Criminalità
L’eterno tesoriere di Cosa Nostra
Chi è Matteo Messina Denaro, super latitante di Cosa Nostra arrestato il 16 gennaio del 2023?
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Per oltre un secolo e mezzo, l’organizzazione mafiosa ha terrorizzato la Sicilia e, da lì, l’Italia intera. Ha corrotto decine di politici, prelati, banchieri, magistrati ed umiliato brava gente che cercava solo di lavorare. Ha portato la droga in un’isola che, anche per la sua arretratezza, non conosceva questa piaga. Nonostante la straordinaria vittoria del Maxi-Processo di Palermo, ha continuato a crescere e prosperare: al posto di ciascuno dei capi morti ammazzati in faide tra clan o arrestati dalla polizia, ne sono spuntati altri, ed oggigiorno questa organizzazione viene considerata una parte integrante ed ineludibile dell’economia siciliana ed italiana.
Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che si sono opposti con successo alla mafia, sono stati ammazzati in modo crudele e spettacolare. Il loro sistema, quello di usare mafiosi pentiti per raccogliere prove contro i capi, si è con gli anni dimostrato un’arma a doppio taglio, perché in cambio di sostanziosi sconti di pena e della protezione dalla furia omicida dei loro ex complici, i mafiosi sono pronti a raccontare qualunque cosa – e l’esperienza insegna che, se dico nove cose giuste ed una inventata, quell’una inficia la credibilità di tutto ciò che dico.
Ma la mafia cambia, ed oggi ammazza estremamente di rado, e sempre persone di piccolo rango – operazioni di bonifica interna dei propri quadri. La grande guerra di mafia degli anni 70 è un ricordo lontano, così come gli anni di Totò Riina, il capo della cupola, sanguinario e ostinato pastore vissuto probabilmente nel secolo sbagliato. Da Messina Denaro in poi siamo alla quarta generazione di capi-mafia dal dopoguerra in poi. Eppure c’è un uomo, uno solo, che ha attraversato indenne tutta questa storia, ed è Vito Roberto Palazzolo.
Persona di grande intelligenza e senso per gli affari, ha iniziato come riciclatore per la mafia catanese (quella perdente), poi ha fatto fortuna con la mafia corleonese, ed è sopravvissuto al maxi-processo, come anche a Totò Riina, il sanguinario boss morto in prigione nel 2017[1]. Nato a Terrasini, ai confini di Palermo, il 31 luglio 1947, Vito è cresciuto in casa del nonno Pietro, detto “don Pitrinu u Dannatu”, un bandito condannato all’ergastolo per una decina di omicidi[2]. La grande capacità di Palazzolo è stata quella di essere il primo colletto bianco che viene dal basso, e che ha sposato una ricca ereditaria russa, quando ancora portava i soldi della droga di nascosto a Lugano, ma già aveva in mente obiettivi molto più ambiziosi[3].
Fin dall’inizio è stata la passione per le pietre preziose che lo ha portato a studiare e ad iniziare un’attività commerciale, con la Palazzolo Gioie Srl, che importava diamanti illegali dall’Africa, in un’era in cui nessuno sapeva nemmeno che questo commercio esistesse, traslocando dalla Sicilia Lugano, dove si sentiva più sicuro[4]. Sono i tempi della Pizza Connection, ovvero dell’inchiesta penale voluta dalla DEA americana per smascherare i sistemi di tramutazione di gioielli di contrabbando in denaro pulito. I capi siciliani non si fidano dei suoi modi poco convenzionali, e lo costringono a fondare una nuova società, la Pa.Ge.Ko. SA, che converte gioielli in arrivo dal Terzo Mondo con soldi sporchi siciliani, li vende, e mette quanto guadagnato a disposizione della mafia corleonese. Usando per la prima volta istituti bancari e società finanziarie con sedi a New York e in Svizzera.
