Bioetica
Per Charlie Gard, contro la cultura della morte
Ci siamo: venerdì i medici staccheranno la spina al ventilatore meccanico che tiene in vita Charlie Gard, il piccolo di dieci mesi afflitto dalla nascita dalla sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, una patologia che causa un progressivo e inesorabile indebolimento muscolare e della quale si conoscono appena sedici casi nel mondo. Nonostante le condizioni del piccolo Charlie siano peggiorate, i genitori hanno chiesto all’ospedale Great Ormond Street presso il quale il bimbo è ricoverato di tenere attiva la ventilazione fino al trasferimento ad un’altra struttura presso la quale sarebbe possibile intraprendere una terapia sperimentale.
I giudici della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo però hanno detto no, accogliendo la richiesta dell’ospedale di staccare le macchine e negandogli ogni possibilità, seppur remotissima, di stare meglio. Curioso, come nota giustamente Giulia Terlizzi sul Foglio, che la pronuncia sia arrivata non dietro sollecitazione dei genitori – determinati a tutto pur di dare una chance al proprio piccolo – ma dai medici che lo assistono. Ancora più singolare risulta però il fatto che l’istituto che dovrebbe tutelare i diritti dell’uomo sancisca di fatto un diritto alla morte – che diritto più forte e importante può esserci infatti per l’umanità se non quello alla vita?
https://www.facebook.com/Charliegardsfight/videos/1274819125897786/
Il caso è complesso, si dirà, e la differenza tra accanimento terapeutico e terapia molto labile. Ma proprio in virtù di questo esiguo confine e considerata la volontà dei genitori, che male avrebbero fatto i giudici nel decidere prudenzialmente di rispettarne il volere? Che stato di diritto è quello in cui un giudice – dunque un essere umano come me, come voi – ha il potere di decidere sulla vita e sulla morte di innocenti creature che non si possono difendere? E soprattutto, cosa ci garantisce che ad un certo punto questo diritto un domani non venga applicato anche a chi è più debole, magari un anziano, un senzatetto, un disabile?
È l’avverarsi sinistro di quella “cultura della morte” profetizzata da San Giovanni Paolo II e che consiste dell’insieme di quelle pratiche che vanno contro la “sfida della vita” che invece i governi dovrebbero difendere e promuovere. La stessa cultura contro la quale combatte anche Papa Francesco ogni giorno, nel tentativo di riaffermare che ogni essere umano ha una sua dignità in quanto “è”, e non in base a quello che riesce a fare.
Se il dolore dei genitori di Charlie per un figlio strappato contro la loro volontà, se questo diritto a morire è ciò che consideriamo il vertice della civiltà, rimane l’amaro dubbio che milioni di anni di evoluzione non siano serviti proprio a un bel niente.
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