Consumi
Il decreto sul caro bollette energetiche lascia indifesa una parte dei cittadini italiani
Proponiamo che per 3 anni non sia possibile per i condominii, fino ad un debito di €50.000, ricorrere alla esecuzione immobiliare della prima casa. a tutela dei condominii si può iscrivere un’ipoteca sull’immobile del condomino moroso.
Il governo è intervenuto con un decreto per compensare una parte della perdita del potere d’acquisto delle famiglie causato degli spropositati aumenti dei costi energetici. Non entriamo nelle cause di questi aumenti dei costi energetici, anche se sono evidenti e documentati gli aspetti largamente speculativi di questi aumenti, basti pensare che il prezzo del gas alle famiglie e alle imprese è determinato dal prezzo del 10% più caro, trattato sul mercato internazionale di quel prodotto.
Tra i numerosissimi articoli apparsi, fornisce una chiara sintesi, di ciò che viene proposto dal governo, l’articolo di Rai News: “Il decreto bollette è stato approvato dal consiglio dei ministri :…… sul piatto circa 3 miliardi per un trimestre, “un sostegno concreto” di fronte all’emergenza del caro-energia……. Come ha spiegato il ministro dell’Economia Giorgetti il decreto si compone di due parti, “una parte contingente per la situazione di eccezionale tensione sui prezzi dell’energia, e quindi sulle bollette, e una parte di interventi strutturali. Le misure adottate complessivamente valgono circa 3 miliardi, ripartite per circa 1.600.000.000 sulle famiglie e 1.400.000.000 sul sistema delle imprese….(per le famiglie c’è l’)estensione fino a 25.000 euro di Isee di un contributo straordinario …… concentrato temporalmente nel prossimo trimestre…… Di questo contributo di 200 euro beneficeranno tutti, da 0 a 25.000 euro di Isee, anche quelli che già oggi mediamente prendono circa 320 euro di bonus sociale per un Isee fino a 9.500 euro.”
Quindi le famiglie in difficoltà e a basso reddito, vessate, oltre che dall’esponenziale aumento dei generi alimentari e degli affitti, anche dal caro bollette, per un trimestre godranno di una riduzione del caro bollette.
Purtroppo il governo non ha considerato che una quota importante della popolazione italiana, non paga direttamente le bollette (quanto meno quelle del gas e degli altri prodotti fossili utilizzati a livello domestico), ma paga questi costi attraverso le rate condominiali; anzi in questi ultimi anni c’è stato uno sforzo normativo per potenziare sistemi non unifamiliari di riscaldamento domestico. Non si considera che le famiglie in difficoltà e a basso reddito, che pagano i costi energetici attraverso le rate condominiali, hanno le stesse difficoltà delle famiglie che pagano direttamente i costi energetici, valutazioni diffuse sostengono che circa il 30% degli utenti sia in ritardo sul pagamento delle esagerate bollette energetiche.
Nel caso dei condomini c’è però un’aggravante drammatica: mentre l’utente singolo può fare piani di rientro, oppure nelle situazioni più disperate restare con il minimo dell’energia elettrica e riscaldarsi con mezzi di fortuna, le famiglie in condominio corrono un rischio esagerato: l’articolo 1129 del Codice Civile stabilisce le sanzioni per chi non può pagare le quote condominiali.
- La prima è comune con tutti coloro che, per difficoltà economiche, non pagano le bollette energetiche: il condomino moroso può essere privato dei servizi comuni, ad esempio, il riscaldamento, l’ascensore.
Ma ce ne sono altre che il governo non ha previsto e possono scatenare un disastro sociale:
- L’amministratore del condominio, può ottenere molto velocemente, anche per tutelare se stesso, un decreto ingiuntivo per il recupero delle somme non pagate, anche senza previa autorizzazione dell’assemblea. Il condomino moroso è obbligato a pagare entro 10 giorni dalla notifica.
- Se il condomino moroso non paga, l’amministratore può agire con il pignoramento sui beni del condomino moroso, al fine di recuperare le somme dovute. Il condomino riceve un atto di pignoramento e il termine per saldare, se vuole evitare la vendita all’asta.
Nella nostra attività di difesa dei debitori incolpevoli abbiamo visto che, spesso, è dall’azione del condominio che parte la tragedia della famiglia e la perdita della prima casa di abitazione:
- l’Agenzia delle Entrate non può pignorare la prima casa del debitore, fino ad un importo per debiti di 120.000 euro, ma per cifre anche molto minori può inserirsi in un procedimento attivato da altri.
