Criminalità
Cara Sicilia non vantarti troppo: delinqui esattamente come noi
La potenza espressiva di una montagna di preziosissima carta che si deposita sulla scrivania proprio davanti ai tuoi occhi e frusciando innerva di onnipotenza l’idea che tu sia ancora un uomo da celebrare con la riverenza e la religione della mazzetta classica, quella che credevamo inghiottita dalla tecnologia 2.0 e che invece – fiera del suo passato glorioso – riemerge da un inferno lontano per riaffermarsi nel mondo di mezzo e di oggi con la bellezza di un gesto artistico che non potrà morire mai. Plastica, la scena della consegna di 50mila euro a Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo nel suo studio – e poi, mi raccomando, “diecimila al mese” – ci riconcilia anche con la vera natura dell’uomo a cui non basta il Potere per sentirsi realizzato, ma che nell’affanno anche un po’ ingenuo di riaffermarlo scenograficamente, come drammaturgia impone, si sottopone all’umiliazione di imporre personalmente tempi e modalità di consegna. Altri, come ricorderete nell’ampia letteratura corruttiva del nostro Paese, ricorsero a una segretaria, a un fidato collaboratore, perché di quell’acqua sporca non ci fosse traccia almeno nei dintorni di sè, liturgia salvifica che alimentava la doppia morale.
Ecco, la doppia morale. Lenimento e nutrizione delle nostre doppie vite, che consegniamo interamente al pubblico ludibrio soltanto nel momento dell’osceno disvelamento, giacchè prima siamo virtuosamente posizionati sull’orizzonte etico che imponiamo agli altri ma poi non a noi stessi, ovviamente. E non che la Sicilia sia, in questo, grande mestra di vita, come qualcuno vorrebbe farci credere. No, è utile che le favolette siano restituite ai bimbi e le dolorose realtà ai grandi. Non mischiamo mafia e antimafia in quella che invece è “solo” la storia dell’uomo con le sue debolezze, che non si può costringere a una certa latitudine, come ne fosse quasi una razzista inclinazione, appartenendo invece alla sua natura precipua degli umani. Quello che accade in Sicilia, con dinamiche certo particolari, altro non è che la trasposizione geografica del Potere applicato alla corruzione e “sporcare” la sceneggiatura criminale con l’eccitante deviazione dei paladini dell’antimafia che ora invece si trasformano delinquenti da due tacche è fare un cattivo servizio alle nostre intelligente. Che quel signore siciliano, nel suo tempo libero dalle mazzette, ci raccontasse di etica e di pizzofree e di arancini liberati dalla mafia, è solo fratello di latte di tanti, tantissimi, politici del nord, uomini potenti del nord, che su questo doppio registro campano, hanno campato da anni.
E quindi ci verrebbe da dire: basta con questa Sicilia che sarebbe laboratorio di chissà cosa, di quale intricata e psicologica visione del mondo, a cui solo i siciliani – questa cosa davvero anche un po’ ridicola – saprebbero dare decrittazione intelligente, la Sicilia è una splendida perle tra le perle italiane, dove si delinque e si fa bene, dove le dinamiche e gli strumenti viaggiano su parametri conosciuti anche fuori dall’Isola. Non sentitevi soli e unici, cari siciliani, si delinque e molto anche qui da noi.
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