Criminalità

Cittadino, armati (Cit.*)

23 Dicembre 2014

Per un cittadino semplice come la sottoscritta, che manca di nozioni approfondite sulla legislazione italiana, il chiacchiericcio di questi giorni sulla cosiddetta “depenalizzazione dei reati lievi” operata dal Governo Renzi, vale a dire la depenalizzazione di quei reati per i quali sono previsti ad esempio un numero massimo di 5 anni di carcere (e già la mia ignoranza crassa mi fa sobbalzare. Dunque una persona può aver trascorso 4 anni e mezzo della sua vita in carcere per aver commesso un reato lieve? E quanto lieve può essere un reato per portare chi l’ha commesso a scontare 4 anni e mezzo della sua vita in carcere?), lascia alquanto perplessa. Per la verità, perplesso è un aggettivo eufemistico, soprattutto se penso che tra i reati depenalizzati ce ne sono alcuni che – secondo un mio modestissimo e forse ingenuo modo di vedere le cose – tanto lievi non sembrano. E’ ovvio che i reati possono comprendere atti gravissimi come l’omicidio, lo stupro, l’abbandono di minori o incapaci (ah, no, scusate, ma apprendo solo ora che la legge considera quest’ultimo reato lieve), ma il furto, il danneggiamento, la minaccia aggravata sono da annoverarsi tra le “offese di particolare tenuità” (sic!) secondo i nostri illuminati Governanti. Tali offese sarebbero considerate “di particolare tenuità” se derivanti anche da comportamenti non abituali, a sfregio di una regola banalissima secondo cui per tutti i serial killer – ma proprio tutti – c’è stata una prima volta.

Ma veniamo ora alla famosa depenalizzazione di cui sopra. Qua e là si legge (e questo – ahimè – è il mio grado di approfondimento) che certe azioni del Governo Renzi sono motivate anche dal rispetto di parametri europei relativi alla sovrappopolazione delle carceri, le quali verrebbero così svuotate, senza doversi preoccupare di costruirne di nuove, o di rendere agibili quelle inutilizzate, e di dare lavoro a nuovo personale carcerario. Insomma, se nella pentola non ci stanno così tanti spaghetti, non usiamo una pentola più grossa, ma spegniamo il fornello (esempio fantasioso ma non azzeccato? Ne trovo subito un altro: “se il limite di legge per certi inquinanti è troppo basso e molte situazioni ambientali finirebbero oltre soglia, aumentiamo il limite di legge”. Peccato, però, che questo non sia un esempio inventato).

Arriviamo dunque alla depenalizzazione dei reati quali il furto, il danneggiamento, la minaccia aggravata, la violazione della proprietà privata. Se tale depenalizzazione potrà rendere i ladri più tranquilli nel perpetrare le loro “offese di particolare tenuità”, con buona pace di noi vittime e dello shock subito, del sentirsi violati nelle proprie cose e nei propri affetti, del senso di impotenza e di rabbia, dei danni da riparare, dei ricordi depredati, della proprietà da ripulire da fango ed escrementi, dei soldi da investire in sistemi di sicurezza, che cosa possiamo e dobbiamo fare noi cittadini?  Che cosa possono e debbono fare le forze dell’ordine, spesso ridotte all’osso nelle possibilità e nello spettro d’azione?

Necessità aguzza l’ingegno, dicono, ed ecco una soluzione il più ingegnosa possibile, nata dalla necessità di difendersi usando le modestissime armi messe a disposizione di noi cittadini dai nostri Governanti (confesso che a questo punto avrei voluto usare la “g” minuscola, ma nonostante tutto conservo ancora una qualche forma di rispetto per le Istituzioni). Da alcuni anni abito in un paesello in provincia di Parma che, assieme a località più o meno vicine, da diverso tempo è letteralmente assediato da bande di ladruncoli. Non passa giorno in cui noi cittadini non segnaliamo – tra di noi, ma anche alle Forze dell’Ordine quando le informazioni risultano solide e di una qualche utilità – la presenza di macchine rubate che circolano per le vie del paese (per chi non lo sapesse, al sito del Ministero dell’Interno si può effettuare una Ricerca veicoli e targhe rubate o smarrite. http://coordinamento.mininterno.it/servpub/ver2/SCAR/cerca_targhe.htm), di personaggi dai gesti e modi inequivocabili, di tentativi di furto, ecc. Dunque si è creata una rete capillare di cittadini, armati sì, ma di pazienza e tanta tanta buona volontà, che attuano il cosiddetto Controllo di Vicinato: alla prima segnalazione, tutti si attivano in tempo reale, chi buttando semplicemente un occhio alla finestra, chi uscendo sul balcone a fumare una sigaretta, chi portandosi in strada a fare un giretto col cagnolino, chi in macchina, chi avvertendo amici e parenti nelle zone limitrofe. Ebbene, da qualche tempo a questa parte il nostro paesello si è animato di persone in strada e di nuove luci poste davanti alle entrate e nei giardini, luci che, se anche poco hanno a che fare col Natale, contribuiscono a rinnovare un’atmosfera di calore e di solidarietà tra le persone, spesso solo semplici conoscenti, con la certezza che se ci aiutiamo a vicenda, tutti ne trarremo beneficio. Professionisti, artigiani, commercianti, disoccupati, precari, studenti, pensionati, tutti a dare il loro piccolo o grande contributo (un grande partito trasversale, che mette d’accordo categorie e generazioni diversissime. Rosicate eh, voi lassù nelle vostre sedi dorate di partiti e sindacati!). Ovviamente non mancano discussioni accese tra chi è esasperato, chi vorrebbe azioni – diciamo – più incisive ed immediate e chi invece cerca soluzioni più ponderate. Tuttavia, l’obiettivo comune resta troppo alto per lasciare spazio eccessivo a sterili polemiche (che pur ci sono), e ognuno si tira su le maniche come può, coordinando i gruppi di controllo, spedendo mail e segnalazioni, tenendo contatti con le Forze dell’Ordine, ma anche solo dando una controllata alla strada, seduto sulle scale di casa con il vicino e una tazza di caffè bollente tra le mani, in una serata gelida e nebbiosa di dicembre.

* Da “Zeta Ci Zeta Ci” di Ugo Benzoni, romanzo inedito con prefazione di Vittorio S., Il Po ce ne ha regalato un altro.

 

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