Criminalità
Coppia dell’acido. Martina Levato rivuole suo figlio: ha ragione?
A pochi anni dai fatti criminosi e a pochi mesi dalla condanna definitiva in Cassazione, Martina Levato rompe il silenzio e chiede di poter riavere suo figlio.
Ma chi è Martina Levato? Insieme ad Alexander Boettcher ha formato la cosiddetta coppia dell’acido, chiamata così perché, con l’aiuto di una terza persona, hanno aggredito e cercato di sfregiare con dell’acido tre ragazzi. Due attacchi sono riusciti, uno no. Inoltre, una delle due vittime sfigurate è stato scambiato per un’altra persona. Le vittime erano scelte tra gli ex fidanzati o anche semplici flirt di Martina Levato, con la motivazione di purificare il passato di lei per compiacere Boettcher.
La coppia dell’acido ha avuto un figlio che è stato subito sottratto alla madre e dato in adozione a una famiglia sconosciuta. È stata rifiutata la richiesta dei genitori di affidarlo ai nonni, che non sono stati ritenuti idonei.
Ora Martina Levato in un’intervista al Tg2 chiede di poter vedere il piccolo almeno in foto, cosa che le è stata negata (è stata costretta a partorire sotto sedazione). Ha ragione lei? Lo abbiamo chiesto a Giorgio Droetto, medico legale e criminologo.
Pensa che sia una punizione troppo grande averle tolto il bambino in questo modo?
“Credo che sia scorretto vedere il provvedimento di immediata adottabilità del bimbo, appena partorito dalla signora Levato, come “una punizione” inflitta alla stessa. Il principio, invece, che si deve tenere in considerazione (cosa che ritengo abbia giustamente fatto la magistratura) è che prima di tutto vengono l’interesse, la protezione e la sicurezza del minore. Quindi, non una pena accessoria inflitta alla madre ma una tutela per un minore che ha il diritto di crescere in un ambiente sano, dove possa sviluppare in modo sereno tutte le sue potenzialità”.
E negarle persino una foto del bimbo?
“L’impedire alla mamma di avere un qualsiasi rapporto, anche temporaneo, con il bimbo (dal solo vedere delle fotografie all’allattamento), per quanto possa apparire crudele, in realtà ritengo sia finalizzato a non rafforzare un qualsiasi tipo di legame affettivo che renderebbe l’adozione successiva maggiormente lacerante e traumatizzante per la signora Levato, oltre che per il bimbo.
Il futuro di quel minore è quello di poter crescere in un ambiente confacente, tra persone che lo amano, senza venire a conoscere l’orrore scaturito dai comportamenti ispirati a una follia reiterata di una madre “gravemente malata” e bisognosa di lunghe cure”.
Dal video secondo lei emerge che la Levato si è resa conto di quello che ha fatto e sta cercando di cambiare? Personalmente la sento ripetere continuamente “io, io, io”.
“Cambiare? “Oggi io penso non ci sia neanche una giustificazione”: così esordisce nel video la signora Levato, con un tono di voce pacato quasi sereno, forse un poco dispiaciuto. Pare non rendersi conto delle atrocità dei suoi comportamenti, reiterati e pianificati e delle conseguenze terribili per le “sue” vittime. Parla della “fragilità di aver creduto in un amore malato”, afferma “tornando indietro non lo rifarei” sempre con il tono di una brava ragazza che ha copiato il compito a scuola. Non appare esserci una presa di coscienza degli agiti criminali, non appare alcuna elaborazione o moto di pentimento o di minimo dispiacere verso le vittime.
È come se quel passato non le appartenesse, scotomizzato (cioè negato e nascosto a se stessa) in una mente immatura e malata che ancora deve fare un lungo lavoro sotto la guida di esperti terapeuti, almeno per un parziale recupero”.
Del video colpisce un particolare: Levato non si fa riprendere in volto, dopo che ha cancellato quello degli altri. Cosa ne pensa?
“Pudore, vergogna, desiderio di essere dimenticata o forse soltanto una scelta di chi ha fatto il video per una tutela della riservatezza della detenuta. Certamente appare suggestiva l’ipotesi che lei (se la scelta di fare la ripresa in quel modo è stata richiesta dalla stessa Levato), che aveva cercato di cancellare i volti dei suoi ex con l’atroce mezzo dell’acido, per un folle rito di purificazione, oggi nasconda la sua faccia quasi a voler purificare se stessa dalle atrocità compiute e riacquistare quella verginità morale che le permette di parlare con tenerezza e affetto come una qualsiasi mamma che vuole rivedere il suo bambino”.
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