Criminalità

Avete ascoltato “Polvere”, il podcast sulla storia di Marta Russo?

28 Settembre 2020

Uno sparo.
È il 9 maggio del 1997, ore 11:42.
Nella città universitaria della Sapienza muore una ragazza, si chiama Marta Russo ed ha 22 anni.
È bastato un colpo, uno solo per ferirla e farla morire cinque giorni dopo.
Quello che accadde all’epoca è ben noto perché le cronache ne parlarono abbondantemente, fu con molta probabilità la notizia di “nera” più dibattuta dall’opinione pubblica quell’anno. Al di là delle cause, oggi, 23 anni dopo non esiste ancora un movente e non è ancora stata trovata la pistola.

Chiara Lalli e Cecilia Sala hanno tentato di ricostruire tutta la vicenda in un racconto audio pubblicato questo mese e distribuito attraverso le principali piattaforme di podcast italiane. Sin da un primo ascolto si capisce che dietro a ogni puntata c’è stato un profondo lavoro di archivio. Ore e ore di registrazioni di processi e interviste, ma anche prove sul campo per cercare di capire meglio cosa è avvenuto quella mattina di maggio e quali sono state le piste alternative seguite e poi abbandonate, le deposizioni, le incongruenze e i reperti, quel poco di “polvere” che è rimasto dopo uno sparo (secondo quanto riportato da un perito della polizia scientifica) e che alla fine ha inchiodato in via definitiva Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro.
Intervistate dall’Huffington Post, Lalli e Sala raccontano che: “Tante persone ci hanno scritto dicendoci di non aver mai dimenticato quel 9 maggio e i giorni seguenti. Dove stavano, cosa stavano facendo o quante volte avevano percorso quel vialetto lungo il quale stava camminando Marta Russo insieme alla sua amica Iolanda Ricci. Ma questa è una storia che racconta anche la difficoltà delle indagini, la facilità con cui si può sbagliare e alcuni meccanismi della giustizia che riguardano tutti. Non avere un alibi è una prova di colpevolezza? Le testimonianze oculari sono affidabili? Quali sono le conseguenze di un errore giudiziario?”.

Seguendo il complicato iter giudiziario che ha portato alla condanna di Ferraro, Scattone emergono tanti personaggi che rivestono un ruolo, seppur marginale, comunque interessante da seguire. Arriviamo a comprendere bene, ad esempio, la difficile posizione di Gabriella Alletto, sulle cui accuse si baserà poi il pilastro centrale del processo. Lalli e Sala ricostruiscono un profilo psicologico meglio di come potrebbe farlo un film, si avvalgono di una tecnica giornalistica davvero notevole, assieme ad una regia (di Flavia Gentili) sapiente e ben costruita, ma allo stesso tempo hanno uno spirito di divulgazione mirato ad un pubblico molto ampio, trasformando quello è che è stato prima un caso di cronaca e poi giudiziario in un racconto dalle tinte fosche capace di appassionare. Le puntate sono 8, per una durata che va dai 28’ ai 48’. Gli ascoltatori sono subito coinvolti nella vicenda, come se si trovassero a dover esprimere, personalmente, la propria opinione, e questa è la grande forza di un podcast che riprende molto dal ritmo di una ipotetica serie tv.

Il caso di Marta Russo scaturì già un enorme dibattito e divenne ben presto un caso mediatico di grandi proporzioni, mobilitando non solo gli addetti ai lavori, ma anche politici e l’avventurarsi dei molti che provarono a risolvere in caso in piste alternative come quella del terrorismo o dello scambio di persona che ebbero una certa consistenza soprattutto nelle prime fasi delle indagini. Tutti volevano dire la loro, ed è in questo modo che il processo di Marta Russo “diventa una specie di grande fiction popolare, su cui tutti si sentono in dovere di avere un’opinione forte fin da subito, il che esercita una grossa pressione sugli inquirenti che, invece di fare solo il loro lavoro, si sentono come investiti di una missione”, racconta Cecilia Sala al Rolling Stone.

Il racconto che viene fatto attraverso “Polvere”, non è il primo che riguarda la vicenda di Marta Russo. Sono stati pubblicati libri, documentari, serie tv ed anche canzoni che ricordano quel tragico 9 maggio 1997, ma il lavoro di Chiara Lalli e Cecilia Sala adotta nuove metriche per offrire una prova di “giornalismo forense” di grande efficacia, lasciando dubbi dove effettivamente ci sono, cercando però di approfondire e rendere più chiaro un racconto su cui si è già detto e scritto molto. Ottima anche la tecnica partecipativa che alterna storytelling a vere e proprie interviste, registrazioni talvolta consumate dal tempo, e dichiarazioni dei protagonisti che rendono il podcast ancora più convincente. Serviva un lavoro che proseguisse la strada del già bellissimo “Veleno”, inchiesta di Pablo Trincia pubblicata nel 2019 e con “Polvere” lo abbiamo trovato e lo abbiamo ancora migliorato. Una “serie” tutta da ascoltare.

Per ascoltare “Polvere”: https://emonsaudiolibri.it/audioserie-e-podcast/polvere-il-caso-marta-russo

 

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