Consumi
Le conseguenze economiche della guerra
Lo spavento iniziale per la guerra russo-ucraina è diminuito ma il tono della preoccupazione degli italiani resta alto, e il 95% teme le conseguenze economiche e sociali della guerra.
Questa ansia produce che 4 cittadini su 10 ridurranno i consumi nei prossimi mesi, con picchi nell’abbigliamento, energia e carburanti; e il 40% paventa la perdita del proprio potere di acquisto.
Gli italiani, in definitiva, per come emerge dal Report “FragilItalia”, di AreaStudi Legacoop e Ipsos, anche se in modo meno consistente rispetto alla percezione registrata all’inizio della guerra, temono le ripercussioni dirette sull’economia nazionale dal conflitto in Ucraina, e soprattutto un aumento generalizzato dei prezzi, l’esplodere dell’inflazione e, benché in modo meno marcato, una riduzione delle forniture di gas.
La preoccupazione si manifesta nell’intenzione di risparmiare riducendo i consumi, nel timore di perdere potere di acquisto e di vedere svalutati i propri risparmi.
Ad attendersi conseguenze sulla nostra economia, in sintesi, è la quasi totalità degli italiani, ma con una percezione mutata rispetto a fine febbraio, in corrispondenza dell’inizio della guerra. Aumenta, infatti, di 6 punti la percentuale (48%) di chi si aspetta effetti contenuti, mentre diminuisce dello stesso valore la percentuale di chi paventa conseguenze molto pesanti (il 47%; ma il 52% nel ceto popolare). In testa alle preoccupazioni c’è l’aumento generalizzato dei prezzi (68%, in aumento di 2 punti rispetto a febbraio), l’esplosione dell’inflazione e l’aumento dei prezzi di pasta, pane, farine (entrambe al 42%, con 6 punti in più). In calo, invece, di ben 17 punti, al 39%, la preoccupazione per la riduzione delle forniture di gas.
A fronte della situazione attuale, e delle incertezze riguardo agli sviluppi futuri, il 39% degli italiani (2 punti percentuali in più su febbraio) pensa di fare risparmi riducendo i consumi; il 38% (in aumento di 6 punti) ritiene che perderà parte del suo potere di acquisto (valore che nel ceto medio-basso si colloca al 41%, in crescita di 13 punti); il 32% (in crescita di 4 punti) teme che i suoi risparmi perdano di valore. Un dato, quest’ultimo, particolarmente evidente nel ceto medio, dove cresce di 10 punti rispetto a febbraio, collocandosi al 35%.
Gli italiani, in definitiva, sono preoccupati per la guerra ma paiono preoccupati soprattutto per il proprio futuro, poiché questa situazione è direttamente collegata agli occhi dell’opinione pubblica con la fiammata del carovita che erode i risparmi, amplia le diseguaglianze e semina inquietudine.
I risultati del sondaggio, infatti, mettono in luce come gli effetti del conflitto Russo-Ucraino sull’economia abbiano ulteriormente appesantito una serie di difficoltà già avvertite dalle famiglie. Ad esempio, rispetto ad inizio anno aumentano le difficoltà di pagare rate di finanziamenti personali (in crescita di 10 punti, al 66%), di pagare l’affitto (in crescita di 12 punti, al 65%) e di pagare il mutuo (+ 9 punti, al 61%). A pagare il prezzo più alto giovani della fascia 18-30 anni (il 76% ha difficoltà a pagare l’affitto),i residenti nel Mezzogiorno, gli appartenenti al ceto popolare (dove l’85% dichiara difficoltà a pagare le rate del mutuo e l’84% i canoni dell’affitto) e medio-basso.
Ma sono anche i consumi a risentirne. L’81% (2 punti in più rispetto a inizio anno) dichiara di dover ridurre i consumi, o rinunciarvi, di gas ed energia elettrica; il 75% (4 punti in più) di abbigliamento; il 74% (3 punti in più) di benzina e gasolio; il 69% (1 punto in più) di scarpe; il 69% (2 punti in più) di cosmetici; il 62% (1 punto in più) di carne. In testa alla lista dei consumi che subiranno drastici tagli o la completa rinuncia si colloca l’abbigliamento (33%), seguito dai prodotti cosmetici (30%), dalle scarpe e da gas ed energia elettrica (entrambi al 29%) e da benzina e gasolio (26%).
Rispetto, invece, alla percezione delle implicazioni belliche del conflitto, al primo posto restano i timori per il radicarsi di una nuova guerra fredda (75%), che qualche parte in gioco perda il controllo e usi le armi chimiche (70%), o che, come effetto collaterale, vengano danneggiate le centrali nucleari ucraine (69%). Da notare, su questi ultimi due punti, picchi nei ceti popolari, nel sud e nelle isole, ma soprattutto nella popolazione femminile (rispettivamente 80% e 75%).
Infine, pensando ai prossimi mesi, il 40% del campione ritiene che l’Italia debba partecipare a interventi economici e diplomatici contro la Russia, e a interventi umanitari, mentre dallo scoppio del conflitto raddoppiano gli italiani che ritengono che la Repubblica non dovrebbe intervenire affatto e rimanere neutrale (dal 10 al 20%).
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