Criminalità

La scuola incontra la legalità

10 Marzo 2019

Giovedì 7 Marzo in una delle tante periferie napoletane, a Secondigliano, si é tenuta nell’istituto comprensivo Savio Alfieri, una giornata interamente dedicata alla legalità. L’incontro sul tema “la legalità attraverso gli occhi degli ultimi”, é stato animato da Don Aniello Manganiello, una delle figure più carismatiche dei nostri tempi, un eroe poco silenzioso perché la parola é il mezzo con cui si reca nelle scuole di tutte Italia raccontando il mestiere di un prete di frontiera che si muove nei luoghi dove regna l’illegalità che avvolge nelle sue spire ammaliatrici gli ultimi. Fortemente voluto dalla dirigente, la professoressa Marianna Guarino, che si batte affinché le regole disciplinino la vita scolastica nei rapporti con l’altro cosí come nella cura dell’ambiente e della propria persona, l’incontro ha rappresentato un ottimo stimolo per riflettere sulle problematiche che affliggono un territorio di periferia così come realtà regionali e in senso più vasto l’intero Paese.
Don Aniello, definito il prete disubbidiente, parla di sé ed evoca figure come Don Lorenzo Milani, parla delle disuguaglianze, racconta, che come accadde a Borsellino per Palermo, imparerà ad amare Scampia solo vivendola, narra della sua iniziale reticenza a svolgere il suo mestiere di parroco a Santa Maria della Provvidenza quando Scampia era il più grande mercato aperto di droga d’Europa. Erano anni, quelli, in cui era aperta la faida tra Scissionisti e Di Lauro, la stessa di cui pala Saviano in Gomorra.
In uno dei video proiettati, i ragazzi hanno potuto vedere Don Aniello che si aggira per Scampia mentre fa da apripista a Giulio Golia delle Iene guidandolo nelle vie dello spaccio, indicando sentinelle e pali, codici usati per vendere la droga, lo conduce nei mercati dove i commercianti pagano il pizzo nonostante il loro diniego. Un prete scomodo e spesso malvisto in diversi ambienti da quelli istituzionali a quelli ecclesiastici verso i quali ha lanciato un j’accuse poiché lo avrebbero spesso lasciato solo nelle sue battaglie.
Fondatore dell’associazione “Ultimi” per la legalità e le mafie, si mischia tra gli ultimi e si impegna con quotidiana perseveranza nella difesa della giustizia, non escludendo né emarginando chi sceglie percorsi delinquenziali, é sempre disponibile a dialogare e a offrire occasioni di redenzione ai camorristi di cui denuncia, al tempo stesso e senza indugio, l’azione criminale.
Parla di bullismo e cyberbullismo, del coraggio di denunciare perché l’identità di ciascuno vada riconosciuta e rispettata nella sua diversità, parla della forza di uscire dal silenzio e fare gruppo per sovrastare la logica omertosa della criminalità, della disponibilità all’incontro con l’altro come opportunità di crescita. Ci parla ancora della facilità di intraprendere strade sbagliate quando si gioca sul terreno fertile della povertà, della sofferenza e della subcultura.
Il gioco del calcio é spesso usato come metafora perché sebbene sia “ solo” un gioco, il calcio é allenamento, sacrificio, obbedienza alle regole, allo schema di gioco, al rispetto dei ruoli, allo spirito della squadra. Lo sa bene lui che é fondatore dell’associazione sportiva Oratorio Don Guanella calcio Scampia. Appare chiaro ai ragazzi, allora, come il fare rete tra le principali agenzie informative: famiglia, scuola, parrocchia, istituzioni e associazioni, sia la scelta vincente.
Alla domanda posta al parroco sull’operazione Gomorra di Saviano, Don Aniello spiega come ormai nell’immaginario collettivo dei giovani studenti del nord, Gomorra non sia più la città che Dio decise di distruggere perché era priva persino di dieci uomini giusti, ma é sinonimo di Camorra, di Napoli, del Sud. Sottolinea ancora il controsenso di denunciare mentre si alimenta il circolo vizioso malavitoso poiché la possibilità di girare riprese in certi territori sarebbe avvenuta grazie a un probabile versamento di denaro ai boss del luogo.
Parla, ancora, il parroco ribelle, della capacità di conversione e redenzione da offrire a ciascuno, riporta storie narrate nel libro di cui é autore “Gesú é più forte della camorra”, narra di Mario ex tossico che oggi è capotreno della vesuviana, di un boss del cartello di Secondigliano che oggi é un lavoratore onesto, della scelta di far rifiorire la bellezza di una vita nuova.
Don Aniello supporta, col suo esempio di vita, il lavoro di migliaia di maestri e professori che vivono la professione come una missione, che cercano di colmare le disuguaglianze sociali puntando sul valore da attribuire all’ istruzione e alla cultura come unico baluardo all’illegalità e unico strumento per intraprendere percorsi virtuosi e progettare lo sviluppo complessivo e armonico delle comunità locali.
Al dibattito era presente il presidente della municipalità Maurizio Moschetti, il quale ha ribadito come solo attraverso la meritocrazia e l’abbattimento di logiche clientelari si possa dare una speranza a un Sud spesso martoriato e a un Paese intero che spesso indossa il malcostume della collusione.
“Abbiamo tutto il tempo del mondo”, cantava Louis Armstrong. Durante quattro ore di racconti, dibattiti, test sulla legalità, il tempo é volato tra storie di vita che oggi corrono sui binari di vite ancora possibili, tra domande e curiosità, tra narrazioni che riempiono il cuore di speranza. E se Dio é un porto sempre aperto, abbiamo tutto il tempo possibile per investire nel futuro, soprattutto quando le parole sono pregne di vita.
Terminato l’incontro con i ragazzi, Don Aniello ci racconta tra l’altro dei cammini da lui intrapresi e  di cui ha bisogno per “ricompattarsi” e trovare in silenzio quel Gesú che sconfigge la Camorra. Ci tiene, peró, a precisare che i cammini non sono mai solitari, c’é bisogno di chi ci affianca, di accompagnamento, di chi ci sta accanto nei percorsi in salita.

Un’ultima riflessione chiude questa giornata: oggi più che mai abbiamo bisogno di gesta eroiche raccontate con umiltà e semplicità. la Dirigente Marianna Guarino, gli insegnanti e i ragazzi impegnati anche nella realizzazione di una scultura rappresentante la loro terra, affollano il teatro, uno spazio pieno in cui si respira vita densa. Tutti sono andati via dotati di una nuova consapevolezza: compiere i passi giusti può salvare la vita e nutrirsi di cultura, così come la capacità di esporsi  consente di camminare con la schiena dritta, di non piegarsi, ci consente, perciò, d essere sentinelle di un territorio che appartiene a chi sceglie ogni giorno di fare la propria parte per migliorare se stessi e il mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui di seguito i video:  Non è un luogo comune, Scampia e  Scampia con le Iene

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