofo.
Quello che segue è una lettera per Martina Levato, la ragazza che, con la complicità del suo compagno, ha sfregiato con l’acido, per una perversione psicologica, un proprio ex e fugace amore.

martina levato

Poco so della vicenda, se non quello che trapela dai giornali. Non conosco i fatti, i moventi, le attenuanti (se ve ne sono), le aggravanti. Non conosco le parole del pubblico ministero, l’arringa della difesa, le motivazioni della sentenza.
Posso solo immaginare il dolore morale della vittima; non oso neanche immedesimarmi nel suo dolore fisico.
Non ho simpatia immediata né per Alex Boettcher né per te, Martina. Solitamente, sono poco interessato alle vicende di cronaca nera.

Sono rimasto colpito e provocato però dal dibattito che si sta scatenando sulla opportunità di un provvedimento di adozione che separi te, Martina, dal figlio che hai appena partorito.
Cara Martina, quale che sia la scelta del Tribunale sullo stato di adottabilità del bambino e quale che sia la sorte del vostro rapporto, la nascita di quel bambino è la cifra della tua insopprimibile grandezza e la chiave della tua libertà.
Tu sei grande, Martina. O meglio, tu sei più grande del tuo reato, più grande del male che hai ricevuto, più grande, persino, del male che hai causato e della tua colpa. Sei talmente grande, Martina, che hai generato un’altra vita, hai dato la vita ad Achille, il tuo bambino.
Achille diventerà bambino, adolescente ed adulto; conoscerà il mondo, vedrà mari, montagne e città. Achille si innamorerà; riderà e piangerà. Achille soffrirà e sarà felice.
Cara Martina, ci sarà un momento in cui Achille si fermerà per riflettere e contemplare la propria felicità. In quel momento, Achille sarà così felice della sua vita che ringrazierà tutti coloro che l’hanno preceduto: sarà grato a chi l’ha messo al mondo, sia che ne conosca l’identità o la storia sia che non la conosca.
In quel momento, Achille vorrà abbracciarti e riempire col suo abbraccio e col suo sorriso le tue ferite.
In quel momento di commozione e gratitudine, Martina, esploderà la tua libertà, risplenderà la tua grandezza. Allora Achille ti chiamerà beata, perché riconoscerà il tuo ruolo di procreatore, di donna che ha agito e dato la vita al posto del o come il creatore.
Non ho la soluzione per il vostro caso e, nella mia meschinità, sono contento che non mi sia toccato in sorte il deciderlo.
È difficile dire cosa corrisponda di più all’interesse di tuo figlio in questa vicenda: crescere con i genitori biologici (magari con la compagnia dei nonni) oppure con una famiglia adottiva?

A mio avviso, nel decidere la questione, si dovrà tenere conto che l’influenza dei genitori sui figli non può essere preconizzata secondo logiche meccaniche e deterministiche.
Per quanto dolorosa possa essere un’infanzia da vivere con i genitori dietro le sbarre, Achille potrà imparare ad essere felice nonostante una tale zavorra.
Viceversa, anche crescere in un contesto familiare più sereno potrebbe non essere sufficiente ad evitare una vita di errori e la dannazione in terra. Del resto, tuo figlio porta il nome di un antico eroe greco, quasi invulnerabile, morto per una ferita letale al tallone, il suo unico punto debole.
Neanche le acque del fiume Stige potrebbero quindi salvare tuo figlio dalle sue debolezze. Tutto (o molto) dipenderà dalla libertà di Achille, dalla sua volontà di superare i propri dolori.
Qualora i giudici decidano di lasciarti crescere il bambino, molto potrebbe dipendere da te, Martina, e dalla tua volontà e capacità di risalire il baratro in cui ti sei cacciata.
Il tesoro della tua grandezza, Martina, è il capitale che potrai investire in questa incredibile scommessa; la scommessa della tua rinascita, scommessa che toccherebbe anche allo Stato porsi, ma che conviene prima di tutto a te giocare.

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