Criminalità

Di Girolamo e Trocchia raccontano la “vita tranquilla” di Matteo Messina Denaro

22 Marzo 2024

Il libro “Una vita tranquilla. Latitanza e cattura, verità e misteri di Matteo Messina Denaro” di Giacomo Di Girolamo e Nello Trocchia, edito da Zolfo Editore, è stato pubblicato a febbraio 2024 all’interno della Collana “Le storie”, sotto la Direzione di Lillo Garlisi e il lavoro editoriale di Paola Murru, Elisa Bottani e Erika Carnovali.

Il libro

“Una vita tranquilla” è una ricostruzione fedele dei fatti, scritta da due cronisti che pongono domande e cercano risposte sulla lunga e “tranquilla” latitanza, in particolare sulla sua ultima fase, dell’ultimo padrino di Cosa nostra.

Il libro racconta i misteri che circondano la vita e la cattura di Messina Denaro, ma non scade in ricostruzioni forzatamente clamorose, e presenta al lettore i fatti e le cronache di quegli anni.

Di Girolamo e Trocchia cercano di andare oltre le versioni ufficiali, per capire come sia stato possibile che un capomafia così ricercato si sia potuto nascondere molto semplicemente in casa propria, “facendosi albero nella foresta”.

Mi sono trovato ancora una volta a Campobello e Castelvetrano, tra la mia gente, a fare la spesa, o ad aspettare un biglietto da un’amica in piazza. Oppure al mare dei miei tuffi da ragazzo, o ancora a vedere la pietra grande e bianca spremere inesorabile le olive. Mi sono rivisto come sempre, tranquillo, nascosto in bella vista.
E pensare che c’era chi mi riconosceva ogni tanto, tra la folla. Mi guardava sorridendo.

Questo resoconto arriva dopo la morte del boss, e chiude un cerchio aperto tanto tempo fa da due giornalisti che di mafia si sono occupati tanto. Proprio l’essere giornalisti è stato centrale nella scrittura del libro, perché in mezzo a fatti, qualche “licenza poetica”, cronache e dubbi, ci sono le domande che i giornalisti hanno il diritto e il dovere di continuare a fare.

I temi principali

Parlavamo delle domande dei giornalisti. Ecco, per molte di queste domande non abbiamo una risposta, ma il solo fatto di porre certe questioni è un segnale da non sottovalutare.

La domanda principale riguarda proprio la “Vita tranquilla” di Messina Denaro.

Il latitante ha infatti potuto curarsi (gratis e con il sistema sanitario nazionale che per lui ha funzionato benissimo) senza rivelare la propria identità, ha potuto frequentare le donne con cui ha avuto relazioni (e nel libro finalmente non si incontra quella orribile narrazione del “latitante latin lover”), ha presumibilmente potuto viaggiare, comprare case, macchine e gioielli con l’aiuto di prestanomi, ma ha anche potuto fare da padrino di cresima. Insomma quando si trattava del boss sembravano tutti distratti, anche la Chiesa, che solitamente richiede certificati e nulla osta dettagliati.

In effetti questa “distrazione” deve aver fatto sentire tranquillo Messina Denaro, che ad un certo punto ha abbandonato il classico isolamento tecnologico tipico dei latitanti e ha iniziato a fare le foto con i medici e a chattare con le compagne di terapia.

Mentre la polizia sbuffa, i carabinieri del Ros rintracciano in un mese Andrea Bonafede, al secolo Matteo Messina Denaro. Un arresto clamoroso, dopo trent’anni di latitanza. Il boss che in passato aveva fatto della riservatezza un culto, dell’invisibilità una dote, della segretezza una religione, proprio lui si era affidato a soggetti conosciuti dalle forze dell’ordine e viveva a pochi chilometri da casa, tra donne gelose, supermercati, barbiere. E tra medici e pazienti si faceva notare per la sua cordialità.

Un altro punto centrale del libro è il rapporto con la politica, con nomi e cognomi, e la fortissima presenza della massoneria nella provincia di Trapani. Anche solo per aprire gli occhi tra i legami di questi mondi vale la pena leggere il libro.

Infine è certamente interessante capire le dinamiche familiari che hanno permesso al mafioso di poter usufruire di una rete di sostegno, economica e affettiva, che gli ha permesso di sfuggire per trent’anni alla cattura.

Per una strana ironia della sorte, è stata però proprio la famiglia ad essere una delle cause della sua cattura. Proprio a casa della sorella Rosalia, figura centrale in questa storia, è stato ritrovato un pizzino che ha dato le giuste indicazioni agli investigatori:

Immaginate la scena: siamo nella casa più intercettata d’Italia. I carabinieri, di nascosto, cercano un posto sicuro per una nuova microspia. Cosa c’è di meglio, pensano, dell’interno della gamba di una sedia? Solo che quando levano il tappo, il piedino, insomma, trovano dentro un foglietto. Sono appunti che riassumono la cartella clinica di un uomo che sta molto male. E ha bisogno di cure importanti. Inizia così la fine di Matteo Messina Denaro.

Una vita tranquilla” racconta il mafioso stragista, la sua famiglia d’origine, i suoi affetti, gli “eredi” biologici e non solo, questi ultimi trent’anni di latitanza e i tanti, troppi, punti oscuri di una vicenda che forse non si chiarirà mai del tutto.

Il libro ha uno stile gradevolissimo, e nonostante l’importanza dei temi ha una scrittura che incolla il lettore dalla prima all’ultima pagina (seguita inoltre dalle trascrizioni degli interrogatori) come se stesse leggendo un romanzo.

Gli autori

Giacomo Di Girolamo è direttore di Tp24, della radio Rmc 101 e collabora con i quotidiani «Domani» e «Linkiesta». Per i suoi reportage su criminalità organizzata e corruzione ha vinto nel 2014 il Premiolino e nel 2022 il Premio Paolo Borsellino. Per Zolfo ha scritto Matteo va alla guerra (2022). È autore anche di Gomito di Sicilia (Laterza, 2019) e per il Saggiatore di L’invisibile. Matteo Messina Denaro (ultima edizione, 2023), Contro l’antimafia (2016), Dormono sulla collina (2014), Cosa Grigia (2012).

Nello Trocchia è inviato di «Domani». Ha firmato lo scoop sul pestaggio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere pubblicando i video delle violenze. Ha scritto per «il Fatto Quotidiano» e «l’Espresso». Ha lavorato in tv (citiamo Piazzapulita su La7) realizzando reportage sulle mafie. Tra i suoi ultimi libri: Casamonica (Utet, 2019), dal quale ha tratto un documentario per Nove, e Pestaggio di Stato (Laterza, 2022). Ha ricevuto il Premio Giancarlo Siani e quello dedicato a Paolo Borsellino.

 

 

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