Commercio

Diminuisce l’inflazione, ma il carrello della spesa no. Perchè?

1 Agosto 2023

Proprio in questi giorni governo e grande distribuzione si confrontano per lanciare un’iniziativa per calmierare i prezzi. Si tratta del bollino anti inflazione con il quale saranno contrassegnati una serie di prodotti a larghissimo consumo, dal cibo ai prodotti per l’infanzia che saranno posti in vendita a prezzi calmierati per i punti vendita che aderiranno all’iniziativa. Il provvedimento si vede necessario perché al calo dell’inflazione non corrisponde una diminuzione del carrello della spesa. Si aggiungono i fenomeni meteorologici che colpiscono duramente alcune produzioni e le conseguenze del conflitto russo-ucraino. Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi? Ne parliamo con Giancarlo Paola, Direttore commerciale Gruppo Unicomm e AD Gmf. Gruppo Unicomm spa (Unicomm, Gmf e Arca) è un’azienda socia di Selex, con un fatturato di circa 3 miliardi di euro, 228 punti vendita, 7 insegne operanti in 7 regioni.

Nonostante l’inflazione si sia leggermente abbassata, il caro spesa non sembra diminuire, come mai?

In questi ultimi due/tre mesi ha influito sui prezzi la situazione meteorologica che ha portato un rialzo nel mondo dell’ortofrutta, che fa parte del paniere della spesa quotidiana, ma che ora si sta normalizzando. L’inflazione non ha ancora trovato un equilibrio rispetto ai rialzi alla fine del 2022, causati dall’aumento dei prezzi avvenuti nella scorsa primavera.  Noi ci aspettiamo che già da agosto leggeremo dei numeri più bassi. Sicuramente contribuirà al calo dell’inflazione l’aumento delle promozioni che le aziende della GDO stanno proponendo ai propri clienti, per agevolarli in un periodo in cui il potere d’acquisto è ridotto. Le aziende della GDO più efficienti, negli ultimi due anni, si sono potute permettere prezzi più bassi, proprio perché l’efficienza del conto economico glielo consentiva. Osservando i dati per  territorio emergono differenze di inflazione nel carrello della spesa, dovute ai diversi livelli di competitività di alcune regioni rispetto ad altre. Dove c’è maggiore concorrenza è ovvio che  i prezzi sono aumentati molto più tardi e meno Va sottolineato che l’anno scorso la distribuzione non ha trasferito una parte degli aumenti ricevuti dall’industria, infatti  analizzando i bilanci 2022 si nota un calo generalizzato del EBIT delle aziende della GDO:, basta analizzare i bilanci. Non si può dire lo stesso di tutta l’industria che in parte ha mantenuto i bilanci uguali agli anni precedenti, mentre alcuni hanno depositato bilanci 2022 con risultati nettamente migliori degli anni precedenti. Quindi la distribuzione ha fatto da cuscinetto, altrimenti l’inflazione sarebbe stata ancora più alta.

È vero che fino al 2025 non si troverà una stabilità che permetta di raggiungere livelli pre-conflitto e pre-pandemia?

È probabile, sicuramente dipenderà dal settore, basta pensare alla decisione degli ultimi giorni di Putin di non rinnovare l’accordo del grano, che ha portato un immediato un aumento dello stesso anche nei mercati italiani. Non secondario l’effetto, oramai frequente, di violenti fenomeni meteorologici che spesso condizionano i raccolti. Un valido esempio è rappresentato dall’olio extravergine che ha subito nell’ultimo anno e mezzo, aumenti mai visti prima, dovuti ai problemi del raccolto nei principali Paesi produttori, soprattutto in Spagna. Questo è un valido esempio di come cause esogene possono influire in modo determinante sull’inflazione di determinate categorie merceologiche.

Rimane inoltre l’incognita dell’energia, nel caso non si trovasse una soluzione in tempi brevi per conflitto in corso. Il costo dell’energia non tornerà mai ai prezzi di alcuni anni fa e l’OCSE (Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa) prevede un graduale aumento fino al 2030. È chiaro che tutto questo influisce sull’aumento dei prezzi. Però non penso che nel prossimo anno ci sarà una forte inflazione, nel nostro settore ci aspettiamo un 2024 di riduzione nel primo semestre e di stabilità nel secondo. La crescita della pressione promozionale del canale moderno determina un abbassamento dei prezzi medi con l’effetto di calmierare l’inflazione così come la crescita della marca del distributore che generalmente ha prezzi di vendita più bassi delle marche leader e quindi determina valore del carrello della spesa più basso.

Salta l’accordo sul grano fra Mosca e Kiev, dobbiamo aspettarci nuovi rincari sulla pasta?

