@Large: Ai Weiwei ad Alcatraz

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17 Novembre 2014

Sono sette le installazioni che Ai Weiwei ha realizzato per la sua mostra ad Alcatraz, nella baia di San Francisco.

La mostra è ambientata nelle strutture del carcere di massima sicurezza che l’isola ha ospitato fino agli anni 60. Spazi tetri fatti di prigioni e celle d’isolamento, spazi densi che l’artista usa sapientemente per amplificare la potenza dei suoi lavori.

Ma Ai Weiwei non è mai stato ad Alcatraz.

Dal 2011 infatti, dopo essere stato detenuto segretamente per 81 giorni, gli è stato levato il passaporto e non può lasciare la Cina. Ha dovuto progettare e realizzare le installazioni nel proprio studio di Pechino e farle reinstallare ad alcuni collaboratori che hanno viaggiato al posto suo.

Ai esplora importanti questioni relative a diritti umani e libertà di espressione; parlando giustizia e diritti individuali, libertà e responsabilità. Un’esplorazione potente e provocatoria dove il confine fra arte e attivismo viene costantemente ridefinito.

C’è il tradizionale drago cinese, decorato da fiori e piante icone di nazioni in cui i diritti umani vengono violati ogni giorno e il monito dell’artista: “ognuno di noi è un potenziale detenuto”.

Un’altra installazione è dedicata agli “eroi del nostro tempo”: 175 ritratti in LEGO raffiguranti persone che sono state imprigionate per le proprie idee: da Mandela a Chelsea Manning, da Martin Luther King allo stesso Ai Weiwei. In una stanza i visitatori sono invitati a scegliere una cartolina indirizzata ad un prigioniero e ad inviargli un messaggio.

Refraction è una gigante ala d’uccello stilizzata, le cui piume sono costituite da tanti forni solari, prodotti in Cina e usatissimi in Tibet. La scultura è splendida, ma la si può sbirciare solo attraverso le grate della prigione, proprio come accade per il Tibet.

Fra le celle di isolamento, minuscole, fredde e senza finestre, Ai Weiwei fa ascoltare la musica e le parole di libertà e rivolta di dissidenti e prigionieri politici: dal Cile all’Iran, dalla Nigeria di Fela Kuti alla Russia delle Pussy Riot. Mentre fra quelle dell’ospedale psichiatrico il racconto è lasciato ai canti Tibetani e a quelli dei Nativi Americani in un parallelo fra USA e Cina che non lascia indifferenti.

@Large, questo è il titolo della mostra, è dedicata a tutti coloro che nel mondo sono privati della libertà per aver espresso le proprie idee da uomini liberi.

“Once you’ve tasted freedom, it stays in your heart and no one can take it. Then, you can be more powerful than a whole country.” — Ai Weiwei

TAG: arte, attivismo, Cina, diritti umani, usa
CAT: Arte

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