Criminalità
‘Mafia, parte processo Grimilde: nel paese di Peppone e don Camillo poco cambia’
Proprio alla vigilia dell’udienza preliminare nell’aula bunker del carcere di Bologna del processo Grimilde (appendice di “Aemilia”), emerge la notizia che il prefetto di Reggio Emilia Maria Forte, ascoltata dalla commissione parlamentare di inchiesta antimafia in Senato il 4 febbraio, spiegò come Francesco Grande Aracri, fratello del boss della ‘ndrangheta emiliana Nicolino, tentò nel 2017, quando l’amministrazione comunale di Brescello era commissariata dopo lo scioglimento per mafia, di iscrivere una sua azienda alla white list.
Brescello, il paese emiliano di Peppone e don Camillo tristemente noto per il commissariamento subito per mafia, è così ancora sotto i riflettori dopo la clamorosa violazione delle misure anti covid 19 in occasione del funerale di Paolo Pucci, suocero del boss.
E oggi a parlare è Catia Silva, ex consigliera di Brescello e prima denunciare i fatti legati al radicamento della criminalità organizzata nel Comune. Ricordiamo che per quell’appello ante-commissariamento la Silva subì diverse intimidazioni per le quali un anno fa il tribunale di Bologna ha confermato, tra gli altri, la condanna di primo grado a sei mesi per il nipote del boss Nicolino Grande Aracri, Salvatore Grande Aracri.
Silva, oggi cosa è cambiato a Brescello?
‘Nell’aprile 2016 a Brescello la giunta di maggioranza Pd venne sciolta per infiltrazioni mafiose, accertate non presunte. Nonostante ciò, poco è cambiato se non il fatto che ora tutti vogliono a parole prendersi l’onore di aver combattuto il radicamento della Ndrangheta nel paesello. Persone che oggi, come allora, erano consiglieri e assessori di maggioranza e che negavano con tutte le loro forze qualsiasi critica mossa da cittadini etichettati come visionari. Allora si veniva infangati, isolati e minacciati. E ancora oggi è così. Eppure mai come in questo momento ci sarebbe bisogno di essere uniti, mostrare vicinanza a chi ha denunciato e coinvolgere tutta la comunità’.
La sindaco di Brescello Elena Benassi recentemente ha inviato una lettera a tutti i cittadini facendo un appello anti-mafia e a non cercare scorciatoie nel tentativo di ottenere risorse economiche in un momento difficile. Anpi, Auser, Cgil, Cisl, Istituto Cervi, Libera e Agende rosse hanno replicato criticando la giunta e parlando di ‘incoerenza’ rispetto all’atteggiamento tenuto sul caso-funerale Pucci. Di qui una richiesta di scuse del sindaco e un controattacco.
‘Sui vergognosi fatti legati al funerali del suocero di Grande Aracri spetta alla magistratura e alle forze dell’ordine indagare. E a queste indagini mi attengo. Il punto è che le associazioni antimafia che fanno parte della commissione legalità di Brescello hanno tutto il diritto di parlare e contestare, ma dovrebbero farlo sempre non solo in questa occasione. In questi due anni, dove al palazzo di Brescello il nuovo pare essere il vecchio: ripeto, continuano a sedere su quelle sedie persone che hanno fatto 2 ricorsi al commissariamento. Io ho visto gruppi di persone chiedere trasparenza, chiedere documenti mai arrivati, chiedere spiegazioni mai ascoltate. Ebbene, costoro sono stati denunciati dalla stessa sindaca per diffamazione. Nessuno di questo treno di associazioni che ora contestano, ha dato vicinanza a questi gruppi coraggiosi (il riferimento è al Gruppo di discontinuità ndr), non hanno mai preso nessuna posizione. Chi al Paese ha denunciato i veri mafiosi non è stato preso in considerazione se non per scopi personali. Come spesso l’ordine del giorno è stato isolare e infangare, impaurire per ottenere silenzio’.
La sindaco è stata durissima però contro le associazioni della commissione citate, accusandole di non avere avuto lo stesso ‘fervore accusatorio’ con altre amministrazioni.
‘Sì, poi però il vicesindaco in tv ha dichiarato che si può ancora trovare un compromesso per evitare polemiche. Compromessi e silenzio: se io, e altri, avessimo usato questi compromessi non avremmo denunciato nulla e forse oggi non avremmo avuto un processo Grimilde, non avremmo avuto quel profumo di libertà che a fatica si va ad intensificare e saremmo costretti ad avere ancora intatta quella puzza che le mafie portano. Questo risultato è stato ottenuto grazie a persone libere, non serve di qualcuno e senza padroni. Ricordo che il commissariamento non è stato fatto alla comunità brescellese, ma a chi la amministrava ed alcuni erano gli stessi di oggi’.
La sindaco cita anche Nando Dalla Chiesa dicendo che con lui sta lavorando alla costruzione di una sezione antimafia della Biblioteca Comunale di Brescello.
‘Io ai totem non credo a prescindere e ogni volta che ci sarà necessità continuerò a parlare. Vede, anche il Movimento 100×100, associazione con cui collaboro e che si occupa di promozione della legalità, presieduta dal noto poliziotto della Catturandi, aveva chiesto la possibilità di avere uno spazio nella biblioteca comunale, ma evidentemente le preferenze non mancano. Detto questo, mi chiedo: come è possibile che la sindaca voglia le scuse anche dall’associazione Libera ma affermi allo stesso tempo di avere una stretta collaborazione con Dalla Chiesa. Dalla Chiesa e Libera non sono la medesima cosa?’
Giuseppe Leonelli
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