Arte
Cub, il teatro deve riaprire
È stata una manifestazione colorata, pensata,arrabbiata. Davanti alla Prefettura di Milano, martedi 23 Febbraio, si sono ritrovati diverse centinaia di persone. Attori, attrici, artisti, performer, cantanti, musicisti. Tanti volti giovani, il sindacato degli studenti, ma anche tanti professionisti che hanno fatto palco della vita il teatro, la strada, l’incontro, lo scambio. A metterli insieme ha contribuito anche l’impegno dei sindacalisti della Cub.
“Una dimensione, quella del teatro, che permette di indagarsi ed esplorare, di crescere e di conoscere”, dice una delle ragazze che salita sull’orlo di una panchina parla ad un microfono leggendo con intensa passione lo scoramento per la sua situazione.
Da oltre un anno ormai chiunque viva di spettacolo, chiunque viva di cultura, di letteratura, di poesia, di musica di note, si ritrova in una condizione di abbandono sistemico. Nessun contributo, nessun aiuto. Nessun reddito: né minimo né di cittadinanza. Un ristoro, chi due. 600 Euro. Una mancia, un’elemosina di Stato definita improvvidamente ristoro.
E del resto cosa deve fare un artista? Recarsi presso un centro del lavoro per accettare di andare a fare il meccanico in un’officina oppure il giardiniere in convento? O il venditore in un call center? Perché un uomo o una donna che hanno studiato per anni, 8 ore al giorno, e continuano a farlo per imparare una parte, un testo da recitare o migliaia di note da suonare per un concerto, dovrebbe andare a fare altro? Perché i governatori delle banche centrali hanno stabilito che un pezzo di Sostakovic o una lettura di Brecht non sono abbastanza profittevoli e dunque vanno considerate attività decotte?
Il virus colpisce alcune aree d’Italia non tutte. Ci sono focolai e cluster che vanno isolati, ma non per questo tutto il Paese va serrato. I numeri parlano chiaro malgrado i soliti allarmi dei virologi. In pieno inverno con il picco naturale di persone colpite da coronavirus, non c’è solo il Sars Cov 2, abbiamo 2100 persone in terapia intensiva. In Italia ce ne sono 8000 a disposizione per i casi Covid, che possono arrivare a 11.000
Allo stato quindi abbiamo un quarto delle terapie occupate.
I teatri poi, come i cinema, i coworking, i ristoranti e i bar, hanno provveduto a mettere in sicurezza i locali, sanificandoli e facendo rispettare le distanze di sicurezza. Rinunciando anche a parte del pubblico. Poi però i ristoranti sono stati fatti riaprire almeno parzialmente. Mentre i teatri sono stati chiusi e mai riaperti. E i loro operatori abbandonati.
I ragazzi, le ragazze, gli uomini e le donne di questa manifestazione hanno deciso di far sentire la loro voce. Hanno persino preparato una biciclettata che da Milano raggiungerà Sanremo nei prossimi giorni. Una catena umana a due ruote che toccherà tutte le città fino alla città dei fiori, in occasione della rassegna canora della prossima settimana, passando da tutti i teatri più grandi delle città che separano Milano da Sanremo. Un modo per dire che l’arte resta in cammino e un cammino di vita. E che non potrà essere un virus a fermarlo. Sarà il teatro semmai ad elaborare la follia umana e l’irridentismo scientista trasformatosi in fanatismo irrazionale che condanna alla solitudine e al distanziamento persino emotivo, volendo convincere la maggioranza che il virus sia presente a fase alterne. Assente fino alle 18.00, presente dopo quell’ora. Assente nei ristoranti e presente invece nei teatri. “Ma quell’orario è stato messo al fine di evitare gli assembramenti davanti ai locali e ai ristoranti”, hanno dichiarato le istituzioni. I teatri, che di file chilometriche difficilmente ne hanno a parte qualche eccezione, devono restare chiusi. Gli ultras possono invece affollarsi davanti alle curve degli stadi. Due pesi e due misure. Come dicevano gli Skiantos: “Non c’è gusto in Italia, ad essere intelligenti”
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