Bioetica
Noi, poveri sfigati (ma lieti) pro-life
Dopo una settimana durante la quale Charlie Gard è stato lasciato alle amorevoli cure dei genitori forse oggi può essere il giorno in cui i medici, obbedendo alla sentenza della Corte europea dei diritti (?) dell’uomo, staccheranno la spina al piccolo. Che sia oggi o domani, o un altro giorno ancora, poco importa. Se è questo l’epilogo a cui sarà destinato il povero Charlie avremo perso tutti. Ma in questa sede vorrei parlare d’altro.
Nelle ultime settimane è stato detto veramente tutto su questa vicenda. Da un lato questo ha “svelato i pensieri di molti cuori” – è emerso cioè di fronte a fatti di una certa portata è inumano rimanere indifferenti –, dall’altro ha dimostrato ancora una volta che tanto più è complesso l’insieme dei fattori, tanto più difficile risulta dare un giudizio univoco.
Quello che il mondo classifica sbrigativamente come dubbio, nella tradizione cristiana e cattolica, ma anche in larga parte della bioetica “laica”, diventa un valore prezioso: quello della prudenza, quel semaforo rosso che si accende quando si tratta di casi in cui un discernimento definitivo sia difficile se non addirittura impossibile.
Di fronte al caso di Charlie ferisce dunque che molti, anziché appellarsi a questa prudenza, cerchino nella propria coscienza una soluzione definitiva. E’ quello che, interpellato e nell’esercizio delle sue funzioni, ha fatto la Corte disponendo lo spegnimento dei macchinari che tengono in vita Charlie; è quello che faranno i medici staccando la spina; è quello che fa l’opinione pubblica nel concordare sul porre fine alle sofferenze (?) del bambino dal momento che è incurabile, anche contro la volontà dei genitori. E’, in definitiva, l’uomo che si erge a giudice dell’altro uomo su questioni che lo superano, un meccanismo che oblitera l’esistenza nel cuore stesso dell’uomo di un riferimento innato alla vita, alla bellezza, alla felicità (in chi crede tutto ciò si traduce nell’Essere perfettissimo che è Dio, incarnato nella storia in Gesù Cristo).
E’ stato detto di tutto ai “pro-life”, anche da parte degli stessi cattolici. Sono stati accusati di vegliare un cadavere, di voler tenere in vita un essere ormai inutile e svuotato di ogni dignità. Ma l’accusa più disonesta è quella di essere ideologici. Al contrario si può parlare semmai di eccessiva prudenza! Ma è la prudenza del cuore, la stessa che troviamo più volte nel Vangelo.
E’ quel sentimento che anima i genitori e i parenti rimasti a vegliare Lazzaro che giace morto da quattro giorni:
Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo» (Gv 11,17-27)
O la commozione di Gesù nell’incontro con la vedova di Naim:
Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. (Lc 7,12-15)
E ancora Pietro che resuscita Tabita:
Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: «Tabità, alzati!». Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva. (At 9,40-41)
Di fronte al dolore di questi due genitori – immedesimiamoci un attimo: chi vorrebbe vedersi strappato un figlio da un giudice? – non servono tanti discorsi. A volte è più utile il silenzio e la preghiera.
Se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile (Mt 17,20).
E’ così che accadono i miracoli.
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