Consumi

Moda e austerità

21 Novembre 2021

Oggi vi dovrete sorbire delle considerazioni sulla moda in tempo di pandemia, mi dispiace per voi ma oggi va così.

Prendo lo spunto da una fotografia di una persona assai famosa, che è diventata influencer per indubbie qualità, tanto da farsi fotografare colla Venere di Botticelli, qualche tempo fa, con approvazioni entusiastiche del direttore degli Uffizi che quasi quasi si rendeva conto che lei valesse assai più del dipinto che teneva in custodia. Ecco, non so come stamani mi è capitata sullo schermo l’immagine di colei, sorridente, in procinto di salire delle scale, ammiccando come fa di solito, come a dire guarda quanto so’ fica con quello che ho addosso (o con quello che non ho, dipende come si vuol vedere la realtà, se a mettere o a togliere) e mi son detto: ohibò!

Mi direte voi: niente di nuovo sotto il sole, queste cose le avevamo già viste tante volte. E avreste pure ragione, anch’io le ho viste, e parecchie, già negli anni ’70 e pure ’80 e ’90, di che cosa si sta parlando? Si sta parlando delle “nuove” mode che gli influencer si sentono in dovere di annunciare al mondo, in momenti in cui di certe mode proprio non se ne sentirebbe il bisogno. Non per il capo indossato che, per carità, ognuno si mette addosso ciò che vuole. Poi lei è talmente bella che potrebbe anche indossare una botte e continuerebbe a incantare il mondo, e, forse, aumenterebbe il numero dei fans, i quali, sicuramente, per emularla farebbero incetta di tutte le botti esistenti, mandando in crisi il mercato del vino pur incrementando quello dell’eleganza.

Di quella foto, come vedete, ho voluto trarre un particolare, che poi è quello saliente perché è ciò su cui si concentra l’attenzione. Non è il top turchese tutto impiumato, né le scarpe fucsia con tacco. No. È proprio il lato B, quello che spesso viene esposto perché ha sempre un certo appeal, come si dice oggi per indicare una cosa che piace. La signora ci ha abituato a versioni estive del suo lato B, generosamente esposto, cellulite compresa, per cui anche qui niente di nuovo.

Ciò che però si imprime davanti a questa visione, la mia, non è tanto il lato B che è poco interessante perché ormai stantio ma il capo indossato che mi ha spinto a fare delle ricerche per trovare questo capo senza cui sembra non si possa più essere considerati alla moda. Il capo in questione è un jeans sdrucito proprio sotto le chiappe, forse anche altrove, magari sul lato A, che non si vede. I tagli generosi, che mostrano la sottostante pelle, quindi forse senza neanche la biancheria intima, cosa che fa volare l’immaginazione dei più inclini alla fantasia erotica, confermano una regola sempre valida ossia quella del vedo e non vedo.

Il capo in questione pare essere di Balenciaga, un tempo casa di moda che vestiva anziché svestire, anche se gli abiti più belli sono fatti per essere tolti, come ricordava Paolo Poli in una delle sue trasformazioni femminili più di successo.

Incuriosito da questa “nuova” moda rilanciata dalla bella influenzatrice vado a ricercare il capo in questione, più per curiosità che per smania di possederlo. E vado sulla miniera di informazioni che è la rete. Mi appare per primo un meraviglioso capo di Balenciaga, e pure per uomo: un “jeans in denim destroyed” a soli € 1390. Caspita, che affarone! Non potrò mai indossarli per vari motivi. Per prima cosa non esiste la mia misura perché io indosso un 8xl, e dev’essere ben calibrata, quindi anche se me li facessi regalare per Natale, non potrei starci dentro. Ma il motivo principale è che dovrei raccogliere quasi cinque (!) mie mensilità pensionistiche per poterli acquistare. Infatti la pensione d’invalidità che percepisco, come tutti sanno, è di 287 euro, cara grazia in dicembre c’è anche una tredicesima mensilità, ma non basterebbe.

Il capo offre anche certe garanzie di qualità. Intanto ha un’abbottonatura frontale e assicura che offre “aree intenzionalmente consumate e scolorite”. Questo vuol dire che nulla è affidato al caso perché c’è dietro una volontà, ossia non li ho dimenticati nella candeggina ed è successo l’irreparabile, anche perché sfido tutti i sarti (sart* ? sartə?) del mondo a fare rammendi invisibili dopo un simile scempio. Sembra che quel jeans sia passato o attraverso la rabbia di Wolverine o sia caduto per disgrazia sugli arti di Edward Mani di Forbice. Ma se rammendi invisibili non se ne possono fare si può ovviare con un “interno a contrasto” ossia con una fodera in colore: dal modello mostrato è un bel rosso, ma immagino che ci siano anche altre tinte. La rassicurazione fondamentale è che sia Made in Japan. Questo è veramente fondamentale. Perché è un’assicurazione che la lavorazione è stata fatta in sicurezza. In sicurezza per i lavoranti, ovvio, perché per ridurre un jeans in quelle condizioni la lavorazione richiede sabbiature energiche, oltre ad altre pratiche evidentemente distruttive, e le sabbiature esporrebbero i poveri operai alla silicosi, respirando coloro quell’aria così densa di polvere. In Giappone non è come in Cina, in Tailandia o in India, dove la salute dell’operaio vale meno di zero, in Giappone si lavora seriamente. E si producono simili capolavori, costosissimi.

