Consumi

La giungla dei ripartitori di calore

7 Settembre 2015

Se ne discute su condominioweb dove un fabbricante conferma che i ripartitori di calore  non sono strumenti omologati.

Non essendo omologati, non è possibile verificare legalmente le loro prestazioni metrologiche e non potendo verificarli legalmente non é ammesso utilizzarli per ripartire e addebitare corrispettivi di quote di riscaldamento, a prescindere dalle decisioni delle assemblee condominiali.

Il fabbricante infatti dichiara, e non é poco, che:

“L’incertezza di misura, nel caso dei ripartitori, deriva principalmente dal fatto che il sensore posteriore deve accoppiarsi con il corpo scaldante su cui è montato, pertanto vi è un’operazione umana che influisce significativamente sul risultato della misura”.

E in merito all’installazione, lo stesso fabbricante dichiara:

“Abbiamo visto ripartitori fissati con nastro isolante da elettricista. Abbiamo visto ripartitori fissati sul tubo di mandata anziché al centro del radiatore. Anche in casi dove il posizionamento era accettabile, abbiamo visto ripartitori montati senza il necessario supporto posteriore (che deve essere riempito con gel conduttivo)”

Le misure sono così solo lontane parenti della realtà perché c’è arbitrarietà:

  • nell’installazione dei sensori e del ripartitore;
  • nell’imputazione, nel ripartitore, dei dati del radiatore
  • nella gestione e nell’elaborazione dei dati: l’utente non sa e non vede nulla, come per gli scatti telefonici.
  • nell’imputazione dei coefficienti correttivi: la norma 10200 consta di 80 pagg. ed è una mostruosità di complicazione.

Ciò accade quando si immette sul mercato uno strumento di misura non omologato: in assenza di regole ognuno fa quello che vuole e così lo strumento può essere installato male, o venire impunemente manomesso, senza che nessuno se ne accorga o il colpevole possa essere perseguito.

E il condòmino dovrebbe pagare sanzioni se non installa i ripartitori? Ma stiamo scherzando?

www.edoardobeltrame.com

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