Criminalità
Il lavoro gratis dei detenuti ci ripugna
Il programma ‘Report’ ha riproposto un tema che da anni e periodicamente ritorna a galla , quello del lavoro gratuito volontario per i detenuti.
Coloro che sono favorevoli alternano motivazioni caritatevoli , stanno tutto il giorno a guardare il muro, così gli passa il tempo, motivazioni risarcitorie, hanno fatto un danno alla società lo ripaghino così , motivazioni economiche , così si pagano le spese di detenzione.
Tali motivazioni si scontrano con due concetti banali e incontrovertibili: il lavoro va sempre retribuito, il termine volontario per un soggetto in carcere e’ un non senso.
Detto questo , se vogliamo porre la questione in termini di rieducazione e reinserimento del detenuto, premesso che il lavoro, e’ una parte di un percorso più complesso, proprio la retribuzione, che contribuisce anche al mantenimento del detenuto, e’ condizione che aiuta ad evitare la recidiva.
Per anni abbiamo lodato, giustamente , la legge Simeone, che aiutava la retribuzione dei detenuti , anche grazie a sgravi fiscali per le aziende che li assumevano , come potremmo ancora fare ciò quando le stesse aziende, potranno assumere soggetti senza pagarli ?
Non molto più giustificabile e’ il ragionamento che vorrebbe imporre il lavoro non retribuito per la collettività , come forma sostitutiva di un’attività che il Comune non può svolgere , magari per mancanza di fondi.
In un ottica di libera concorrenza questa forma di attività gratuita rischierebbe di fare fallire altre ditte, imprese; se per esempio le panchine di un comune le aggiustassero gratis i detenuti, fallirebbero tutte le ditte che si occupano di questa mansione, con benefici magari per l’Ente pubblico,ma con perdite di posti di lavoro.
Ma al di là degli aspetti economici quello che va combattuto e’ un concetto che, estremizzato, porta a ritenere legittimi i lavori forzati, cioè quello che il lavoro possa essere di per se stesso e da solo, forma di risarcimento della società per il reato commesso.
Niente di più sbagliato, i lavori socialmente utili sono altra cosa, ha senso che una persona che ha ferito una persona perché guidava ubriaco, vada a fare una attività risarcitoria in un ospedale dove sono ricoverate persone vittime di incidenti stradali, mentre lo ha molto meno che un rapinatore vada a aggiustare un marciapiede .
Basterebbe forse fare un semplice ragionamento, le persone detenute sono giustappunto persone e tutte le persone che lavorano ogni giorno sono , più o meno , retribuite, perché quelle ristrette non dovrebbero esserlo? (Mirko Mazzali, avvocato e consigliere del Comune di Milano)
Devi fare login per commentare
Accedi