Criminalità

Ha ragione Bruno Vespa: intervistare Riina jr può essere servizio pubblico

6 Aprile 2016

C’è qualcosa di grottesco, di assurdo, nelle polemiche che circondano la puntata di Porta a Porta che andrà in onda stanotte su Rai Uno e che avrà come protagonista Salvo Riina, figlio di Totó, intervistato da Bruno Vespa.

Avete letto bene: l’assurdo e il grottesco non è che Riina junior vada in tv, e sulla tv pubblica, ma che il fatto sollevi tutte queste proteste e polemiche. Rosy Bindi, Piero Grasso, Pierluigi Bersani, e tanti altri: a senso comune unificato hanno tutti urlato allo scandalo, alle mani sporche di sangue, all’indecenza di un’ospitata sulla tv pubblica.

Peccato che il mestiere del giornalismo e quello della tv pubblica sia proprio quello di mostrare la realtà, di consentire a una società di guardarsi allo specchio, eventualmente di guardare proprio quello che meno vorrebbe guardare. Che Totó Riina sia stato uno dei potenti di questo paese è un dato storico certo, che non si può dimenticare. Dice molto di chi siamo, spiega amaramente da dove veniamo. Suo figlio ha titolo per essere mostrato, ascoltato, intervistato, proprio perché figlio di quella storia criminale? Si, ovviamente si, evidentemente sì. Perché la sua storia ci riguarda, e il confronto con un figlio di un capo mafia è un’occasione rara di confronto con la realtà. Naturalmente, tutto dipende da come è stata fatta l’intervista da Bruno Vespa. Ma questo lo potremo sapere solo dopo, ed eventualmente protestare, non prima. A meno che il problema sia Bruno Vespa e la sua perdurante e démodé presenza sulla Tv pubblica. Ma se il problema è questo c’erano e ci saranno mille occasioni per sollevarlo: si è scelta invece la più sbagliata, una serata in cui, potenzialmente, Porta a Porta interpretatava davvero il ruolo di servizio pubblico.

 

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