Criminalità
E così fu Commissione antimafia
Nonostante le critiche di cui è stata fatta segno negli ultimi anni e seppure qualcuno abbia sollevato dubbi sulla sua utilità, anche in questa legislatura viene confermata l’istituzione della Commissione parlamentare antimafia.
Ben pochi, però, sanno che la sua istituzione fu frutto di un’iniziativa politica nata in Sicilia e maturata in seno all’Assemblea regionale siciliana.
La mafia, come era stato denunciato soprattutto dalle sinistre, si era da tempo infiltrata e, perfino, radicata nei gangli dell’amministrazione pubblica, e di quella regionale in particolare, favorendo il diffondersi dell’illegalità e della corruzione per cui si manifestava necessaria un’azione di contrasto straordinaria, anche a livello politico.
Non è un caso che, per la prima volta dalla fondazione della Regione un presidente, quell’on.le D’Angelo da anni impegnato anche attraverso il settimanale “Sicilia Domani” a promuovere “ una vivace campagna di stampa contro la mafia”, presentando il suo IV governo, aveva dedicato un paragrafo delle sue dichiarazioni programmatiche al fenomeno allargando il concetto di mafiosità fino a comprendere “chiunque non accetti il valore preminente della legge e della società fondata sul rispetto degli altri”.
Parole forti, già di per sé lodevoli, ma che potevano rimanere tali se non fossero state accompagnate da fatti politici significativi come quello consumatosi alla fine di marzo di 56 anni fa, che vogliamo qui ricordare, tempo in cui l’Assemblea regionale siciliana visse “una delle sue migliori giornate”, così si espresse allora il presidente D’Angelo, approvando con voto unanime la mozione, con cui si invitava il Parlamento nazionale ad istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno mafioso anche per “individuare dei mezzi idonei a stroncarlo”.
Quell’atto assumeva, infatti, un significato eccezionale perché la lotta al fenomeno mafioso veniva elevata a fatto politico decisivo per garantire il corretto sviluppo economico e sociale del territorio.
Si superava, così, la vecchia concezione che riduceva la mafia a solo fatto di criminalità comune da reprimere con gli ordinari o straordinari provvedimenti di polizia.
Scrisse allora, con comprensibile enfasi, Vittorio Nisticò che “col voto di ieri del Parlamento siciliano si suggella una lunga e aspra lotta che per molti anni ha visto impegnate, spesso in una solitudine quasi eroica, le organizzazioni sindacali, i partiti popolari, le forze migliori del popolo siciliano, e alla quale siamo di aver dato anche noi il nostro contributo.”
L’iniziativa dell’Assemblea regionale mise in moto un processo che portò, in poco tempo, all’approvazione della legge n. 1720 del 20 dicembre 1962 con la quale veniva istituita la Commissione d’inchiesta per esaminare la “genesi e le caratteristiche del fenomeno della mafia” e per proporre “le misure necessarie per reprimerne le manifestazioni ed eliminarne le cause.
La Commissione d’inchiesta sul fenomeno mafioso, alla cui guida si sono succeduti personaggi di grande autorevolezza come i senatori Francesco Cattanei, Gerardo Chiaramonte o i deputati come Luciano Violante, Giuseppe Pisanu e Francesco Forgione, per finire alla Rosy Bindi, ha storicamente svolto un compito fondamentale, non solo sul piano legislativo ma, anche, su quello sociale contribuendo al cambiamento dell’atteggiamento della gente nei confronti dello stesso fenomeno criminale.
Alla commissione antimafia si deve anche l’origine di uno degli strumenti che si sono rivelati più utili nel contrasto alla mafia o alle mafie, la legge Rognoni-La Torre, che nasceva dal lavoro di indagine ed elaborazione svolto dalla stessa Commissione di cui Pio La Torre, anche lui vittima della violenza mafiosa, era autorevole componente e che ne fu anche il proponente.
Per la cronaca, bisogna ricordare che D’Angelo pagò un prezzo salato per questo suo attivismo antimafioso.
Quando infatti toccò uno dei santuari dove meglio si era insediato il sistema affaristico mafioso, mi riferisco al monopolio esattoriale, fu messo brutalmente all’angolo, isolato.
Nelle elezioni del 1967, non fu, infatti, riconfermato con la conseguenza che il parlamento regionale venne privato di una voce libera e onesta che avrebbe potuto offrire altri contributi di qualità all’attività politica e legislativa dell’ Assemblea regionale.
*
Devi fare login per commentare
Accedi