Bioetica
La Danimarca avrebbe praticato la contraccezione involontaria a 67 indigene
Un gruppo di donne groenlandesi di etnia Inuit ha chiesto un risarcimento danni da 40 mila euro al Governo danese perchè, negli anni della adolescenza, avrebbe impiantato loro in modo inconsapevole un dispositivo contraccettivo al fine di contenere le nascite
Un gruppo di 67 donne di etnia Inuit in Groenlandia, ha chiesto al Governo di Danimarca, di risarcirle per un importo pari a 40 mila euro, per essere state sottoposte a contraccezione involontaria, ovvero senza prestare consenso o esserne a conoscenza, durante gli anni della adolescenza. Un ‘programma’, istituito dalla Danimarca al fine di contenere le nascite in territorio artico, che ha coinvolto almeno 4.500 donne, tantissime delle quali, venute a conoscenza della questione solo poco tempo addietro.
E così, Naja Lyberth, una delle 67 donne in questione, è stata la prima a sporgere denuncia, per aver subito l’impianto di un strumento di contraccezione qual’è la spirale, nel corso di una semplice e routinaria visita medica a scuola, omettendo di informare sia la ragazza che i suoi genitori, all’epoca. Una vicenda che ha conosciuto la notorietà, solo grazie alla diffusione di un podcast ‘Spiralkampagnen’, prodotto dall’emittente pubblica danese che, passando in rassegna gli archivi nazionali, è riuscita a recuperare i documenti necessari a comprovare che la versione di Lyberth è attendibile.
Dal canto loro, il Governo danese e quello autonomo della Groenlandia, hanno istituito una commissione di indagine indipendente (non scevra da ombre), per analizzare le storie delle donne Inuit risalenti agli anni ’60-’70.
Una inchiesta che dovrebbe concludersi intorno alla primavera del 2025. Tuttavia, le vittime del trattamento sanitario forzato di specie, ovviamente, premono affinché i risarcimenti vengano corrisposti prima di quella data che appare molto lontana, essendo molte delle donne interessate dalla vicenda, già anziane e rischiando, perciò, di non poter vedere l’esisto dell’indagine.
Laddove il Governo rifiutasse, le 67 denuncianti hanno espresso la volontà di portare la storia in Tribunale per far appurare quanto quella fase delle loro vita abbia poi, di fatto, compromesso la salute e la serenità delle donne adulte che sono diventate. Se Lyberth è riuscita ad avere dei figli, in alcune delle vittime, l’impianto ha provocato forti dolori addominali, emorragie, infezioni e sterilità con la conseguente asportazione dell’utero.
La popolazione Inuit, aveva già ricevuto soprusi da parte della Danimarca. Come non ricordare che, 2020, Mette Frederiksen, la prima ministra danese si era scusata con la popolazione perché nel 1951, 22 bambini groenlandesi tra i sei e i dieci anni furono separati dalle proprie famiglie Inuit e caricati su una nave alla volta della Danimarca per essere ‘rieducati’ in stile Occidentale, così da portare ‘modernità’ e ‘civiltà’ di ritorno nelle proprie case. Ma a ritornare in Groenlandia, furono solo in 16 e a 6 di questi, è stato riconosciuto un risarcimento solo di recente, per essere stati rinchiusi in un orfanotrofio al fine di impedirgli di tornare alle ‘vecchie’ abitudini del luogo, giudicate arretrate e incivili.
Infatti, la Groenlandia, isola posta fra l’Arcipelago artico canadese e l’Islanda, da 1979, è dotata di autonomia interna con un’assemblea legislativa propria e un governo proprio ma continua, in buona sostanza, ad essere considerata una colonia danese, quantomeno per ciò che concerne la valuta, il sistema giudiziario e gli affari esteri e di sicurezza, sottoposti al vaglio dell’Autorità danese.
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