Benessere

10 tipi da mercatino dell’usato: dal ricettatore immaginario al vintagista

18 Gennaio 2015

Gli Italiani non si vergognano più di comprare oggetti usati e affollano in massa mercatini dell’usato, rigattieri e negozi specializzati nel conto vendita.

Fino a poco tempo fa, perché un oggetto usato fosse socialmente rispettabile doveva avere  una o più di queste caratteristiche: essere di antiquariato, di modernariato, avere qualche valore collezionistico, oppure essere stato acquistato in qualche improbabile mercatino di qualche nazione lontana. Orrende cravatte in nylon da venditore di auto usate per il fatto di essere state comprate in un garage sale dell’Indiana erano più apprezzate di una cravatta della precedente stagione di Marinella o di Gucci comprata su eBay. Servizi da caffè di discutibile fattura tunisina godevano di maggiore considerazione di un sobrio servizio di Rosenthal comprato da un rigattiere.

Oggi l’atteggiamento sta cambiando, complice anche lo sviluppo di una formula commerciale che fa leva sulla dimensione ludica dell’acquisto, che ho chiamato trade experience. I benpensanti credono ancora che questo successo sia da attribuire esclusivamente alla crisi, ma lo sviluppo dell’usato in paesi molto più evoluti dell’Italia, da un punto di vista economico, conferma l’ipotesi che il mercato dell’usato cresce con il consumismo parallelamente ad esso e non in antitesi. Ne ho diffusamente parlato qui

Da oltre 20 anni frequento questi genere di spazi nella convinzione che “nulla avvicina più le persone del fare affari.”

Perciò, ho costruito una tipologia di antichi e nuovi comportamenti di acquisto che caratterizzano le persone che frequentano mercatini.

 

I Comunardi. Comprano prodotti nuovi nei mercatini dell’usato come forma di protesta contro la standardizzazione, la delocalizzazione e il monopolio della grande distribuzione. Di solito sono prodotti altrettanto standardizzati importati da paesi esotici. Più omologati di un agente immobiliare.

Gli Speculatori. I mercati perfettamente efficienti esistono solo nei manuali di Economia. Le informazioni non sono distribuite in modo omogeneo e i canali di vendita  non sono tutti egualmente accessibili. Gli speculatori ne sanno più di altri e hanno accesso privilegiato a certi canali di vendita. Alcuni lo fanno per professione, altri per il piacere e per il guadagno. Si aggirano per le bancarelle, muovendosi rapidamente e con scatti. Scambiano poche e brevi battute con i venditori. Diffidano di tutti gli altri. Non li vedrete mai, arrivano prima di tutti gli altri e prima se ne vanno.

I Ricettatori immaginari. Sono il contrario degli Speculatori, hanno poche informazioni e di solito sono sbagliate. L’effetto dote, per cui Kanhmann e Tversy hanno vinto il Nobel per l’Economia, gioca loro brutti scherzi.  Quando trovano su una bancarella il servizio da pesce della madre di cui si narra il prezzo leggendario, pensano immediatamente al furto di astutissimi e raffinatissimi ladri. La verità è che semplicemente non vale nulla e il prezzo dell’epoca era dovuto all’avidità di commercianti e al mercato poco concorrenziale. In genere basta navigare on line per vedere come onesti e privati cittadini cercano di svendere i propri oggetti senza successo, per capire che i prezzi dell’usato hanno poco a che fare con quelli del nuovo, che i ricettatori immaginari prendono come riferimento. I commercianti più scaltri per spuntare prezzi elevati fanno passare merce legittima per appena rubata pardon caduta da un camion.

I Collezionisti. Sono alla ricerca costante di nuovi pezzi con cui arricchire la propria collezione, i cui criteri sono sia oggettivi (fattura, periodo storico, caratteristiche) che soggettivi (estetica, dimensioni etc)  Bazzicano intorno a poche bancarelle, di solito più ansiosi degli speculatori, un po’ più socievoli , se incontrano qualcuno con passioni analoghe alla propria scambiano volentieri  quattro chiacchiere.

I Raccoglitori. Sono un sottogruppo dei collezionisti. Le loro collezioni sono guidate dai pochi criteri, quasi esclusivamente oggettivi e molti seguono le mode. Collezionavano francobolli negli anni 60, soldatini nei 70, Swatch negli 80 e tessere telefoniche nei 90. La digitalizzazione li ha messi in difficoltà, ne ho avvistati alcuni in crisi di astinenza che compravano i peluche della Trudi. Intramontabili gli acquirenti di piatti natalizi della Royal Copenaghen, quelli con l’anno per intenderci.

I Medialisti. Sono divisi in compratori compulsivi ed esclusivi o di libri o dvd o di cd musicali. Passano gran parte del tempo chini sulle schiere del supporto prescelto. Infastidiscono il commerciante chiedendogli sistematicamente titoli che non ha. Come i raccoglitori sono in via di estinzione causa digitalizzazione.

I Curiosi, di solito di sesso maschile. Frequentatori saltuari, ma costanti, sono quelli che arrivano più tardi, li si riconosce subito perché sono fra i pochi accompagnati, di solito dagli Entusiasti (vedi sotto), comprano poche cose per volta, di qualità buona ma non eccelsa.

Gli Entusiasti. Si fermano ad ogni bancarella, guardano tutto. Chiedono spesso informazioni su origine, fattura e prezzo. Non comprano mai nulla.

Le Curiose, di solito donne. Frequentatrici assidue e determinate. Sono accompagnate dal marito recalcitrante, guidate da due criteri: fare migliori affari dell’amica del cuore e comprare quegli oggetti che nell’immaginario collettivo sono presenti nelle case avite adibite a seconde case della buona borghesia.

I Vintagisti. Sono l’incrocio fra un Comunardo privo di ideologia e di un Collezionista privo di gusto. Cercano e comprano oggetti spiccatamente vintage. Di solito si tratta di scimmiottamenti coevi dei pezzi più pregiati. Ad una lampada di Gino Sarfatti preferiranno una copia della Upim. Ad una Montblanc troppo sobria preferiscono una pacchiana Universal. Ci tengono a far sapere ad amici e parenti che comprano nei mercatini. Nell’intimità indossano pigiami a zampa di elefante e ciabatte a mezza caviglia con il tacco.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è un progetto di giornalismo partecipativo

Vuoi diventare un brain?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.