Consumi
Otium cum dignitate
“Mai una volta da bambina avevo immaginato un futuro senza figli. All’epoca c’era la scuola, certo quei pomeriggi interi passati sui libri e sui quaderni…. Bastava che non perdessi tempo con i vestiti e tutte quelle cose frivole che avrebbe voluto farmi fare mamma”
Cos’è un’epifania? Un’epifania è un’improvvisa rivelazione spirituale, causata da un gesto, un oggetto, una situazione quotidiana, che sembrano apparentemente banali, ma che svelano qualcosa di più profondo, di più significativo e inaspettato.
Nel tran tran quotidiano dimentichiamo, seppelliamo, la routine ci avvolge come pellicole impermeabili, gli eventi si depositano sul fondo della coscienza, strati di esperienze si accumulano.
Siamo come una millefoglie, in francese “feuille”, strato. Proprio come le stratificazioni di basiliche e chiese, il nostro cervello ha bisogno di un’analisi approfondita per poter ricordare.
L’analisi serve a costruire sulle ferite inferte, serve a non fuggire dai problemi relazionali, a rendere saldo il proprio sé dopo il passaggio di chi ha cercato di ledere e denigrare la tua identità.
Siamo persone, non funzioniamo come gli automi, non basta spingere un pulsante, nè siamo marionette pronte a muoversi teleguidate da un filo. Philia significa somiglianza, modo di essere che non può essere contraffatto, alterato, adulterato. “E cose di Dio, … voi rapaci Per oro e per argento avolterate”. Si può falsificare una foto con un filtro nascondendo le proprie rughe, equivarrebbe a dimenticare ciò che abbiamo appreso, si può falsificare il gioco per vincere una partita, non si possono corrompere le persone, guastare un modo di essere è come modificare le proprietà organolettiche di un cibo. Chi è attento a nutrirsi di cose sane, evita il junk food, menù da fast food, cibo malsano a causa del suo bassissimo valore nutrizionale e dell’elevato contenuto di grassi o zuccheri. Ingerisce quantità minime di sale perché provoca ritenzione idrica. In francese per dire che un fiume attraversa un territorio, si usa il verbo “drainer”.
Siamo come terre desolate, che hanno bisogno di lasciarsi attraversare, l’attraversamento implica lasciare che l’altro ci penetri per capirne ragioni, sentimenti, motivazioni. La “terra desolata” di Eliot è contemporaneamente la “terre gaste”, terra guasta, dei poemi epici medievali, cioè un territorio privo di vita, sterile e mortale che devono attraversare i cavalieri per arrivare al Graal, uno dei simboli centrali del poemetto, e il mondo moderno, contrassegnato dalla crisi e dalla sterilità della civiltà occidentale.
Il tempo passa, come un cibo avariato, scade il ricordo di chi non ha saputo attecchire, di chi ci ha insegnato che una collana di libri può essere messa in vendita, che ha costituito una macchia sulla nostra condotta al punto da vergognarsene. Essere condotti, significa lasciarsi guidare da maestri di vita; da chi senza scopo di lucro si interessa a noi. Essere coro, non significa essere corpo, un corpo è in armonia quando tutte le sue membra lavorano insieme per raggiungere un risultato: grassi o magri, belli o brutti, alti o bassi, non è la forma ciò che conta.
Lavorare seriamente significa aiutare a capire che dietro la forma imposta da una società omologante, che ci vorrebbe fatti in serie, esistono le persone. Tutte diverse, ciascuna con le proprie peculiarità, ciascuno che racchiude un mondo in sé. Farlo venire fuori, con un’operazione di scavo, è quanto l’insegnante ha il dovere di fare. Insegnare significa trasmettere valori come la la lealtà, l’aiuto del prossimo, la collaborazione, perchè nessun uomo è un’isola, nessuno è un disastro, ciascuno è portatore del suo mondo, del suo tempo.
In “Lo zoo di vetro”, Tennessee Williams, era ossessionato da quelle figure cosiddette “outsider” attraverso le quali esplorava quella parte della natura umana che lui usava definire “unlighted”, non in luce.
I suoi drammi diventano così eterni, a prescindere dall’epoca in cui sono ambientati, proprio perché i personaggi che li abitano sono molto simili a quella parte di società in cui noi oggi viviamo, troppo fragile per poter convivere in un mondo così spietato. Personaggi che sembrano più intenti ad evitare la realtà che ad affrontarla.
“No-one, not even the rain has such small hands…” questa frase è un’epigrafe, comunica in modo perfetto la fragilità e il tenero calore del mondo e dei personaggi dell’opera a cui viene presentata una via di fuga ma, come accade a molti di noi, nella ricerca di questa via di uscita si aggrovigliano, intrappolandosi sempre di più nei loro problemi.
Ci sono parole poco usate finché la cronaca o la Storia impongono di rispolverarle. Allora non solo le si usa, ma si discute della loro accezione, si operano distinguo, ci si confronta sulla latitudine del loro significato. Una di questa è “limen”, confine.
Il presidente Usa Joe Biden, nella conferenza stampa alla Casa Bianca, ha affermato che Mosca ha una superiorità militare schiacciante nei confronti dell’Ucraina e che invaderla si rivelerebbe un disastro per la Russia di Vladimir Putin che dovrebbe fare fronte a sanzioni mai viste prima.
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