Consumi
La storia (la favola?) degli sposi che si sono fatti regalare i Gratta e Vinci
Gira da ieri la tipica notizia “da internet”, come ci dicevano fino a pochi anni fa i capiredattori nei giornali “di carta”. Una coppia di giovani sposi, per il matrimonio, si sarebbero fatti regalare una montagna di biglietti di varie lotterie “gratta e vinci”, per un totale di circa 5 mila biglietti e da questi, dopo aver avrebbero ricavato una vincita monstre. Infatti, da questa originalissima lista nozze, avrebbero ricavato – titolano i giornali, e per primo parrebbe il Corriere della Sera – e portano a casa oltre 600 mila euro. Anzi, questo è il contenuto del titolo, perché leggendo l’articolo, poi ripreso da tantissime testate online e blog di ogni tipo e orientamento, la cifra sarebbe ancora maggiore, essendo uno dei tagliandi vincenti un “turista per sempre”, di quelli che oltre ai 200 mila euro che ti assegna subito e ai 100 mila che ti assegna alla fine, eroga al vincitore 6000 euro al mese per vent’anni. Per un totale (su questo singolo tagliando) di quasi 1,5 milioni, da sommare a tutto il resto. Ben di più degli “oltre 600.ooo” euro di cui parla il Corriere, poi derubricati a “oltre 500 mila” da diversi organi di informazione che hanno ripreso la notizia.
Una notizia – nota qualcuno anche tra chi la riporta – in effetti assai poco circostanziata. Non si sa nulla, se non che è una coppia del centro Italia. Una coppia “fortunata” dicono tutti, senza che si vada a raccontare perché è fortunata e soprattutto, se esiste, quanto lo sia. Già, perché basta guardare e osservare con una calcolatrice le possibilità di vincita offerte dalle lotterie gratta e vinci, per capire che la coppia del centroitalia è stata veramente fortunata. Sfacciatamente fortunata. Infatti, la probabilità media di acquistare un biglietto vincente è compresa tra il 21% (tendenzialmente per i meno cari) e il 36% (per quelli da venti euro). Un dato che ci aiuta poco, visto che non sappiamo quanti siano stati i tagliandi vincenti. Ci aiuta sicuramente di più, però, un altro dato pubblico: il montepremi che viene distribuito è pari a una cifra compresa tra il 60% (per i biglietti meno costosi) e il 75% per quelli più costosi. Vuol dire che il concessionario e lo Stato concedente si spartiscono tra il 40% e il 25%, in media, per ogni biglietto che viene acquistate alle ricevitorie.
E dunque, i nostri ipotetitici di sposi, di cui nulla sappiamo se non che vengono dal centro Italia e son stati fortunati, fortunati lo son stati davvero tantissimo. Perché hanno ricevuto 5.000 tagliandi e hanno ottenuto un premio davvero fuori media. Ipotizziamo pure che tutti i cinquemila tagliandi gratta e vinci fossero infatti i più costosi, quelli da 20 euro, per un esborso totale di 100.000 euro. Avendo vinto, tra premi immediati e premi dilazionati, quasi due milioni di euro, i nostri sposi hanno ottenuto una remunerazione pari a circa 18 volte tanto l’investimento degli invitati a nozze. Un premio ben superiore a venti volte (quindi superiore al 2000 per cento) rispetto a quanto scommesso. Naturalmente, i conti son diversi, e la fortuna ancora più fortunata, diciamo così, se – come probabile – i tagliandi comprati non sono stati tutti del taglio massimo. Se la media dei tagliandi fosse stata di 10 euro, ad esempio, i fattori numerici che poco sopra hanno descritto la fortuna, andrebbero tutti raddoppiati.
È possibile? Naturalmente sì. È il bello e il brutto delle lotterie. C’è un’altissima improbabilità – che vuol dire una remota ma reale possibilità – di vincere tantissimi soldi rispetto a quanto “puntato”. È proprio inseguendo questa alta improbabilità possibile che molti – padroni del proprio destino e della propria perdizione, almeno se liberi e autodeterminati – cadono nel dramma della dipendenza da gioco e della ludopatia. Un dramma che spesso travolge vite fragili, e le avvince nella dipendenza da videolottery, da lotterie in varie forme e appunto da gratta e vinci. Storie di marginalità acquisita o “conquistata” che a volte vediamo popolare i bar e le ricevitorie coi vestiti dimessi e gli sguardi vuoti dei tossici. Storie che, naturalmente, non devono precludere il racconto di vicende fortunate come quelle dei due ipotetici sposi del centro Italia. Però, proprio perché le ludopatie esistono, ed esiste l’interesse dello stato concedente e dei concessionari, quando si raccontano storie come queste, sarebbe interessante sapere e far sapere qualcosa in più. Ad esempio, ma chi sono questi due fortunati sposi? Quanto è diffusa l’usanza di farsi regalare gratta e vinci e lotterie per il matrimonio? Quanti sono quelli, allora, che ricevendo questo regalo al matrimonio, si son trovati ad incassare sensibilmente meno di quanto avrebbero ottenuto facendosi elargire in mance ciò che amici e parenti hanno versato altrove, per acquistare appunto i gratta e vinci? Qual è la media di vincita che è ragionevole, cioè statisticamente razionale attendersi, chiedendo ad amici e parenti di spendere 50 mila euro in gratta e vinci per il matrimonio, semplicemente basandosi sui dati che il concessionario fornisce?
In questi giorni, sull’onda golosa di tanti click, cioè di ricavi pubblicitari, tanti sono corsi a riportare senza troppi distinguo una notizia quantomeno curiosa, che certo si prestava a dubbi e domande. E che, certo, sarebbe perfino potuta sembrare una brillantissima trovata di marketing per diffondere, senza seminare troppi dubbi, il brand già vincente dei gratta e vinci, come qualche lettore in effetti insinua, anche tra i commentatori dell’articolo del Corriere, poi ripresa da oltre 40 fonti (per fermarsi a quelle censite da Google News).
Ma questo non era affatto una trovata di marketing, giusto?
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