Bioetica
Il Pd è piccolo e diviso su tutto, ma si ricompatta sulla guerra a Cappato
Fabiano Antoniani, in arte di Fabo, la sua decisione l’aveva presa. A quanto pare non aveva più dubbi, quella vita inchiodata a un corpo rigido come il marmo e molle come un mollusco non era la sua. Tanto aveva deciso che – pare – di farla finita anche passando per le vie brutali: cercando qualcuno disposto al gesto estremo, quello di premere il grilletto.
La storia va “per fortuna” diversamente, come tutti sappiamo, e passa per un supporto umano che è anche un vero atto politico, quello di Marco Cappato che accompagna Dj Fabo in Svizzera, in una clinica dove si pratica il suicidio assistito.
Il tribunale di Milano chiamato a giudicare sulla commissione del reato di aiuto è istigazione al suicidio, disciplinato dall’art 380 codice penale, sottopone il caso alla Corte Costituzionale, sollevando l’ipotesi che la norma incriminatrice, figlia del codice penale fascista del 1930, alla luce dell’evoluzione legislativa e giurisprudenziale, sia oggi almeno parzialmente illegittima. Se questo dovesse essere la decisione della Corte Costituzionale, da poco integrata proprio dal Governo con la nomina del professor Francesco Viganó, grande esperto di temi in materia bioetica, avremmo un doppio effetto: Cappato uscirebbe dal processo penale perché il fatto non costituisce reato, da un lato, e casi analoghi non potrebbe più essere oggetto di processo.
Tra il presente e questa soluzione, da un paio di giorni, si è messo un ostacolo politico e giuridico non da poco, ed è la posizione processuale ufficiale assunta dal governo. Già, quel che resta del governo Gentiloni, infatti, ha deciso di partecipare attivamente al giudizio, costituendosi a difesa della norma eccepita dal Tribunale. Non è – come si è detto frettolosamente – un “atto dovuto”, visto che appartiene alla discrezionale valutazione giuridico-politica (o il contrario?) di ogni esecutivo, in casi come questo. E non è vero che è un atto neutro, dal punto di vista dell’orientamento, visto che l’avvocatura dello stato indica esplicitamente la via di una condanna, pur con attenuanti, per Cappato, spingendosi de iure e de facto a indicarla come un’interpretazione costituzionalmente compatibile della norma in questione.
Chi è interessato, comunque, può leggere tutto qui, e arrivare fino all’altra e – diciamolo – quasi offensiva affermazione per cui chi proprio vuole suicidarsi è lasciato libero nel nostro ordinamento, a patto di fare “tutto da solo” (condizione ovviamente preclusa a Dj Fabo e a chi sia per malattia o trauma costretto a dipendere da uomini e macchine).
Ma qui, vedete bene, il tema non è ancora giuridico. Di questo si occuperà la Corte costituzionale. Personalmente mi auguro che interpreti l’art. 580 cp come incostituzionale nella parte in cui prevede che non rispetta la specificità della condizione di chi, pur avendo espresso in modo fermo e autonomo la volontà di morire, è impossibilitato ad agire in autonomia tale volontà. In ogni caso, comunque deciderà, la corte con ogni probabilità agirà meglio di come (non) ha agito una classe politica che, tutta attenta alla propria sopravvivenza, continua a essere un po’ distratta quando si tratta delle uniche cose che tutti ci riguardano, come la vita e la morte.
Perché, vedete bene, il tema dicevamo non è giuridico, ma tutto politico. L’atto di costituzione da parte dell’avvocatura dello stato è firmato dalla sottosegretaria Maria Elena Boschi, tessera numero 2 del potere renziano. Ma è del tutto ovvio che nel tirare le fila della vicenda ha avuto un ruolo fondamentale il presidente del Consiglio dimissionario Paolo Gentiloni. E che altrettanto centrale, per competenza politica e tecnica, è stato il ruolo di Andrea Orlando, ministro della giustizia. Del resto, se dubbi ci fossero sulla comunanza di intenti tra le varie componenti del partito, plasticamente rappresentata dai tre nomi di governo appena citati, dovrebbero essere fugati dal silenzio con cui la notizia è stata fatta passare, affidando qualche prudenza a qualche pietoso retroscena. Nessuno ha avuto voglia di strappare o litigare, sul punto, e questo resta agli atti.
È comprensibile del resto: dalle parti del pd hanno cose più importanti a cui pensare. C’è l’adesione al Pse da ridiscutere, c’è la questione di come difendere la propria intenzione di stare all’opposizione, c’è il pronto logoramento del segretario Martina o la sua difesa, e se difesa deve essere basta che sia tattica o va pensata come strategica? È evidente, son tutte questioni molto più importanti, e fate bene a ricordarvi di quelle e a “dimenticarvi” di Dj Fabo e di Cappato. Noi invece ci ricorderemo di tutto, la prossima volta che ci chiederete un voto utile. Aggettivo che, non a caso, spesso si accompagna con un altro, ed è “idiota”.
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