In questi due giorni (22 luglio 2023) il grano è aumentato di 70 euro al quintale, sul mercato nazionale di Foggia, raggiungendo i 400 euro per tonnellata. Nell’arco di tre sessioni (una ventina di giorni) la quotazione, riferita alla categoria milling, con garanzie di proteine, ha spuntato un aumento di quasi il 20%, recuperando di fatto i livelli di marzo. Un valore, quello attuale, elevato se rapportato alla media storica, ma distante parecchie spanne dai picchi di 580 euro toccati a luglio dell’anno scorso, nel pieno dello shock energetico e del caro materie prime. Oltre all’Ucraina però un altro Paese fondamentale è il Canada, quindi bisogna attendere di capire cosa faranno. Non ci aspettiamo però ulteriori rincari sul prezzo della pasta.

Ci racconta l’accordo fra MASAF-GDO-Confesercenti e il Governo per la Carta Solidale?

Il 10 luglio durante la conferenza stampa di presentazione della Carta Solidale “Dedicata a te”, il Presidente di Federdistribuzione, Carlo Alberto Buttarelli, ha annunciato che le aziende della distribuzione applicheranno un ulteriore 15% di sconto a chi pagherà la spesa con quella carta. Abbiamo quindi voluto dare un ulteriore segnale di vicinanza a tutte quelle famiglie meno abbienti che riceveranno la carta, oltre all’aiuto messo già in atto dal Governo. Speriamo che si trovi il modo di far contribuire a questo tipo di iniziative anche l’industria.

Quali effetti stanno provocando e quali conseguenze avranno nel breve-medio periodo le calamità naturali dovute al cambiamento climatico, come per esempio l’alluvione in Emilia-Romagna?

L’alluvione dell’Emilia Romagna ha avuto un impatto negativo molto significativo sulle produzioni stagionali di questo periodo, pensiamo alle pesche, alle susine, alle albicocche. Ma anche nelle altre regioni, non è andata molto meglio con le piogge intense. Abbiamo avuto meno prodotto e qualitativamente inferiore agli altri anni. Negli ultimi giorni le grandinate in Veneto hanno danneggiato i vigneti, quindi anche lì andranno valutati i danni. Purtroppo questi fenomeni estremi si verificheranno sempre più spesso, anche nel nostro Paese.

All’interno dei vostri canali, come si è mossa la differenza fra ipermercati, supermercati e discount?

Contro ogni previsione di inizio anno, i discount non sono cresciuti più dei supermercati. Parlo di crescita a valore. Hanno avuto invece un sostanziale calo in termini di vendite a volume. Ricordiamoci anche che nel periodo Covid la distribuzione aveva avuto un aumento notevole di vendita di volumi, dovuto al blocco dei consumi fuori casa e allo smart working, quindi in qualche modo questa decrescita è normale. Però è anche vero che l’aumento dei prezzi ha prodotto in questi primi mesi dell’anno, una riduzione alcuni dei consumi in di alcune categorie importanti, come per esempio i surgelati e i prodotti della cura della persona. A mio avviso il calo dei volumi dei discount è dovuto, probabilmente, dal fatto che le famiglie che fanno la spesa in quel canale, sono anche quelle più toccate dall’inflazione, quindi è normale che vadano a tagliare sulla spesa generalista, non potendolo fare sulle spese come l’affitto, le bollette e i costi dei figli. Nei supermercati la clientela invece è più eterogenea e una buona fetta di clienti che non deve necessariamente risparmiare sulla spesa alimentare. Inoltre oramai la maggior parte delle tutte le catene di supermercati offrono una linea di prodotti a di primo prezzo equiparati a quelli dei discount e quindi chi vuole risparmiare. può farlo senza cambiare canale.

Voi avete punti vendita in zone ad alta densità turistica, quale sarà la tendenza?

Operando anche nei territori dell’Emilia Romagna e in altre zone turistiche, interessate da cattive condizioni meteorologiche per tutta la primavera, le performance non sono state eccezionali ma migliori di quanto ci aspettassimo. Bisogna attendere la fine dell’estate per tirare le somme; lo  scorso anno luglio e agosto sono stati due mesi eccezionali. Noi abbiamo molti Cash&Carry, dove si servono ristoranti, bar e hotel e al momento vedo una stabilità di consumi rispetto all’anno scorso.

Come variano i consumi di alcuni prodotti in questo periodo di grande caldo?

Sicuramente c’è un incremento del beverage rispetto ai mesi invernali. Ma nel 2023 i liquidi hanno pagato il mancato caldo dei mesi di maggio e giugno, quindi ci sono state categorie come l’acqua, le bibite e i gelati che hanno avuto delle performance a volume negative. A luglio si è tornati alla normalità. Quando c’è maltempo i liquidi e i gelati sono vendite perse, perché non si recuperano quando torna il caldo.

Foto copertina di Senvipetro su Freepik
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