- La tragedia diventa poi irreversibile se l’appartamento è gravato da un mutuo. A tutela del proprio privilegio fondiario la banca, in presenza di esecuzione immobiliare, come è previsto nei contratti, attua una risoluzione contrattuale: risolve il contratto di mutuo, richiedendo il pagamento immediato dell’intero debito residuo. E’ così che, partendo da un piccolo debito per una bolletta, si crea un debito irrecuperabile da parte del condomino. L’ironia e la follia di tutto questa prassi, che va avanti da anni nel disinteresse del legislatore, è che quasi tutte le esecuzioni immobiliari, attivate frettolosamente dai condominii, per un meccanismo di autotutela dell’amministratore o peggio per ripicche all’interno dell’assemblea condominiale, si concludono con la vendita all’asta per prezzi irrisori dell’appartamento, favorendo lo speculatore di turno, ma con nessun recupero per il condominio.
Nel generale clima di liberismo senza vincoli, imperante da anni e mutato in “cattivismo” in questi ultimi mesi, potrebbe esserci obiettato che si tratta di situazioni molto occasionali e rare. Come sempre noi rifugiamo dalla apodittica, dalle affermazioni di principio senza il supporto di una documentazione statistica. Qui di seguito i dati di alcuni dei principali Tribunali italiani, utilizzando gli anni 2021, 2022, 2023 come anno del pignoramento, in 10 aree significative.
Ecco i dati, relativi alle azioni esecutive avviate dai condominii, sommati nei 3 anni, per creare una tabella statistica:
DATI | Totale anni | Totale Condomini | % |
Provincia di Milano | 2141 | 356 | 17% |
Provincia di Bergamo | 1333 | 174 | 13% |
Provincia di Bologna | 660 | 69 | 10% |
Provincia di Firenze | 416 | 47 | 11% |
Provincia di Roma | 3190 | 488 | 15% |
Provincia di Palermo | 808 | 103 | 13% |
Provincia di Napoli | 1291 | 111 | 9% |
Provincia di Bari | 854 | 109 | 13% |
Provincia di Verona | 744 | 61 | 8% |
Provincia di Ancona | 818 | 104 | 13% |
TOTALI | 12255 | 1622 | 12% |
Si evidenzia che già oggi, in provincia di Milano, nel 17% dei casi, è il condominio a dare impulso alla procedura esecutiva. E’ un dato logico perchè nelle grandi città prevale la residenza in condominii. Non a caso, a fronte di una media delle 10 provincie del 12% di procedure esecutive iniziate dal condominio, anche Roma è al 15%. Quindi già oggi, senza l’aggravio dei costi energetici, il 17% a Milano, il 15% a Roma, il 12% su un panel di 10 province, le procedure esecutive vengono attivate direttamente dai condomini, accelerando di gran lunga i tempi delle banche, molto più “lente” e con monitoraggio più lungo rispetto ai tempi dei condomini stessi.
CHE SOLUZIONI PROPONIAMO:
- Soluzione minima, in questa complicata situazione poco più di un pannicello caldo. Si integra la legge, con uno specifico emendamento, per comprendere le famiglie in difficoltà residenti nei condominii. Già oggi i condomini con difficoltà socio economiche, previo ISEE, possono ricevere, quanto meno in Lombardia, contributi per le spese condominiali e vi è anche un contributo per le spese dell’acquisto del gas del condominio. Sono misure, come vediamo anche dai dati, largamente insufficienti, ma costituiscono un piccolo aiuto. Si potrebbe in un’ipotesi minimale, estendere il contributo anche alle famiglie in difficoltà residenti nei condomini, previa dichiarazione dell’amministratore dei seguenti dati:
- spesa complessiva per il riscaldamento diretto, indiretto e per produzione di acqua calda sanitaria
- millesimi riscaldamento dell’unità richiedente
- Spesa effettiva del riscaldamento diretto specificando il totale dei consumi e il totale dello specifico richiedente
- spesa effettiva per l’acqua calda sanitaria specificando il totale consumi e il totale dello specifico richiedente
È ovvio che questa soluzione minima, anche considerando che il contributo è solamente per un trimestre, non risolverebbe il problema alla radice e lascerebbe che, con gli incrementi previsti, perlomeno il 25% dell’esecuzioni immobiliari in provincia di Milano (dove è più attiva la speculazione ai danni degli impoveriti) sarebbe avviata dai condomini, con conseguenze nefaste per le famiglia e per i condominii stessi.
PER QUESTO SUGGERIAMO AL LEGISLATORE UNA SOLUZIONE PIU’ CORAGGIOSA MA PIU’ STRATEGICA: stabilire con un emendamento che, quantomeno per un periodo di 3 anni da oggi, non sia possibile per i condominii, fino ad un debito di €50.000, ricorrere alla esecuzione immobiliare sulla prima casa. A tutela dei condominii e dei condomini non morosi, in questo periodo, può essere stabilita, riducendone molto i costi, l’iscrizione di un’ipoteca sull’immobile che otterrebbe sicuramente risultati economici migliori per i condominii e i condomini non morosi, rispetto all’attuale sistema che distrugge le famiglie in difficoltà e lascia quasi sempre gli altri condomini con un pugno di mosche.
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