Bioetica
L’Aborto per i Cattolici: dettami di Fede o Laicità?
Quanto leggo a proposito della posizione di Papa Francesco rende molti di noi profondamente tristi.
Il tema dell’aborto per un cattolico tocca una contraddizione profonda e dolorosa tra quanto affermano i dogmi della propria Fede e quanto è applicazione coerente del principio di Laicità dello Stato.
Fino alla censoria presa di posizione di Papa Francesco si poteva pensare che fosse conciliabile essere cattolici con il fatto di consentire coerentemente ad altri non cattolici la possibilità di accedere a determinate e stringenti condizioni stabilite dalla legge 194, all’istituto dell’aborto.
Oggi scopriamo che secondo il Capo Spirituale della Chiesa Cattolica ricorrere a questo istituto significa inciviltà e che l’aborto sia comparabile all’affitto di un sicario.
Sono parole forti e forse poco sensibili nei confronti ad esempio di quelle donne che sarebbero a rischio della propria vita se portassero a termine una gravidanza, oppure in casi limite in cui siano state vittime di stupro e così verrebbero di conseguenza obbligate a mettere al mondo il frutto di una violenza. Sarebbe giusto imporre loro una scelta obbligata, cioè una non scelta?
Non è un’affermazione insensibile nei confronti almeno di queste donne?
Non penso ovviamente a quelle donne che per leggerezza e superficialità rimangono incinte e si vogliono scaricare del “peso” con l’aborto e a cui sembra riferirsi il Papa nel suo discorso.
Secondo quanto affermato dal Pontefice significa che di conseguenza non ci siano differenze tra le situazioni per cui le donne accedono all’aborto.
Ciò che il Papa forse trascura di considerare nel suo discorso è il fatto che cancellare l’aborto e magari criminalizzarlo con l’approvazione del ddl Pillon, ad esempio, e la cancellazione della legge 194, non risolverebbe il fenomeno, ma incentiverebbe l’illegalità e i profitti di moderne “mammane” a cui si rivolgerebbero le donne che volessero comunque abortire. Mettendo così a rischio la propria vita e salute oltre a quella del feto.
Con tutto ciò intendiamo dire che occorre essere pro aborto sempre e comunque? Questa è una domanda a cui è complicato dare risposta, in particolare per un cattolico.
Premesso che la decisione di abortire dev’essere una decisione molto impegnativa e grave per una donna: porre fine a una vita nascente, che è parte di se stesse, anche se in forma embrionale, non deve essere semplice e che questo debba per forza di cose essere il frutto di una seria riflessione e non presa con leggerezza.
Dal punto di vista di un credente si può ragionare che sia stato dato a ogni essere umano il libero arbitrio e che negare questa possibilità sia come negare la libertà di scegliere, il libero arbitrio appunto, a una donna, a qualunque donna di decidere.
Leggendo le Scritture e gli insegnamenti dei Padri della Chiesa si può convenire che l’aborto in generale non sia guardato con favore. Un aborto è sempre una sconfitta per l’umanità nel suo complesso; tuttavia non occorre anche valutare le circostanze e le motivazioni? Queste possono variare sensibilmente da caso a caso. Nel momento in cui ognuno sarà giudicato, sarà quello in cui sarà pesato non solo sugli atti ma anche sulle intenzioni e le circostanze che hanno motivato le proprie azioni in vita.
A chi invece non è credente perchè ateo, agnostico o di altre fedi e non ritiene esista alcun essere superiore a giudicare il nostro operato, non sarebbe egoista negare l’accesso per una convinzione che non condividono?
Dopotutto chi si comporta secondo i principi cristiani e di comune umanità pensando che non ci sarà nessun premio nè punizione alla fine della vita, ma solo perchè ritiene sia la cosa giusta da fare, non è forse un cristiano nell’agire, se non di fede?
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