Arte

Perché in Russia esistono tanti Canova?

23 Dicembre 2019

Non c’era solo Napoleone tra i maggiori mecenati e committenti di Canova. Tra i collezionisti dello scultore veneto si annoverano anche personaggi politici della Repubblica Cisalpina come Giovanni Battista Sommariva, o ancora potenti dignitari pontifici, come il senatore Abbondio Rezzonico. Moltissimi erano poi i clienti esteri, e tra essi numerosi i russi, il che spiega la provenienza di prestiti così importanti per la mostra Canova Thorvaldsen-La nascita della scultura moderna dal Museo Statale Hermitage di San Pietroburgo. che oggi possiede certamente il gruppo più cospicuo e qualitativo di opere in marmo del Canova.

I divieti imposti dalla Chiesa ortodossa impedirono in Russia sino all’inizio del XVIII secolo di possedere sculture. È sotto Pietro il Grande che nei luoghi pubblici di San Pietroburgo cominceranno a comparire sculture moderne, ad adornare parchi e giardini. Si crea allora un rapporto privilegiato con gli scultori veneti, e lentamente anche la nobiltà, nella capitale e nelle grandi città, comincerà a frequentare la scultura, collezionando opere di arte plastica, sia coeva che di origine greco-romana. Il Grand Tour consoliderà quest’abitudine. Durante il suo viaggio in Europa, Vasilij Zinoviev (1754-1827) lascia informazioni sul suo soggiorno romano del 1785, e nella corrispondenza con il conte Semen Romanovi Vorontsov scrive il 6 marzo 1785: “(…) Canova, di cui vorrei avere una piccola statua, cerca di convincermi e mi consiglia di ordinargli il medesimo Marte seduto ma al naturale, ritenendo che in tale misura i dettagli spiccherebbero maggiormente. Per la statua a piccola misura chiede 400 scudi, per quella grande 8000 (…)”. Sappiamo che poi Zinoviev si orientò per un altro soggetto, un’allegoria della pace, senza però che le sue richieste fossero soddisfatte, a causa della lunga “lista d’attesa” determinata dal continuo afflusso di nuove ordinazioni allo scultore veneto. Allo stesso modo l’inviato russo a Venezia Alexis Von Kriedener (1744/1802) visitò l’atelier romano di Canova due volte, a inizio settembre 1786, e, di ritorno da Napoli, dopo il 15 dello stesso mese. Due passaggi così ravvicinati fanno pensare all’intenzione di commissionare una scultura. Nei suo scritti il viaggiatore loda il gruppo Teseo e il Minotauro eseguito per l’ambasciatore veneziano a Roma Girolamo Zulian, primo protettore nella città pontificia del Canova nella città pontificia, e il Monumento a Clemente XIV, che in quell’anno non era ancora stato ultimato.

Mostra Canova Gallerie d'Italia
Antonio Canova, “Genio della Morte”, San Pietroburgo, Museo Statale dell’Hermitage.

La prima opera di Canova ad arrivare in Russia fu probabilmente il busto del Genio della Morte, ora all’Hermitage. Si tratta di fatto di un particolare dal Monumento funerario di Clemente XIII che sta in San Pietro a Roma. Il primo biografo dello scultore, Vittorio Malamani, ricorda che al momento della trasposizione in marmo della statua del Genio emersero alcune macchie scure nella pietra. Un difetto imprevisto, che costrinse l’atelier di Canova ad abbandonare il lavoro su quel blocco e a ricominciarlo su uno nuovo. Gli studi condotti negli Anni Trenta dai conservatori di San Pietroburgo sulla loro scultura portarono a ipotizzare che il busto, il cui marmo presenta effettivamente delle macchie, e una profonda fessurazione attraverso il viso, sia parte del blocco abbandonato dallo scultore. L’opera venne acquistata nel 1851, sotto lo zar Nicola I, dal pittore e accademico Vasilij Sazoniv, per destinarla all’Hermitage, ma era già in Russia almeno dal 1795, nella fonderia dell’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, dove ne fu realizzata una copia in bronzo. Deve essere stato qualche anno prima il conte Nicolaj Rumiantsev a comperarla a Roma.

Fyodor Rotokov, "Ritratto di Caterina II", 1770. San Pietroburgo, Museo Statale dell'Hermitage.
Fyodor Rotokov, “Ritratto di Caterina II”, 1770. San Pietroburgo, Museo Statale dell’Hermitage.

Caterina II acquistò nel 1796 una serie di opere in gesso di Canova, da destinare agli studi accademici. Oggi questi modelli non esistono più, ma provano che in quegli anni per appassionati e collezionisti di San Pietroburgo-città, non dimentichiamolo, costruita da architetti italiani-lo scultore veneto era un punto di riferimento. Sappiamo in tal senso che il conte Golovkin, ambasciatore e amico del favorito di Caterina Platon Zubov, chiese a Canova di realizzare un busto della sovrana, circostanza che non si realizzò per la morte della zarina nel novembre di quello stesso 1796. Già il principe Nicolaj Yusupov aveva proposto all’artista di recarsi in Russia per realizzare dal vivo un busto di Caterina. Canova aveva rifiutato, promettendo però di fare un gruppo marmoreo di Amore e Psiche e una statua di Amore. Commissionate nel 1794, le due opere vennero entrambe consegnata dopo il cambio di secolo, nel 1802, e trasferite da Yusopov nella sua tenuta, nelle campagne di Mosca.

L’allestimento della mostra delle Gallerie d’Italia con “Amore e Psiche” nella versione eretta proveniente dall’Hermitage.

Oggi può sembrare che il trasporto di queste opere costituisse un’impresa estremamente delicata. E certamente per molti versi, tra trasferimenti su carri e viaggi delle sculture imballate per mare o per fiume, doveva essere così. Ma le difficoltà quasi insormontabili che determinavano il ritardo nella consegna riguardano, a leggere i documenti, quasi sempre il denaro. Erano sculture costosissime, e spesso chi le commissionava non era realmente in grado di adempiere nel breve periodo al pagamento. Ma Canova in questo era inflessibile. Non concedeva sconti né dilazioni. Nemmeno ai sovrani. Solo a somma versata le sculture potevano lasciare il suo studio. Anche perché per ciascuna di esse, al venir meno delle possibilità di un committente corrispondeva, prima o poi, l’emergere di una nuova richiesta da parte di un cliente in possesso da subito dei mezzi economici necessari a pagare l’opera ed assicurarsela. Non dimentichiamo in tal senso che la versione di Amore e Psiche in posizione eretta, mentre si scambiano un bacio, pervenne a sua volta all’Hermitage dopo essere stata commissionata dal colonnello inglese John Campbell, ed essere però acquistata da Giuseppina di Beauharnais. Alla morte di questa fu l’imperatore russo Alessandro I a comperarla, unitamente a 38 dipinti, nel 1815, per collocarla nelle raccolte di San Pietroburgo.

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