Pa.Ge.Ko., ufficialmente, opera nel settore della progettazione, della locazione e della vendita di complessi immobiliari e industriali. Un colosso con sedi in Svizzera e Germania, e filiali a Montecarlo, Hong-Kong e Singapore. La Pa.Ge.Ko possiede la Cristel Biersak Import Export GmbH di Costanza, che finanzia la sopravvivenza dei mafiosi siciliani costretti a trasferirsi in Germania: tra loro il fratello Pietro Efisio, la sorella Maria Rosaria, la cugina Anna e il marito di lei, Achille Fassina. I soldi della droga arrivano poi da Terrasini a Lugano, tramite due collaboratori di Palazzolo, ed una parte, una volta giunta in Svizzera, riparte per Singapore, dove vengono reinvestite in beni immobili e attività commerciali in Sudafrica – il piano B di Palazzolo, qualora le cose andassero male. Un piano che funziona, poiché tutti coloro che lavorano sono fedelissimi, anche a distanza di decenni[6].
L’inchiesta sulla Pizza Connection mostra agli inquirenti che la mafia è entrata in grande stile nel commercio di droga: tonnellate di morfina provenienti dalla Turchia che, dopo un processo di lavorazione, vengono trasportate in America e vendute, grazie ad una rete di pizzerie e ristoranti gestiti da siciliani espatriati. Il guadagno è enorme! Si parla di milioni di dollari che, grazie al contributo di Palazzolo, vengono dirottati nel circuito bancario svizzero e da qui investiti altrove[7]. La sua parte, Palazzolo la investe in Sudafrica: compra una villa di Città del Capo, incontra persone importanti della politica e dell’economia, si fa ben volere. In Sicilia c’è la guerra, ma Palazzolo è leale a Riina e Provenzano, ed ospita in Sudafrica coloro che sono costretti a scappare dall’Italia[8].
Giovanni Falcone, nel 1984, riesce a provare il suo ruolo criminale, e Palazzolo confessa tutto, inguaiando decine di picciotti[9]. Nel 1988 arriva la richiesta di rinvio a giudizio e l’arresto, a Lugano. Ma poi accadono quelle coincidenze di cui è piena la storia della giustizia ticinese: il 26 dicembre 1986, il carcere gli concede un permesso di 36 ore, che permette a Vito in Sudafrica: i giudici svizzeri, al momento dell’arresto, come avevano fatto per l’altro grande riciclatore della mafia, Oliviero Tognoli, si sono dimenticati di sequestrare il passaporto falso. In Sudafrica, insieme alla moglie russa, prende il nome di Robert von Palace Kolbatschenko, e riprende a lavorare per la mafia, protetto dalla ANC e dai suoi amici affaristi di laggiù[10].
L’uomo di Terrasini viene inchiodato dai pentiti. Francesco Di Carlo, un tempo fidatissimo uomo di Riina, al processo afferma di avere incontrato Vito Roberto Palazzolo nel suo ufficio di Berna: “Era il 1978, mi ci mandò Riina per assistere un suo parente, Antonino Marchese, che doveva essere sottoposto a un intervento chirurgico. Palazzolo mi diede cinquanta milioni di lire, per tutte le spese”. I soldi che avanzano, Di Carlo li restituisce: “Il finanziere li depositò su un conto che aprì per Riina”. Dice la sentenza: “Riina confessò a Di Carlo che Palazzolo si occupava di riciclare in Svizzera i guadagni dei traffici di sigarette e di droga attraverso varie attività, come ad esempio il commercio di pietre preziose, e altre forme di investimento. Palazzolo, sempre a detta di Riina, era anche compare e socio di Nino Madonia, il quale, attraverso di lui, riciclava all’estero i soldi derivanti dal traffico di sigarette fatto insieme al clan Nuvoletta di Marano”.
Palazzolo gestisce quindi enormi capitali in nome e per conto di Gaetano Badalamenti, di Totò Riina e Bernardo Provenzano, con cui ha comprato la fonte d’acqua “Eau de vie”, che ottiene l’appalto esclusivo per rifornire la South African Airways, ha fondato un’azienda di security, gestisce un allevamento di struzzi ed una prestigiosa riserva di caccia, frequentata da benestanti personaggi locali; ha fondato la RCB Corporation Lda, nata per lo sfruttamento minerario di pietre preziose in Angola, poi ha creato la Von Palace Diamond Cutters per tagliarle e venderle in tutto il mondo – ad esempio al conte Riccardo Agusta, magnate degli elicotteri, che gli sottoscrive un lucrativo contratto da consulente.
