Criminalità

Cortei Licei. Ieri per i Cruise a Comiso, oggi per i Ciancimino Boys a Palermo

16 Novembre 2014

Diceva Sciascia: “i cortei, le tavole rotonde, i dibattiti sulla mafia, in un paese in cui retorica e falsificazione stanno dietro ogni angolo, servono a dare l’illusione e l’acquietamento di far qualcosa: e specialmente quando nulla di concreto si fa”.

Era il 1987. La brillante e disarmante penna di Racalmuto centrò il problema-dei-problemi su come si palesavano e declinavano certe iniziative “antimafia” in Sicilia. Difficile inquadrare quegli scritti di Sciascia sui quotidiani come meri articoli di stampa, non foss’altro che erano veri e propri momenti di illuminante saggezza. Quell’articolo, titolato “Contro La Mafia In Nome Della Legge”, venne scritto sul Corsera subito dopo il celebre pezzo su “I Professionisti Dell’Antimafia”. Fu la risposta dello scrittore di Racalmuto al jihadismo associativo nato a Palermo col nome di Coordinamento Antimafia che ora – con altre sigle – ha suoi eredi 2.0 e torna ad avere pure alcuni dei protagonisti di allora come Leoluca Orlando. Per intenderci, stiamo parlando di quel Coordinamento Antimafia che arrivò perfino a collocare Sciascia ai “margini della società civile” per il suo pensiero critico, così come in termini di piglio strumentale Leoluca Orlando additò – occorre ricordarlo – Giovanni Falcone come occultatore di “prove nei cassetti” sol perché incriminò per calunnia il pentito Pellegriti.

Ieri il Coordinamento Antimafia coi i suoi leader che poi cavalcarono la professione politica, sia ne La Rete dell’ex sindaco democristiano che negli scranni parlamentari della destra di Silvio Berlusconi: oggi le Agende Rosse e affini con il Protocollo Ingroia e l’oracolo dell’antimafia 2.0 Massimo Ciancimino. Leonardo “Nanà” Sciascia, manco a dirlo, fu di grande presagio: ieri come oggi “retorica e falsificazione stanno dietro l’angolo” così come dietro l’angolo abitano sigle che, in nome di certa antimafia, si attivano e mobilitano – anche in questo caso – con icone non poco discutibili pompate da consolidati megafoni mediatici televisivi e non. Ci risiamo. Tornano i cortei studenteschi ad hoc (che si aggiungono a quelli rituali per le ricorrenti Falconiadi e Borselliniadi) oggi attivati dalle Agende Rosse di Salvatore Professione-Fratello Borsellino e dai Ciancimino boys.

Guardando foto e servizi dell’ultimo corteo palermitano organizzato dalla jihad antimafia – con dentro anche un tot di studenti sicuramente in buonissima fede – non ho potuto fare a meno di ripercorrere i momenti scolastici degli anni 80 trascorsi in Sicilia alle superiori, dove pure manifestazioni e cortei di certo non mancavano. Una volta – a s(q)uola – più che sandinisti, sembravano essere tutti “pacifisti”. O meglio: nella misura in cui manifestare più volte contro i missili Cruise a Comiso era abilmente utile a “caliàre”, marinare, bucare un giorno di scuola. Qualcuno gridava sì contro l’imperialismo americano: ma con la complice consapevolezza di sfilare, essere nati e vissuti nei côté-dei-côté democristiani dei grandi centri urbani siculi dominati dai reggenti della prima repubblica, in manifestazioni di certo non promosse dall’Azione Cattolica o la San Vincenzo De Paoli.

Se magari qualcuno dei tuoi compagni di scuola ricordava a menadito chi tra Salvo Lima, Nino Drago, Rino Nicolosi e Calogero Mannino comandava di più nei nostri comprensori, appena chiedevi di ben altre figure partivano siculi balbettii da certi tuoi compagni di scuola. In uno di questi cortei, a pochi giorni da uno dei tanti omicidi eccellenti portati a compimento dalla Mafia di allora, chiesi ad uno dei miei compagni di scuola se sapesse chi fosse Pio La Torre. Il mio compagno di s(q)uola all’inizio balbettò, a quei tempi non potevi tirar mica fuori l’I-Phone rimediando con Google. Poi, azzarda una risposta con l’unica wikipedia allora a disposizione di noi studenti: “…’nchia cetto, La Torrre del Bari? Credo sia uno dei quattro che manca all’album delle figurine Panini”. Però per un giorno, o meno, alla fine della fiera eravamo lì per strada contro i Cruise a Comiso. In quei cortei convocati a dozzine nel corso del calendario scolastico, molti studenti non ci restavano nemmeno più di quel tot . Salvo sfilarsi dopo manco cento metri per andare a ciondolare altrove: al mare, alla villa comunale, al cine porno o in qualche campetto di calcio improvvisato (confesso un paio di volte d’aver fruito pure io di quella exit strategy).

Oggi a Comiso non ci sono i Cruise ma Ryanair: ed è bene così. Oggi non ci sono i Cruise ma i cortei antimafia (o per meglio dire, attivati da certa antimafia) che per qualcuno non sembrano essere solo buona occasione per dire bye-bye ad un giorno di s(q)uola ma utili a soddisfare le c.d. photo opportunity a buon uso di certa stampa militante e dei social network. Utili per dire, raccontare e ostentare che la gggente (studenti e pensionati, quelli più facilmente aggregabili in simili occasioni) a Palermo è scesa in piazza e in massa.

Una trentina di anni fa forse sarebbe stato più facile che qualcuno, lungo un corteo o una manifestazione, tirasse fuori come l’antinucleare sole che ride un cartello del tipo, “Ciancimino? No Grazie”. Oggi un po’ meno, anzi. Oggi capita, piuttosto, di vedere – come nelle ultime manifestazioni, sempre imbastite da Agende Rosse &co – alcune groupies di quella certa antimafia militante con la maglietta “meglio un giorno da Ciancimino che cento anni da Nicola Mancino”. Ora rilanciano coi Cortei Licei. Abile rimedio con studenti tirati per la camicia da improvvide sigle e personaggi che però, quando manifestano la sera scortando civicamente i campioni palermitani Anti-demo-pluto-cumpluttuni-occulti, si ritrovano praticamente in quattro gatti e dispari e col figlio del Boss che sostiene loro con anonime donazioni per i costi (dice) di organizzazione e gadget.

Ai tempi dei Cruise come massimo gadget ricordo solo una copia de Il Manifesto di Rossana Rossanda arrotolato e ficcato nella tasca posteriore dei miei Wrangler che peraltro, come me, non erano denim comunisti, anzi. La storia narra come proprio quei jeans fecero capolino al Festival Internazionale Della Gioventù E Degli Studenti di Mosca nel ’57 facendo conoscere per la prima volta il denim ai sovietici. Il regime non gradì, il jeans venne bandito e chi solo-solo provava ad indossarlo rischiava l’espulsione da scuola e università o perdeva il posto di lavoro nell’intera Unione Sovietica, Patto di Varsavia incluso. Altri tempi, si direbbe. Ieri la guerra fredda coi Cruise, oggi il Gas di Miro Putin: che pure Ciancimino Jr ben conosce personalmente e proficuamente. Giammai si dica, pensi e scriva che la Sicilia sia l’ombelico (tragicomico) del mondo. Giammai.

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