Costume
l’estetica del bruto
Ma quanti like avranno ricevuto i fratelli Bianchi?
Bambolotti tatuati, mietitori di like con l’aria guascona di chi potrebbe farsi ma, a ben vedere più probabilmente rifarsi, questi ragazzi sembrano rotolati già da un trono di Maria e da quel provincialismo pasoliniano che il mercato, la televisione, l’analfabetismo e i social hanno definitivamente rincoglionito.
E scagli la prima pietra chi un like o un pochino di invidia non ce l’avrebbe messa per l’addominale tirato, le vacanza da bulli o quel successo vero o finto che comunque trapela.
La storia della cultura fascista non basta, purtroppo le cose sono meno schematizzabili del previsto e al posto di due partiti contrapposti c’è un brodino social che cuoce tutti noi.
I fratelli Bianchi, o meglio, la gestione della loro immagine è con qualche esagerazione, l’immagine che comunemente hanno tutte le persone che ormai hanno accettato di spogliarsi per esistere.
Lontani anni luce dalla tipica querelle anni ottanta del nudo consentito solo se “artistico” questi maschi da palestra mostrano tutto quello che i social concedono loro di esibire e tra un selfie in mutande e uno senza mietono consensi che li inchiodano alla prossima istantanea.
E così chi adora l’idolo diventa l’idolo. E l’idolo non sente proprio nel senso di non percepire e in quella sua vana inutile ansia di mostrarsi cela il segreto del bene e del male.
Pensare che rappresentarsi non sia un fatto serio e che l’immagine non possa cannibalizzare la realtà e quindi la coscienza significa non capire che anche un selfie di troppo può dare inizio a quel butterfly effect che fa di una persona fragile una persona sola e di una persona inutile una merda che però, guarda un po’, ti calpesta.
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