Criminalità

Assolto da violenza in appello: 20 secondi sono troppi per dire no

26 Giugno 2024

Nei giorni scorsi la Corte d’Appello di Milano ha confermato l’assoluzione di un ex sindacalista della Cisl accusato di violenza sessuale nei confronti di una hostess, che nel marzo 2018 si era rivolta a lui per una vertenza sindacale all’Aeroporto di Malpensa.

Motivo? Venti secondi di non reazione sono troppi.

I fatti

Nel 2018 una hostess aveva denunciato un sindacalista della Fit Cisl per molestie sessuali durante un incontro di lavoro negli uffici del sindacato dell’aeroporto di Malpensa.

La prima sentenza era stata pronunciata dal tribunale di Busto Arsizio (Varese) nel 2022, che aveva deciso per l’assoluzione dell’imputato per “insussistenza del fatto”, perché la vittima “avrebbe aspettato almeno venti secondi» prima di opporsi alla molestia.”

L’avvocata Maria Teresa Manente, responsabile ufficio legale di Differenza Donna che ha assistito la donna, aveva dichiarato:

Una sentenza questa che cancella trent’anni di giurisprudenza e che condona la violenza sessuale e sessista. Affermare che la donna doveva reagire prima dei 20-30 secondi in cui si è compiuta l’aggressione sessuale significa ancora una volta stigmatizzare la donna e addossare a lei la responsabilità del crimine. Un pregiudizio sessista che ancora pervade la cultura giudiziaria e ostacola l’esatta applicazione delle disposizioni legislative nazionali e sovranazionali esistenti nel nostro ordinamento. Pervaso di pregiudizi sessisti è stato anche l’intero processo ove la difesa dell’imputato ha adottato una strategia processuale unicamente volta a screditare la vittima definita come donna isterica e mendace. Tale versione però è stata nettamente contrastata dalle altre hostess, alcune di loro anch’esse vittime di violenze sessuali subite dall’imputato mai denunciate, reati che che nella sentenza vengono minimizzate e definite inopportuni approcci sessualizzati sul luogo di lavoro da parte dell’imputato una mistificazione della realtà inaccettabile.

In primo grado il presidente del collegio Nicoletta Guerrero aveva spiegato, dopo il verdetto di assoluzione, che “la vittima è stata creduta” ma che non era stata raggiunta la prova in dibattimento su quanto denunciato dalla hostess.

Il secondo grado

Adesso la Corte d’Appello di Milano ha rigettato il ricorso presentato dalla Procura – il Pm di Busto Martina Melita all’epoca aveva chiesto due anni – e dalla stessa Maria Teresa Manente.

La seconda assoluzione, così come accaduto in primo grado, ha sollevato l’indignazione di Manente:

Faremo ricorso in Cassazione perché questa sentenza ci riporta indietro di 30 anni e rinnega tutta la giurisprudenza di Cassazione che da oltre dieci anni afferma che un atto sessuale, compiuto in maniera repentina, subdola, improvvisa senza accertarsi del consenso della donna è reato di violenza sessuale e come tale va giudicato.

Secondo la legale:

Questa vicenda giudiziaria evidenzia ancora una volta l’urgenza di una riforma della norma prevista dall’articolo 609 bis del Codice Penale che definisca in maniera chiara che il reato di stupro è qualsiasi atto sessuale compiuto senza il consenso della donna ( il cui dissenso è sempre presunto) così come previsto dalla Convenzione di Istanbul.

Per i giudici di secondo grado quei 20 secondi di passività sarebbero bastati “a non dare prova del dissenso della hostess”. L’ attuale legge, unitamente ad un giurisprudenza non specializzata, favorisce la vittimizzazione secondaria delle donne che denunciano e ciò è inaccettabile.

Solidarietà e vicinanza all’assistente di volo” è stata espressa anche da Michela Cicculli, Presidente della Commissione capitolina Pari Opportunità:

Questa è vittimizzazione secondaria e dobbiamo fermarla.Venti secondi di attesa non possono decidere delle nostre vite perché sulle nostre vite decidiamo noi.

Elisa Ercoli, Presidente di Differenza Donna ha aggiunto:

Questa sentenza è la riprova di quanto la nostra legge 66/96 sia motivo di gravi e continue violenze istituzionali. Rifiutiamo una democrazia che impedisce di fatto alle donne l’ottenimento di giustizia a seguito di stupro. Chiediamo con urgenza una nuova legge con parametri evoluti di giustizia senza più avere le nostre istituzioni contro.

Numerosi gli interventi e le prese di posizione contro la decisione del tribunale. Valentina Melis, attrice e attivista testimonial di Differenza Donna, ha pubblicato questo video sui suoi canali social:

 

 

 

Quello che colpisce è che per l’ennesima volta una donna vittima di violenza venga fatta passare da colpevole per non aver reagito nei “giusti tempi”.

Ma chi decide quali sono questi “giusti tempi”?

Si parla tanto di traumi psicologici e poi non si tutelano le vittime che in quel preciso istante sono bloccate da un trauma che le segnerà a vita.

Forse sarebbe utile sottolineare le azioni sbagliate, e non le reazioni “tardive”.

1 Commento
  1. Il solito maschilismo sepolto sotto la cenere, tenuto in forze dalla superstizione cattolica e dai partiti che ne propugnano i “valori”: dopo il finanziamento pubblico agli anti abortisti affinché presenzino negli ospedali dove si abortisce per convincere le donne a non abortire; dopo il bonus bebè destinato alle madri di 2 o + figli (quelle che hanno un figlio non sono meritevoli); dopo l’appello del papa a non usare contraccettivi perché sono come le armi contro la vita; dopo l’aumento dell’iva sui tamponi… ma di che ci meravigliamo?

    Prima se ne andrà fuori dalle palle il papa dalla Rai e la propaganda religiosa dalla scuola pubblica, prima migliorerà la situazione della donna in Italia e tanto altro

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