Criminalità
La politica, il diritto e la paura…del buio
Si può dire che la vicenda della norma sullo sparo “in tempo di notte” sia una parabola della nostra politica di oggi, e del diritto che dalla politica discende. Si potrebbe dire che con lo sparo nel buio il nostro diritto abbia fornito l’ultima prova di avere perso ogni lume. Parliamo dei lumi della ragione e della logica. Quello che più di tutto ci chiediamo, di fronte a vicende come questa, è come la nostra classe politica, e i giuristi che per essa scrivono le norme, abbiano perso, se mai lo hanno avuto, ogni senso della realtà, e soprattutto il senso del ridicolo.
Per essere chiari, non solo la politica e il diritto non si preoccupano di come una norma verrà applicata, dei problemi di implementazione e degli effetti che potrà produrre. Che questa ormai da lungo tempo non sia una preoccupazione della politica non è una novità. Ma è nuovo il fatto che anche la politica finalizzata esclusivamente alla ricerca del consenso non riesca a prevedere l’impatto che una norma può avere sull’opinione pubblica, e quindi sul consenso stesso. Manca del tutto il senso del ridicolo, e i tempi della nipote di Mubarak non sono tramontati. E scopriamo che quell’ignoranza del senso del ridicolo non era propria dell’era di Berlusconi, dei suoi politici e dei suoi avvocati, ma è e resta una caratteristica della nostra politica e del nostro sistema giuridico in generale.
Per questo ci sono due aspetti in questa vicenda di spari nel buio: uno, su cui tutti si sono già soffermati, riguarda i contenuti, quindi la definizione delle condizioni dell’uso della forza in legittima difesa; un altro che invece va oltre la contingenza dei contenuti, riguarda il nesso tra il diritto (il nostro diritto, ovviamente), e la ragione e il senso della logica.
Per questo, anche la reazione di Renzi si presta a una doppia lettura e a una doppia reazione da parte mia. Il fatto che un politico debba preoccuparsi di intervenire sulla questione della sicurezza (ma su qualunque questione) con gli strumenti che gli suggerisce l’opinione pubblica, perché il suo fine è essere in sintonia con essa, come Renzi ha esplicitamente ammesso nel confronto pubblico prima delle primarie, è la negazione della politica. Un politico deve proporre e disporre soluzioni ai problemi, e non fare da totalizzatore delle proposte che vengono dall’opinione pubblica. Altrimenti, basterebbe davvero un qualsiasi piattaforma Rousseau a fare la politica. Però, sul fatto che questa norma sugli spari nel buio sia ridicola non posso che essere d’accordo con Renzi, se non altro perché come “sense of humour” siamo entrambi fiorentini.
Per avere un’idea del ridicolo proviamo a pensare all’applicazione della stessa legge. Proviamo a pensare a una causa per l’omicidio di una persona in casa di un altro. Cosa potrebbe partorire la creatività di un avvocato che ha difeso la plausibilità della storia della nipote di Muburak in un caso come questo? La prima domanda è se ovviamente era notte. Probabilmente avvocati e pubblici ministeri si scontrerebbero su cosa si definisce per notte. Un’idea interessante su cui lavorare e formare una giurisprudenza potrebbe essere che è notte dopo il tramonto del sole. Quindi secondo l’almanacco un dibattimento su un omicidio oggi alle 8.20 di sera avrebbe sviluppi diversi se è commesso a Roma o a Milano. E se fosse a Casalpusterlengo? L’almanacco non basterebbe, e ci vorrebbe probabilmente una perizia.
Continuando nel repertorio del ridicolo, viene il sospetto che questo legislatore bambino abbia voluto associare la notte al buio. E del buio i bambini, ma pare non solo loro, hanno paura. Anche la luce accesa, o i lampioni, non sono sufficienti a placare la paura del buio. E poi ogni tanto questi lampioni si spengono quando meno te lo aspetti. Meglio ignorare il progresso e legare il diritto a concetti eterni come il giorno e la notte. Ma forse su questa linea sarebbe stato più giusto inserire nella legge un riferimento preciso. No, non “dopo Carosello”, perché anche questo è un concetto contingente, anzi mi dicono che è tramontato con la mia generazione. Intendo un riferimento orario preciso, del tipo: dalle nove di sera alle sei del mattino. Certo, vi avrebbero detto che è una norma sul “coprifuoco” (perché questo in effetti è), e sarebbe stata osteggiata da tutti quelli che oggi osteggiano questa legge (compreso il sottoscritto), ma avrebbe avuto il pregio di non far ridere nessuno, e anzi di essere presa molto sul serio.
Lo spirito vero di questa legge è infatti la paura, il coprifuoco, la notte dei vampiri e degli zombie. E il senso del ridicolo nasce proprio dalla natura ancestrale e fanciullesca di questa paura, che è rimasta intatta nell’inconscio di politici incalliti e di giuristi di razza, e che emerge nelle norme in modo inconsapevole come in una seduta di ipnosi o di esorcismo. La paura del buio e della notte si lega infatti all’altro elemento che è scritto nella legge, cioè il “grave turbamento psichico”. Questo sentimento è chiaramente connesso alla notte e al buio: hai un “grande turbamento psichico” quando hai paura del buio e non sei nel lettone con mamma e babbo. Meno male che almeno il “lettone” è rimasto fuori dalla norma.
Mentre è questo legame tra la norma e questioni di paura ancestrale e di tipo fanciullesco a destare il riso, quello che invece fa paura a chiunque abbia in considerazione primaria la logica è la mancanza assoluta di logica in questo provvedimento di legge. Che logica è riconoscere che si può sparare al buio, anziché quando si avverte in chiara luce un pericolo? Se uno vuole autorizzare a sparare non sarebbe stato logico richiedere che la legittima difesa sia esercitata alla luce? Siamo forse invidiosi del caso Pistorius in Sud Africa? E poi c’è il vizio logico di tipo “comma 22”. Si riconosce la legittima difesa a una persona in un momento di “grave turbamento psichico”, ma è giusto concedere il porto di armi a persone che possono essere soggette a momenti di “grave turbamento psichico”? Provate ad andare a chiedere il porto d’armi motivandolo che è per eventuali “momenti di grave turbamento psichico” e se vi fanno qualche osservazione, mostrate la legge e dite: “se sono in un momento di grave turbamento psichico, etc… con cosa mi difendo? Con la pistola ad acqua?”.
In conclusione, è questo diritto e questa politica che fanno paura, perché sono lontane da ogni senso del ridicolo e della logica. Il governo di “pancia”, il governo del populismo, dell’irrazionalità, del viziare le folle, non è un rischio, è già una realtà in atto. Questo ci dice questo provvedimento sulla legittima difesa, al di là dei suoi contenuti. E adesso abbiamo una sola paura, che già si sta manifestando in questi giorni su un’altra grande questione sociale: che dopo la paura del buio, la nostra politica produca una norma sull’altra paura ancestrale: quella dell’ “uomo nero”.
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