Vive nella sua tenuta di Franschhoekal confine con la Namibia, dove ha persino una pista di atterraggio per aerei. Grazie all’amicizia con Nelson Mandela ed i più importanti leader della ANC, nasconde in casa boss latitanti come Mariano Tullio Troia, uno dei mandanti dell’omicidio di Sicilia Salvo Lima, e i mafiosi Giuseppe Gelardi e Giovanni Bonomo[12]. Palazzolo cerca anche di cancellare i propri problemi giuridici in Italia e, nel 2003, prende contatto con Marcello Dell’Utri, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi, e più tardi condannato per i suoi legami mafiosi[13]. L’obiettivo è quello di “alleggerire la posizione processuale” e “di ammorbidire le richieste di assistenza internazionale”, permettendo a Palazzolo di poter visitare l’Italia da uomo libero[14]. L’idea è di convincere Berlusconi ad influenzare “l’esito della rogatoria con il Sudafrica e il procedimento di estradizione” attraverso “interrogazioni parlamentari, campagne di stampa e altre oscure manovre”[15].
L’operazione non riesce, Berlusconi non vuole. Palazzolo continua a viaggiare rischiando, finché, nel febbraio del 2012, l’Interpol lo fotografa ad Hong-Kong[16]. La polizia lo segue fino in Thailandia, dove viene arrestato[17]. Del resto, lui nemmeno si nasconde, e sul suo profilo Facebook segnala di essere in Asia per affari[18]. Finiscono vent’anni di latitanza, perché nel dicembre del 2013 Palazzolo viene estradato in Italia, dove deve scontare nove anni di prigione. La magistratura di Bangkok identifica e sequestra conti bancari e proprietà di Palazzolo in Thailandia[19].
Vito Roberto Palazzolo decide di collaborare, allo scopo di ottenere condizioni di carcerazione meno vessatorie, e riempie pagine e pagine di verbali, nei quali si dichiara innocente, e dice che i boss mafiosi lo hanno costretto, con le minacce, a mettere a disposizione i suoi contatti e le sue capacità per organizzare il riciclaggio dei proventi della droga. Su un unico tema è reticente: le affermazioni del pentito Giovanni Brusca che, parlando al processo per la strage ferroviaria dell’Italicus, sosteneva che l’esplosivo con cui è stato fatto esplodere il treno nella galleria fosse stato messo a disposizione dai contatti thailandesi di Palazzolo[20].
Le sue professioni di innocenza non trovano eco: secondo la procura di Palermo Palazzolo è “una delle più importanti e oscure figure dell’associazione Cosa Nostra”. Inserito “da oltre vent’anni nelle dinamiche associative mafiose, con funzioni rilevanti di cerniera tra il mondo imprenditoriale internazionale e l’associazione criminale, ha avuto lo scopo di consentire a Cosa Nostra la gestione e il reimpiego dei capitali assunti illecitamente”[22]. Secondo i magistrati, Palazzolo continua a gestire i propri affari dalla prigione, grazie al suo staff sudafricano ed al figlio. Su un altro tema è estremamente reticente: i legami della mafia con la Chiesa Cattolica[23].
Dei nove anni previsti, Palazzolo ne sconta cinque, e nel 2019 viene affidato ai servizi sociali – ma lui scompare. Si pensa che sia in Thailandia, ma le nuove inchieste a suo carico non hanno finora dato risultati apprezzabili. Ma in Sudafrica non può più stare tranquillo, perché ora anche la magistratura di questo paese indaga su episodi di corruzione e di contrabbando di stupefacenti e, più recentemente, sulla possibilità che guidi un racket dei diamanti in arrivo dalla Namibia[24].
