Consumi
La rinite di Chiara Ferragni porterà fazzoletti di carta griffati?
Non ho nessuna simpatia per Chiara Ferragni. E sì, probabilmente sono un invidioso sociale perché l’accumulo di danaro di questa donna è davvero significativo. Quindi, date le premesse, non mi si facciano paternali moralistiche.
Detto ciò, preso da un po’ di masochismo in un viaggio verso Roma, mi sono guardato il video in cui l’imprenditrice fa un discorso stucchevolmente commosso e prostrato per “scusarsi” del pastrocchione che l’ha vista protagonista.
Innanzitutto confesso di avere pensato – magari sbagliandomi – che questo autodafé dal conto salato sia stato suggerito non solo dai consulenti di immagine ma anche dai suoi legali, essendo che dalla stampa si è letto di possibili altre indagini dell’AGCOM verso iniziative simili, sul suo impasto di buonismo e affarismo.
Ma ciò che colpisce è il fatto che non dica chiaramente ai suoi adepti e adepte “Ho sbagliato, perché sì, presa da un senso di onnipotenza ho usato la beneficenza per fini di lucro e ho capito di avere fatto un errore blu e una pessima figura”, ma dica solo “è stato un errore di comunicazione”. Comunicazione, non sostanza, maledizione! Ossia il sangue che circola – insieme al danaro – nelle vene di questi nuovi “master of the universe” che trasudano melensi buoni sentimenti con un moralismo di cui non se ne può più.
Perché in fondo, ai profeti del disinteresse che regalano un milioncino ex post per lindarsi la coscienza quando li si acchiappa con le dita nella marmellata, preferisco gli spietati avidi che se ne fottono di tutto, non pretendendo di apparire come delle “Madri Teresa di Calcutta col Rolex” (non era Fedez che parlava di “comunisti col Rolex”?) e godono solo infilandosi moneta e carta moneta in ogni orifizio.
Ma una bella riflessione dovrebbe investire anche chi pensa che questa beneficenza sia una manna che risolve i problemi. Certo, adesso che l’hanno scoperta e ha messo una fiche da un milione di euro per cercare di mettere una toppa su una significativa figura di merda, va meglio per chi riceverà l’obolo. Ma resta il fatto che queste continue correlazioni, spesso per l’appunto comunicative, tra “comunicazione” di star o starlette che fanno la carità per strutture che erogano servizi cruciali, come la sanità, sono a mio avviso pericolose. Certi servizi, piaccia o no, sono non solo essenziali ma “politici” nel vero senso della parola. Vedere relegato il loro finanziamento – seppur parziale – a meccanismi elemosinieri come quello dei pandori fa, francamente, pietà.
Infine una considerazione sulla performance di Ferragni. Dopo aver visto e udito il ripetuto “tirar su col naso” della influencer prostrata, non mi stupirei se tra qualche settimana uscissero dei fazzoletti di carta da lei griffati. Che, come i pandori, sarebbero venduti a quasi il triplo di quelli normali e comprati da beoti che continuano a impoverirsi per arricchire l’abile imprenditrice perché, soffiando il naso lì dentro ci si può sentire non solo più ricchi, ma anche più buoni.
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