Criminalità
Per Capodanno almeno un ferito ci vuole, sennò che festa è?
Tutti che si stupiscono della pistola di Capodanno del Pozzolo furioso. Cosa vi aspettavate, direbbe Nicole Kidman, trangugiando la sua acqua tonica?
Mi meraviglio che nessuno, coll’AI a disposizione, che ormai falsa qualsiasi immagine, abbia ancora fatto una parodia con Pozzolo al posto della Kidman che si slaccia la lampo sulla schiena per poi far esplodere il suo colpo di pistola.
Cosa ci si poteva aspettare da un neofascista convinto, che ha postato sui suoi social roba degna di un mentecatto, dalla finta pasta Barilla “Ricchioni” a varie frasi omofobe, poi frasi di Mussolini, il quale è sempre visto da lui come l’unico grande statista che l’Italia abbia avuto, sentendosi in dovere di esibire, comunque, la propria virilità perché forse il primo che ha bisogno di crederci è proprio Pozzolo?
Infatti, soprattutto da questo giorno in poi, Emanuele Pozzolo sarà associato ai Ricchioni barilliani riportati in auge, forse perché è il suo sogno segreto di farne parte e allora manda messaggi criptati, come volesse mangiarne metaforicamente un bel piatto, ben conditi.
È noto che le armi sono cose da maschi e per questa ragione si va alle feste armati proprio perché poi bisogna esibirle e paragonarle con quelle di altri maschi armati, magari questi ultimi armati perché guardie giurate o guardie di una scorta le quali, per necessità, devono esserlo.
What did you expect? Sorride sorniona l’assetata Nicole.
Non importa che poi qualcuno si ferisca. Nel Far West c’è sempre qualcuno che si ferisce o muore (ouch!), anche senza alcuna necessità, solo per ricordare che lo scopo di un proiettile, e quindi dell’arma che lo proietta, è proprio quello: ferire o ammazzare. E non importa che a pochi metri di distanza, su una possibile traiettoria del colpo, ci fossero dei bambini.
Anche nella Forza del destino la causa di tutti i mali dell’opera, e sono una sfilza di sfighe memorabili, è la pistola di Don Alvaro che cade per terra e da cui parte un colpo che uccide il papà della sua amata Leonora di Vargas, il marchese di Calatrava, il quale si opponeva al fidanzamento dei due. Che vogliamo farci, è la forza del destino.
Pozzolo lo sa bene cosa significa avere un’arma, tant’è che ha pure il porto d’armi, ma la sua voglia di ostentare una virilità debordante è più forte di lui. È come un ragazzino in pubertà, sotto tempesta ormonale, che deve dimostrare ai compagni di scuola quanto ha duro il suo pistolino e, per quello, lo esibisce per dimostrarne lunghezza, turgore e, soprattutto, efficienza.
Qui ha dimostrato che in realtà aveva una pistolina da signorine più che la colt da sceriffo dell’Arizona, ma quanto basta per far partire un colpo inaspettato. Forse per dimostrare l’efficienza del pistolino e che non l’aveva preso su internet come innocuo attrezzo per una festa in maschera.
Naturalmente se porti un pistolino con te, la notte di Capodanno, lo porti carico, in modo da fare baldoria ed esplodere il tuo colpo contro l’anno vecchio, anno nuovo vita nuova.
E, infatti, come le cronache ci riportano i morti e i feriti dagli spari di Capodanno, anche in questa festa un ferito c’è stato ed è stato puntualmente riportato dalle cronache. Forse, per non sminuire l’importanza di questa festa, un ferito ci voleva. E soprattutto per approdare a una notorietà universale perché sennò di Emanuele Pozzolo, chi ne sapeva l’esistenza?
Peccato che non di sventati fanatici dei botti dell’anno nuovo si trattasse, e non a Napoli, la capitale dei botti, ma nel profondo Nord, vicino Biella, nel paesello di Rosazza, che prima di questi giorni esplosivi pochi conoscevano. Pubblicità, la Pro Loco, nei cui locali si svolgeva la festa organizzata dalla sindaca, sorella del Fratello d’Italia Delmastro (presente alla festa e già travolto in passato da alcuni scandali a proposito di rivelazioni di faccende top secret, insieme al compagno di stanza Donzelli), ringrazia. Non di persone ordinarie si trattava, ma di un deputato della Camera, ossia una persona con supposte responsabilità. Povero Pozzolo, che pena che fa, un irrisolto, un infantile, un inutile. E pure un bel ragazzo, quanta bellezza inutile, All this useless beauty, cantava Elvis Costello nel 1996.
Ma che pena che fa anche Giorgia Meloni, che lo ha scelto, proprio lui, nelle sue liste, per insediarlo in Parlamento, con stipendio pagato da noi, insieme a tanti altri impresentabili che, nel corso del tempo hanno dimostrato ampiamente di esserlo. Poco importa se probabilmente lo ripudierà per salvare la faccia, la scelta iniziale è stata il peccato originale e non si lava con nessun battesimo. Ricordiamo sempre i suoi adepti Fratelli del Veneto che, qualche anno fa, con una serie di cartelli, invitavano a non votare con il culo, c’è qualcuno che se li ricorda? Io sì, sempre, perché queste malefatte vanno perennemente remmentate per capire chi adesso ci governa, chi sono gli uomini e le donne di questa gentaglia, che spessore e che maturità hanno le persone di cui si circonda Meloni, il suo cerchio magico. E, soprattutto, quanto sono pericolosi, tutti.
Io sono pietra, dice il signor Giorgia Meloni. Sì, una pietra che l’Italia ha al collo e che contribuirà all’ulteriore affondamento del Paese, la cui credibilità, nazionale e internazionale, è sempre più vicina allo zero grazie anche a queste bravate infantili (e pericolose, perché se ci fosse scappato il morto anziché il ferito tutto sarebbe stato assai più grave).
Ricordatevene alle elezioni europee, tutti.
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