Tra i suoi vari affari quello di mediatore per gli imprenditori italiani che vogliono investire in Angola, ed indica come possibili obiettivi un cementificio, alcuni porti commerciali e per la pesca, aziende di pesca e di costruzione di barche, ma anche produzioni militari per l’esercito di Luanda: vedette, elicotteri, motoscafi contro la pesca di frodo. Come sempre, vende anche prospezioni di giacimenti di diamanti, oro e platino, rame e cobalto[25]. Dopo la sua fuga dalla libertà condizionale, questa è la nuova frontiera dei suoi affari. Il figlio si prepara a prendere il suo posto e diventare uno dei più grandi industriali, imprenditori agricoli e militari, trader di materie prime dell’Africa. In Italia, oramai, non lo cerca più nessuno – quaranta anni dopo essere partito dal suo paesino della costa nordoccidentale della Sicilia, Vito Roberto Palazzolo è arrivato dove nessun mafioso mai era arrivato prima di lui. Nessuna lealtà ai padrini, ma collaborazione tra pari grado. La mafia, oramai, è anche questo.
[1] https://livesicilia.it/vito-roberto-palazzolo-tesoro-boss-pentiti/
[2] https://www.terrasinioggi.net/2014/11/15/vito-roberto-palazzolo-collabora-mesi-procura/5249/
[3] Il tesoriere di Totò Riina ora è libero: Vito Palazzolo affidato in prova ai servizi sociali (palermotoday.it)
[4] https://www.lettera43.it/vito-palazzolo-il-profilo-del-cassiere-della-mafia/?refresh_ce
[5] https://www.linkiesta.it/2013/12/riina-e-palazzolo-boss-e-tesoriere-insieme-in-carcere/
[6] https://livesicilia.it/vito-roberto-palazzolo-tesoro-boss-pentiti/?refresh_ce
[7] https://www.teleoccidente.it/2014/12/vito-roberto-palazzolo-racconta-i-segreti-dei-boss-di-provincia/
[8] Vito Roberto Palazzolo vuota il sacco “Non sono un pentito, ma vi racconto tutto” (antimafiaduemila.com)
[9] https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/228-cosa-nostra/74806-sequestro-di-beni-in-thailandia-a-vito-roberto-palazzolo-tesoriere-di-cosa-nostra.html
[10] https://allafrica.com/stories/199911180162.html ; https://allafrica.com/stories/200109130435.html
[11] https://www.palermotoday.it/cronaca/mafia/boss-vito-palazzolo-torna-libero.html
[12] http://www.peppinoimpastato.com/visualizza.asp?val=1298
[13] https://www.agoravox.it/Dell-Utri-confessa-Ero-disponibile.html
[14] https://www.antimafiaduemila.com/redazione/redazione-sudamerica/206-la-rivista/articoli-vari/34461-il-boss-palazzolo-dellutri-non-devi-convertirlo-e-gia-convertito.html
[15] https://www.italiaoggi.it/archivio/intrigo-in-africa-per-dell-utri-1565156
[16] https://www.teleoccidente.it/2013/12/mafia-e-arrivato-in-italia-il-boss-originario-di-terrasini-vito-roberto-palazzolo/
[17] https://www.palermotoday.it/cronaca/arrestato-thailandia-vito-roberto-palazzolo.html
[18] https://www.corriere.it/cronache/12_marzo_31/palazzolo-vito_a0f7d302-7b29-11e1-b4e4-2936cade5253.shtml
[19] https://www.rainews.it/archivio-rainews/articoli/riin-palazzolo-beni-sequestrati-thailandia-904d5053-c851-4970-9286-c70376a9854b.html?refresh_ce
[20] https://www.partinicolive.it/2014/12/22/mafia-partinico-e-trappeto-sui-verbali-di-vito-roberto-palazzolo/
[21] https://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1224498/Strage-di-Capaci–il-pentito-Spatuzza–manda-in-galera-otto-boss-e-gregari–.html
[22] https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/228-cosa-nostra/46773-estradizione-per-vito-roberto-palazzolo-ce-il-via-libera.html
[23] https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/87626-i-segreti-finanziari-di-riina-e-quella-pista-che-porta-al-sudafrica.html
[24] https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/228-cosa-nostra/54755-i-diamanti-del-continente-nero-ecco-limpero-di-vito-roberto-palazzolo.html ; https://mg.co.za/article/2007-03-23-mob-moves-into-namibia/
[25] https://www.repubblica.it/dossier/cronaca/storie-di-mafia/2022/01/15/news/mafia_tesoriere_riina-333021856/
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