Diffidate quindi delle imitazioni. Già un jeans sdrucito che dovesse costare 600 € è una squallida imitazione, roba da pezzenti (in questo caso il termine mi sembra adeguato), chissà con che barbari metodi sarà stato ottenuto e a scapito della salute di chi. No, noi acquirenti politicamente corretti vogliamo un acquisto equo e solidale e quindi qualora volessimo essere alla moda come la Ferragni dovremmo rivolgerci a Balenciaga e sborsare 1390 €. Un piccolo sacrificio, suvvia, se un diamante è per sempre un jeans sdrucito si potrà portare sempre anche perché se c’è qualche buco in più fa ancora più chic; in fondo è una sfida al tempo, è un capo evergreen.

Mia madre era sarta (colla –a) e quand’era giovane, siccome aveva studiato taglio e cucito, se le piaceva un modello lo osservava e se lo rifaceva da sé, risparmiando un bel po’ e con ottimi risultati. Oggi, in epoca di austerità, potremmo riprodurre per noi il jeans sdrucito esibito dalla influencer, collo stesso risultato di Balenciaga, se non migliore.

Prendete un jeans comodo, anche vecchio, anzi più è vecchio meglio riuscirà l’operazione rejuvenance. Munitevi di candeggina, meglio profumata, perché quella non profumata è davvero vomitevole. Lasciate in ammollo per una notte nella candeggina pura il vostro capo. Questa operazione già lo disinfetterà. La mattina dopo toglietelo dalla bacinella. Non buttate via la candeggina perché può sempre servire per fare delle pulizie. Anzi, per essere ancora più all’avanguardia, visto che se ne sentono di tutti i colori, si potrebbero seguire i consigli di quell’eccentrico presidente e miliardario di un altrettanto eccentrico paese d’oltremare, il quale consigliava tempo addietro di iniettarsi la candeggina in vena per eliminare il coronavirus dal proprio organismo. Certamente, avendo anche decolorato i jeans della loro bella tinta blu, l’iniezione in vena avrebbe contribuito a far diventare blu il sangue di coloro che avessero seguito il prezioso consiglio, risolvendo in una sola mossa, oltre alla sconfitta della pandemia, anche l’innalzamento sociale ad esponente della nobiltà. Di questi tempi si ricicla tutto, anche i titoli.

Dopo aver tolto i jeans dalla bacinella, dicevamo, stendeteli, non fuori perché le gocce potrebbero decolorare la biancheria della signora Pina al piano di sotto, che potrebbe, e giustamente, protestare. Una volta asciutti trovate un supporto che possa mantenere i jeans in una posizione fissa e sospesa. Munitevi di un coltello da cucina ben affilato e, brandendolo nella mano destra, la sinistra se siete mancini, mettetevi a una decina di metri di distanza dal jeans. Se avete una terrazza lunga o un cortile l’operazione verrà meglio. Prendete la rincorsa, esattamente come faceva Lucio Fontana prima di creare i suoi capolavori, e lanciatevi con tutta la rabbia che avete contro il povero jeans. Quando sarete giunti davanti a lui feritelo come se non ci fosse un domani e assestate quante più coltellate potete, per non più di due minuti. Adesso calmatevi, respirate e contemplate il lavoro. Sono certo che ne sarete soddisfatti.

Avrete compiuto così ben diverse operazioni rimarchevoli. La prima è che avrete ottenuto un capo di abbigliamento alla moda e potrete sfoggiarlo, dandovi anche delle arie. La seconda è che avrete risparmiato un bel po’, l’unico costo è il flacone di candeggina. La terza è che vi sarete terapeuticamente sfogati per bene immaginando di accoltellare il vostro peggior nemico senza aver commesso alcun reato. La quarta è che avrete evitato di buttar via un capo ancora degno di essere considerato e quindi avrete fatto contenta Greta per aver riciclato una cosa vecchia.

Se volete renderlo ancora più fetish, fateci pisciare il cane o il gatto, oppure fatelo voi se non ne avete uno. L’aroma potrebbe influire sulla preziosità del capo. Prosit.

 

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